Con Mauro Pini ci avviciniamo al Mondiale al via lunedì a porte chiuse con Gut-Behrami capofila di una selezione svizzera pronta a fare incetta di medaglie
Una festa dello sport. È così che sono da sempre vissuti i Mondiali di sci e questo a prescindere dai risultati in pista, con la gente che dopo aver assistito con entusiasmo alle gare anima anche vie e piazze della località ospitante. Quest’anno a Cortina invece non avverrà niente di tutto ciò, visto che la rassegna iridata al via lunedì si terrà, a causa delle restrizioni sanitarie dovute al coronavirus, a porte chiuse.
«Non sarà decisamente la stessa cosa e questo è un gran peccato – afferma Mauro Pini, che di Mondiali ne ha vissuti parecchi sia da allenatore, sia da commentatore tecnico per la Rsi –. Un conto è se viene escluso il pubblico da gare che già solitamente non è che facciano il pienone, penso ad esempio a Bormio. Tutt’altra storia è invece se capita, e lo abbiamo già visto in questa stagione, ai grandi appuntamenti come Adelboden, Wengen o Kitzbühel, dove solitamente c’è una folla. È stato tutto molto triste e purtroppo lo stesso sarà per i Mondiali, per chi salirà sul podio sarà un peccato non poter vivere il tripudio degli spettatori. Per chi li seguirà da casa per contro non cambierà più di tanto. Anzi, le immagini se possibile saranno ancora più belle visti i grandi sforzi effettuati per ovviare alla situazione».
Un vuoto quello lasciato dal pubblico che potrà pesare oltre che sull’ambiente anche sulle prestazioni degli atleti… «Direi proprio di sì e alcune situazioni che stiamo osservando in questa stagione lo dimostrano. Penso ad esempio a un Kristoffersen (3 soli podi fin qui in stagione, ndr), il quale ha anche problemi di materiale e tecnici, ma un sanguigno come lui che ha bisogno di caricarsi, sicuramente sta soffrendo particolarmente la situazione. Al contrario se penso a un Feuz, è sicuramente stato un peccato non poter festeggiare davanti al pubblico l’incredibile doppietta di Kitzbühel, ma non è uno che si lascia influenzare o cerca energia dal contorno. O ancora se penso a Lara, l’assenza di troppe distrazioni e di impegni extra sciistici potrebbe farle bene».
A proposito di Gut-Behrami, la ticinese è reduce da quattro vittorie consecutive in super-G e oltre a essere salita sul podio anche in discesa, gigante (2a) e parallelo (3a), ha concluso quindici volte tra le migliori dieci nelle 17 gare disputate. Uno stato di forma e delle prestazioni che non si vedevano da prima del maledetto infortunio al ginocchio sinistro ai Mondiali di St. Moritz del 2017… «Nessuno ha mai avuto dubbi sulle qualità di Lara, la domanda era come e quando sarebbe tornata ai suoi massimi livelli. Che avesse continuato a vincere due o tre gare all’anno era abbastanza ovvio, inanellare una serie di prestazioni simili con ben sette podi in quattro discipline diverse e quasi solo risultati da top-10 è però diverso e porta davvero a pensare che sia davvero tornata».
Quella di prima? «Assolutamente no, perché la Lara di prima nella sua sciata si basava molto sull’istinto e sulle emozioni, mentre oggi è per certi versi più fredda, molto più matura. Sta sciando ad altissimi livelli ma non più come una volta sul filo del rasoio e rischiando magari anche oltre i limiti, oggi è più consapevole di quello che fa ed è in grado di gestire i passaggi delicati con la testa. Per cui sì, vedremo come evolverà la sua stagione, ma questa potrebbe essere la Lara più forte di sempre».
