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‘Sperpero di denaro e mancanza di consenso popolare’

Referendum contro la variante di base di nodo intermodale in stazione a Muralto: il comitato promotore risponde per le rime alla Cit

L’ampio terreno delle Ffs a nord della stazione di Muralto
(Ti-Press)
18 ottobre 2024
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“Non c’è nessuna volontà di mettere i bastoni fra le ruote allo sviluppo di una regione. Semplicemente, questo progetto non convince e, soprattutto, non sa raccogliere il consenso popolare che un intervento di tale portata dovrebbe ottenere (siamo alla quarta raccolta di firme!), sperperando di conseguenza ben 17 milioni dei contribuenti”.

È la risposta del comitato referendario “Salva viale Cattori” (www.salvavialecattori.ch) alle critiche espresse dalla Commissione intercomunale dei trasporti (Cit) riguardo alle lungaggini determinate dal lancio della domanda di referendum contro il credito per la realizzazione della variante di base di nodo intermodale in stazione Ffs a Muralto. Comitato che tra l’altro fa pervenire oggi il materiale per la raccolta firme a tutti gli abbonati de ‘laRegione’. Se, entro il 18 novembre, verrà raggiunta la quota richiesta di 7’000 sottoscrizioni (a ieri si era già oltre le 3’500), la popolazione ticinese sarà chiamata alle urne.

‘La Cit è burocrazia e politica’

Prima di andare sulle argomentazioni a favore della domanda di referendum, il comitato promotore si ferma, pone due domande e dà anche delle risposte in merito al gremio che ne ha criticato le scelte: “Cos’è questa Cit? È forse la voce delle cittadine e dei cittadini? Assolutamente no! È semplicemente un organismo burocratico e istituzionale, gestito perlopiù da politici in carica del Distretto, che altro non fanno se non dare luce verde alle soluzioni prospettate dai tecnici cantonali e dai loro capi politici”.

‘Le Fart siamo tutti noi’

Questo, per il “Salva viale Cattori”, chiarirebbe “il perché di un trattamento con i guanti di velluto riservato alle Ffs, proprietarie dell’ampio terreno dietro alla Stazione (oltre 10mila metri quadrati, acquistati decenni or sono a valori agricoli, oggi adibiti a parcheggio). Si tratta di un’area che le Ffs vogliono assolutamente preservare in quanto intenzionate a edificarvi voluminosi complessi commerciali-residenziali. Non dimentichiamoci però – e soprattutto non se lo scordino i nostri rappresentanti istituzionali! – che le Ffs siamo pur sempre tutti noi, motivo per cui sarebbe più che lecito chiedere una loro partecipazione per risolvere la problematica dell’interscambio treni/bus (il nodo intermodale appunto) cedendo a condizioni ragionevoli parte del loro vasto terreno”. Così facendo, stando al comitato, si potrebbe facilitare la ricerca di nuove soluzioni, “tali da evitare il previsto scempio urbanistico che il progetto votato dal Gran Consiglio si appresta a compiere”.

‘Non buttiamo via i soldi’

L’intervento avallato dal parlamento è un “buttar via soldi”, per il “Salva”, poiché “nasce monco (manca il sottopasso); aumenterà la semaforizzazione con inevitabile peggioramento della già caotica viabilità; e deturperà il Lungolago e Piazza Stazione (dove è prevista una zona incontro) con l’attraversamento di oltre 250 bus al giorno (uno ogni 2-3 minuti, alcuni lunghi 18 metri). Il tutto a discapito di sicurezza e ambiente e sorretto dalla sola fretta di aprire il cantiere per non perdere il sussidio federale”.

A questo proposito “va anche arginato lo strombazzamento dei funzionari e politici cantonali sulla perdita dei sussidi federali se si ritarda la realizzazione dell’opera”. I tre motivi per cui in questo senso occorre essere scettici li elenca il comitato referendario: “In primo luogo Berna, anche se il credito votato dal Gran Consiglio cadrà, resta pur sempre l’autorità di finanziamento per opere di interesse nazionale. Secondo: i 17 milioni in ballo non verrebbero spesi e ci saranno quindi ancora nelle casse comunali, cantonali e federali. Terzo e ultimo: la nuova progettazione auspicata (nessun bus sul tratto Debarcadero-viale Cattori, e completata dal sottopassaggio) se si vuole – magari affidandola a tecnici non troppo vicini alla greppia statale che già hanno molto fatturato agli enti pubblici – potrebbe essere facilmente accelerata e i costi subito aggiornati, di modo che ai politici di Bellinzona risulterebbe possibile compiere con celerità i passi necessari per richiedere il sussidiamento”.

Il referendum può essere firmato (un foglio per Comune, da iscrivere nell’apposito spazio sopra le firme) da tutti gli aventi diritto di voto in Ticino.