Sportellate

Quando il calcio purtroppo è l’unica opportunità

La morte dell'ex giocatore dello Zurigo, che aveva già accusato problemi cardiaci, ci ricorda che il calcio è ritenuto, a volte, la sola via percorribile

15 novembre 2023
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Lo scorso venerdì, appena saputi i nomi dei giocatori convocati da Murat Yakin per gli impegni che la nazionale di football dovrà sostenere nei prossimi giorni contro Israele, Kosovo e Romania, ho pensato che la Sportellata odierna l’avrei dedicata proprio al selezionatore elvetico e alle sue scelte spesso inspiegabili.

Anche stavolta, infatti, il basilese ha stupito tifosi e critica lasciando a casa elementi a cui invece tutti avremmo probabilmente recapitato l’invito. E, soprattutto, gliel’avrei menata per avere di nuovo ignorato – come se non ne avesse mai sentito parlare – Lucas Blondel, 27enne difensore che veste la maglia non certo banale del Boca Juniors (de mi corazón) e che possiede un magnifico passaporto rossocrociato.

Poi però ho deciso di dedicarmi ad altro: prima di tutto perché il Ct ha perso pochi giorni fa la mamma amatissima – e non è educato burlarsi di qualcuno in simili momenti – e poi perché sabato è giunta la terribile notizia della morte in campo di Raphael Dwamena. Sarà dunque del giocatore ghanese, e del suo cuore malato, che parlerò oggi.

È stata infatti una crisi cardiaca durante una partita del campionato albanese a stroncare l’ex attaccante dello Zurigo, la cui vita era iniziata in Ghana ventotto anni fa. Cresciuto in un’accademia calcistica gestita laggiù dal marchio leader delle bevande energetiche, il ragazzo era stato il classico ‘uno su mille’, a diciotto anni, a essere ritenuto degno di vestire la maglia della compagine ammiraglia della Red Bull, in quel di Salisburgo. Sono milioni i bambini che in Africa vedono nel pallone – più che un divertimento – l’unica via per garantire il sostentamento della propria famiglia, e dunque c’è da immaginare che l’approdo in Austria sia stato per lui una soddisfazione immensa.

Ritenuto ancora acerbo per la prima squadra, viene mandato un paio d’anni nel campionato cadetto a frollare al punto giusto, prima a Liefering e poi a Lustenau, dove esplode – 18 reti in 20 gare – e suscita l’interesse dello Zurigo, che se lo accaparra. Dwamena, crediamo, comincia a credere di avercela davvero fatta, anche perché sulle rive della Limmat i gol segnati diventano addirittura 21, grazie ai quali il club riesce a tornare nella massima divisione. Finisce così nel mirino del Brighton, che intende portarlo nella Premier League, torneo che gli consentirebbe non solo di mantenere decentemente tutti i parenti, ma addirittura di renderli ricchissimi.

L’affare però salta, perché le visite mediche evidenziano un problema cardiaco. A metterci una pezza è il Levante, squadra della Liga, che sborsa oltre 6 milioni di euro e fa impiantare al ragazzo un defibrillatore. Pare la soluzione, mentre in realtà è solo l’inizio del calvario di Raphael, che forse si accorge di non essere abbastanza bravo per il campionato spagnolo: gioca poco e non segna mai.

L’anno seguente scende di categoria e si accasa a Saragozza, dove non solo continua a non vedere la porta, ma addirittura accusa un primo serio malore in campo: a salvarlo sarà proprio il defibrillatore. Di smettere di giocare, però, né lui né il suo procuratore non vogliono nemmeno sentir parlare, e così tentano la fortuna in Danimarca e poi di nuovo in Austria, a Linz, dove una seconda volta il dispositivo magico lo strappa dalle braccia della morte.

Nemmeno stavolta, però, Dwamena accetta di ritirarsi, e per due soldi infila la casacca dei basilesi dell’Old Boys, che militano in Seconda interregionale, nella speranza di ritornare il giocatore di un tempo e convincere qualcuno a concedergli un’altra chance nel calcio che conta.

A puntare su di lui, la scorsa estate, sono infine gli albanesi dell’Egnatia di Rrogozhinë, di cui diventa presto leader. Il sogno, dunque, pare riaccendersi. Ma c’è un problema: convinto che il defibrillatore invece di aiutarlo sia in realtà la causa dei suoi recenti problemi, Raphael decide incredibilmente di farselo espiantare. E il terzo infarto – sabato – gli è stato fatale.