In chiave Mondiali questo potrebbe tramutarsi nella conquista di quell’oro che ancora le manca a un grande evento, lei che in bacheca vanta cinque medaglie mondiali (3 argenti e 2 bronzi) e un terzo posto alle Olimpiadi di Sochi 2014… «A questo punto non ci sono ostacoli se non la meteo e le condizioni della neve. Quelle di Cortina non sono forse le piste più adatte alla sua sciata, ma Lara ha già vinto sull’Olympia delle Tofane (due volte in super-G e una in discesa, ndr) e in questo momento è lei l’atleta da battere a prescindere dalla pista. È chiaramente la favorita in supergigante, ma anche in discesa e gigante potrà giocarsi le sue carte. D’altro canto questi Mondiali e le prossime Olimpiadi (nel 2022 a Pechino, ndr) sono i suoi, è nel pieno della maturità e potrà sfruttare, come ha detto lei stessa, l’esperienza accumulata nei precedenti grandi eventi. In questo senso sarà fondamentale gestire bene lo stress e le energie, cosa che in passato non sempre le è riuscita bene visto che accusava un calo nella seconda settimana di gare. Potrebbe essere questa la chiave del suo Mondiale».
Se Gut-Behrami sarà una delle atlete più attese sulle Dolomiti, la Svizzera sarà a sua volta la selezione da battere. Gli sciatori rossocrociati hanno infatti fin qui letteralmente dominato la Coppa del mondo, nella quale sono saliti sul podio in oltre due terzi delle gare disputate, tanto da guidare la classifica per nazioni con quasi 900 punti di margine sull’Austria, prima inseguitrice. In totale sono stati ben tredici i diversi elvetici a conquistare un posto sul podio, in totale 36 (di cui 11 vittorie) in 47 gare… «Le prestazioni ci sono e sono di alto livello, per cui possiamo ben sperare. Detto di Lara, in campo femminile mi aspetto una Michelle Gisin (5 podi tra gigante e slalom e 3o posto nella generale, ndr) grande protagonista, mentre sono un po’ preoccupato da Wendy Holdener (sul gradino più basso del podio a Flachau quale miglior risultato) e dalla sua involuzione non tanto tecnica quanto agonistica. Vedremo subito nella combinata di lunedì in che stato mentale affronterà questi Mondiali, al momento su di lei sono più i dubbi che le certezze, ma spero di essere smentito. Per quel che riguarda Corinne Suter (la detentrice delle coppette di discesa e super-G è salita 5 volte sul podio ma una sola sul gradino più alto), credo che si sia semplicemente un po’ gestita e mi aspetto di vederla tra le prime. Se poi dovessero arrivare medaglie da altre atlete sarebbero, per quanto benvenute, delle sorprese. In campo maschile la situazione è un po’ differente in quanto si correrà su piste nuove e sconosciute a tutti tranne che agli italiani, per cui bisognerà adattarsi sia a livello tecnico sia di materiale. È un po’ difficile fare previsioni in particolare sulla velocità, ma di certo ci aspettiamo un Feuz che anche grazie alla sua esperienza avrà le sua chance. Nel super-G Mauro Caviezel (il vincitore dell’ultima Cdm di specialità è fermo da inizio anno per un infortunio) a quanto pare vorrà provarci, ma sarebbe clamoroso vederlo sul podio. Nelle discipline tecniche abbiamo paradossalmente più certezze in gigante con Marco Odermatt (quattro volte sul podio in una disciplina nella quale in classifica tallona Pinturault) e Loic Meillard (sempre tra i migliori 6 nelle 5 gare in cui è arrivato al traguardo), mentre tra i paletti stretti Ramon Zehäusern (tre volte sul podio e secondo alle spalle dell’austriaco Schwarz nella disciplina) garantisce una certa regolarità ma siamo costretti a sperare in un exploit di giornata, anche di Daniel Yule (3 vittorie nella passata stagione, mai oltre il 7o posto in questa)».
Quel che è certo è che se come detto a questi Mondiali la Svizzera avrà forse le carte migliori del lotto da giocare, vista anche l’assenza di “cannibali” quali in passato erano stati ad esempio Hirscher, Vonn e Maze, nonché la particolare situazione in cui la rassegna iridata si svolgerà, «rispetto al passato è tutto molto più aperto, ogni gara sarà combattuta e da vivere. Peccato non poterlo fare “normalmente”, ma ci sarà comunque da divertirsi».