SNOWBOARD

Podladtchikov e la voglia di chiudere il cerchio alle Olimpiadi

Domani a Laax è previsto il suo rientro alle gare dopo cinque stagioni di assenza: ‘In questi anni l'half-pipe è esploso’. Ispirato da Lindsey Vonn

‘È bello tornare a volare’
16 gennaio 2025
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Ispirato da Lindsey Vonn e con la ferma intenzione di scrivere l'ultima pagina della sua storica carriera ai Giochi olimpici del 2026, Iouri Podladchikov è tornato a mettere lo snowboard ai piedi... «È bello tornare a volare», ha dichiarato mercoledì dopo essersi allenato nel famoso half-pipe di Laax, che attira regolarmente l’élite mondiale. Sul suo volto si legge la gioia di essere di nuovo un atleta. Ma c’è anche uno stato di agitazione interiore.

Podladtchikov è stato lontano per cinque anni. Dopo una serie di contrattempi e infortuni, tra cui gravi commozioni cerebrali e la rottura del tendine d'Achille, aveva annunciato il suo ritiro nell'agosto 2020, condizionato anche dal lockdown dovuto al Covid-19: «La mia mente non era più libera», dice. Aveva così deciso di immergersi nel mondo dell'arte, di studiare a New York e di dedicarsi alla fotografia.

Si è ispirato ai ritorni di altri sportivi invernali, in particolare di Lindsey Vonn, e della leggenda dello skateboard Tony Hawk che, a 50 anni, è tornato a realizzare il trick 900 con cui aveva stabilito nuovi standard nel 1999. Gli amici artisti – «quelli che riescono così bene a leggermi dentro» – alla fine hanno incoraggiato Podladtchikov a seguire la sua voce interiore: «Il periodo nel quale mi sono trovato peggio come essere umano è stato proprio quando ho praticato poco sport».

Sì, è stato assente per cinque anni, «ma non ho perso nulla. Andavo regolarmente in palestra e allo skatepark, e comunque non si smette mai di fare snowboard. Lo sportivo che è in me non è mai morto».

Il ritorno è quindi un passo meno difficile rispetto al rientro da un infortunio. «Non sono partito da zero, sono in forma e ho voglia di intraprendere questa nuova fase del mio percorso. Dopo un infortunio, si parte da un punto morto. Sei distrutto sia fisicamente, sia mentalmente e devi attraversare una fase difficile per tornare in forma. Non è una passeggiata».

Il ritorno di Podladchikov all'età di 36 anni è certamente audace. Guidato dall'armata giapponese, che attualmente occupa cinque dei primi sette posti in Coppa del mondo, il «livello dell'half-pipe è esploso negli ultimi cinque anni», come dice l'allenatore nazionale svizzero della disciplina Patrick Cinca. I tripli corcks, ad esempio, che Podladtchikov non aveva nel suo repertorio, sono ormai onnipresenti. Inoltre, il ritorno di Podladtchikov si è concretizzato solo all'inizio di dicembre: un periodo di tempo molto breve per tornare al livello fisico e tecnico necessario per competere dopo un periodo così lungo. Anche se, in qualità di allenatore part-time, svolgeva regolarmente questa attività da diversi anni.

«Ciò che ho fatto nello snowboard durante questi ultimi cinque anni è paragonabile a guidare un go-kart invece di una Formula 1», afferma la medaglia d'oro delle Olimpiadi di Sochi 2014. Quanto al fatto che il suo ritorno sia sensato, riflette e dice: «Sono molte le attività pericolose...».

C'è una cosa che il campione del mondo 2013 vuole chiarire dopo la copertura mediatica degli ultimi giorni: «Il mio obiettivo non è tornare in cima alla classifica mondiale. Il mio obiettivo non è vincere, né rimanere nei primi 3 o 5 posti. Sarebbe sbagliato! Questa è una mentalità da atleta che non mi motiva più. Quello che sto intraprendendo è un giro d'onore».

Lo zurighese, che spesso parla per immagini, non è privo di ambizioni. Spera di chiudere nel migliore dei modi. Il suo grande obiettivo sono i Giochi olimpici del 2026 di Milano/Cortina. Lì vuole «scrivere l'ultima pagina della mia storia».

Podladtchikov è convinto di avere in serbo un'ultima run migliore di quella del gennaio 2020 a Laax, quando si era classificato quinto, cadendo però nella seconda run. «Voglio fare una run abbastanza buona per la qualificazione e la finale olimpica. Già questo è un progetto enorme, ma i trick che ho in repertorio dovrebbero essere sufficienti a raggiungere questo obiettivo. Sempre che riesca a farli in modo pulito», aggiunge.

Il suo ritorno a Laax, dove parteciperà alle semifinali di venerdì a mezzogiorno, è soprattutto un test mentale: «Il corpo è una cosa, la mente è un'altra». L'allenatore Patrick Cinca ritiene che il suo pupillo sia «davvero in grado di raggiungere la finale, anche in una prova di Coppa del mondo di alto livello sulle nevi di casa. Possiede i tricks, l'altezza e la tecnica. Ora si tratta solo di ritrovare la giusta mentalità».