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Il futuro de L’Uliatt sarà deciso a febbraio

Il Consiglio della fondazione Diamante ne discuterà nella prima seduta del 2025. Sul tavolo le 5’112 firme di cittadini contrari alla chiusura

Una veduta dell’Osteria
(Ti-Press)
21 dicembre 2024
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Un no. Una raccolta firme. E una piccola possibilità che si apre, o almeno un’opportunità di tornare a discuterne. Si può sintetizzare così quanto accaduto negli ultimi due mesi all’ombra dell’Osteria L’Uliatt di Chiasso, gestita dalla Fondazione Diamante.

In un primo momento, la decisione della direttrice della Fondazione, Maria-Luisa Polli, di chiudere l’esercizio pubblico – nel quale lavorano diversi utenti della Fondazione – sembrava ormai definitiva. Tuttavia, la raccolta firme organizzata da Moreno Colombo e Stefano Tonini (primi firmatari), Tiziana Grignola, Edo Cavadini, Daniele Raffa e Luigi Rigamonti, con ben 5’112 sottoscrizioni consegnate – il 9 dicembre – direttamente a Palazzo delle Orsoline al Cancelliere Arnoldo Coduri, al presidente del Gran Consiglio Michele Guerra e al segretario Tiziano Veronelli, sembra aver riaperto la discussione. Sul tavolo ci sono le firme, ma anche un possibile cambio di gestione.

‘Finora non c’è stato un confronto’

Nonostante il 22 ottobre scorso la direttrice Polli avesse dichiarato a laRegione che «dopo due anni di riflessione siamo giunti a questa decisione, che non è possibile modificare», una lettera inviata ai primi firmatari della petizione fa sapere che “il Consiglio di Fondazione ne discuterà in occasione della prima seduta del 2025”. Una tempistica che ha suscitato il disappunto di Colombo: «Avevamo chiesto di incontrare la Fondazione già questa settimana e avevamo proposto due date: martedì 17 dicembre oppure il 20 dicembre. Ma ci è stato risposto che non è urgente».

La scelta è stata spiegata in una lettera firmata dalla direttrice e dalla coordinatrice della gestione finanziaria, Cristina Scuotto, e inviata a Colombo: “Fino a tale data (la prima seduta, ndr) non vediamo necessità e nemmeno la possibilità concreta di un incontro: d’altronde voi stessi (i petenti, ndr) non avete apparentemente sentito la necessità di un chiarimento o di un confronto prima di avviare la raccolta firme, e questo sin dalla prima comunicazione della decisione, avvenuta lo scorso 5 ottobre”. Per Colombo il sentimento che si prova leggendo questa comunicazione «è solo tristezza. All’interno della Fondazione mancano persone a cui sta a cuore il Mendrisiotto. Due anni fa hanno aperto un ristorante a Bellinzona e ora chiudono quello di Chiasso. Non c’è stata alcuna apertura da parte loro: riducono tutto a una questione economica. Ora sarà l’ennesima osteria chiusa nella quale la gente andava molto volentieri».

L’addio appeso al cancello

Questa settimana, L’Uliatt ha servito i suoi ultimi commensali. In una comunicazione datata 17 dicembre e affissa all’entrata del ristorante, la Fondazione ha precisato che l’Osteria ha chiuso la sua attività il 19 dicembre, dopo 16 anni di attività. Ha inoltre precisato che “il laboratorio L’Idea continuerà la sua attività negli spazi attuali” e ringraziato chi ha lavorato nella struttura e chi ha dimostrato “apprezzamento per il lavoro svolto”. Il breve affisso si conclude con un invito: “Siamo certi che avremo l’occasione di rivedervi presto per scoprire le altre nostre attività”. Insomma, chi vorrà incontrare nuovamente le persone che lavoravano all’Osteria, non potranno più farlo intorno a quei tavoli.

I primi contatti con altre fondazioni

Se la Fondazione Diamante non sembra più interessata al ristorante chiassese, Colombo non si arrende ed è pronto a cercare altre vie: «Quei locali verrebbero utilizzati solo 15 minuti al giorno per scaldare i pasti degli utenti. È un peccato, anche perché quella cucina industriale, del valore di decine di migliaia di franchi, è stata finanziata con soldi pubblici. La Fondazione si è comunque detta disponibile a cedere quegli spazi in subaffitto e, se sono disposti a discutere, potremmo coinvolgere enti come la Fondazione Gabbiano o l’Associazione Frequenze che hanno finalità simili». Questi due enti agiscono sul territorio con approcci differenti, ma anche il loro scopo è quello di favorire la reintegrazione lavorativa. «Ho contattato Frequenze e si sono mostrati disponibili a discuterne – continua Colombo –. Naturalmente anche loro dovranno fare le proprie valutazioni economiche. La nostra priorità primaria sono sicuramente i ragazzi della Diamante, ma se ciò non è possibile non vogliamo che quel luogo rimanga chiuso».

Interpellata per un commento sulla possibilità di subaffittare gli spazi, Polli ha dichiarato che «a tal proposito non rilascio informazioni. Per noi non c’è nulla di nuovo rispetto a quanto detto nei comunicati precedenti. La prima settimana di febbraio riprenderemo in mano il tema Uliatt».

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