Il timore è che la quarantena di ulteriori zone oltre frontiera faccia mancare risorse strategiche. Intanto circa 200 dipendenti Ubs in auto-quarantena
Tenete qui in Ticino i frontalieri che ritenete "strategici", per evitare poi di trovarveli bloccati in nuove zone di quarantena. Questo il senso del comunicato inviato ai suoi iscritti dall'Associazione industrie ticinesi (Aiti):
"La prospettiva che ulteriori porzioni del territorio in particolare della Lombardia possano essere chiuse da parte dell'autorità italiana di fronte all'aumento dei contagi da coronavirus non può più essere esclusa. Invitiamo le imprese che non lo avessero ancora fatto, a prendere in considerazione la possibilità di chiedere soprattutto al personale strategico, prioritario, indispensabile proveniente dalla vicina Italia, di trattenersi a risiedere per un determinato periodo sul territorio svizzero qualora non fosse possibile rientrare materialmente al proprio domicilio per decisione di fatto dell'autorità estera".
L'importante per Aiti è anche mantenere aperto il dialogo con le autorità lombarde e piemontesi:
"Vi informiamo anche di avere invitato il Consiglio di Stato del cantone Ticino a mantenere i contatti, in particolare con le presidenze delle regioni di Lombardia e Piemonte (e a cascata con le presidenze delle diverse province delle due regioni), allo scopo di essere informati tempestivamente su eventuali decisioni che dovessero prendere le autorità italiane per quanto menzionato in precedenza, dando il tempo alle imprese e società attive sul territorio ticinese di adeguarsi alla nuova situazione ma soprattutto impedendo il più possibile lo scenario che la manodopera non possa venire in Ticino per lavorare e garantire così la continuità dell'azienda".
L'associazione degli industriali ricorda d'altronde che
"L'obbligo di rientro al proprio domicilio dei lavoratori frontalieri almeno una volta alla settimana è previsto nell'ambito dell'accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone. In questo senso, sarebbe necessario il consenso dell'autorità federale per derogare a simile obbligo. Auspichiamo che qualora la situazione lo rendesse necessario l'autorità federale voglia soddisfare questa necessità".
Intanto Ubs ha dovuto adottare anche in Ticino misure speciali di profilassi: “In tutto – ha dichiarato il direttore Luca Pedrotti ai microfoni della Rsi - questa settimana abbiamo messo 200 persone in quarantena volontaria su 750 dipendenti in Ticino, circa il 30% degli effettivi, questo perché hanno avuto contatti con casi a rischio o perché hanno soggiornato o soggiornano in Italia. Purtroppo, abbiamo segnalato anche due dipendenti positivi al test da coronavirus.”