laR+ Parigi 2024

L’ora di Jason Solari: ‘La finale nel mirino’

Sarà un sabato di fuoco per il ticinese, che a Châteauroux va a caccia di uno degli otto ticket che daranno diritto a giocarsi una medaglia

Massima concentrazione
(Swiss Shooting)
26 luglio 2024
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«C’è ancora qualche dettaglio da sistemare, aspetto che del resto rientra nella normalità delle cose, ma a grandi linee ci siamo: quello che sin qui potevamo fare l’abbiamo fatto, ora aspettiamo che sia il poligono (quello di Châteauroux, 250 km a sud di Parigi, dove si svolgeranno le gare olimpiche di tiro, ndr) a dare il suo verdetto». È un Mauro Biasca sereno quello che parla del ‘pupillo’ Jason Solari alla vigilia della sua gara. Il primo ticinese a entrare in lizza a Parigi 2024 sarà proprio il 24enne di Malvaglia, impegnato sabato (alle 10.30) con le qualificazioni alla finale (domenica alle 9.30) nella pistola 10 metri.

Un poligono già provato da Juniores e in un campo di allenamento a gennaio

A Châteauroux Jason Solari e Mauro Biasca ci sono arrivati nel pomeriggio di mercoledì per sbrigare le prime formalità, a cominciare dal ritiro dei pass. «In una manifestazione come questa la burocrazia è parecchia e il suo disbrigo ha preso diverso tempo – racconta l’allenatore di Jason Solari –. Ma devo dire che tutto è stato approntato in modo egregio: sotto questo punto di vista l’organizzazione ha fatto un ottimo lavoro». Poi ci sono state formalità concernenti l’aspetto pratico, come il deposito delle armi e infine una prima visita al poligono di tiro teatro della gara. Un poligono che, ad ogni buon conto, Jason già aveva avuto modo di conoscere avendoci già sparato, cosa che sicuramente gli tornerà utile nelle gare di sabato e, si spera, domenica: «Qui Jason aveva già gareggiato quando ancora era uno Juniores. E ci eravamo tornati lo scorso inverno per un campo di allenamento: per l’occasione ha potuto sparare assieme ad alcuni tiratori francesi, impegnati in una loro gara di selezione. È stata sicuramente un’ottima occasione per prendere un primo contatto con questo poligono: da allora sì, è cambiato l’impianto di illuminazione della struttura, ma un buon 90% delle cose sono rimaste identiche. Il fatto di trovarsi in un ambiente ‘familiare’ dovrebbe giocare a suo favore». Giovedì, di buon mattino, Jason si è allenato per la prima volta all’ombra dei Cinque cerchi: «È stata una sessione in cui, ovviamente, c’era ancora qualche scoria del lungo viaggio, visto che siamo arrivati qui in auto. Dopo ogni sessione abbiamo lavorato su quegli aspetti che andavano rivisti e le cose sono migliorate. Stamattina (venerdì, ndr), per l’ultimo allenamento, i concorrenti hanno potuto allenarsi su quella che sarà la loro linea di tiro in gara: l’ho visto sereno e concentrato. Parlando con lui, l’ho sentito ben focalizzato su quanto l’aspetta in gara. Mi ha parlato delle sue sensazioni, e lo ha fatto in chiave positiva: questo mi fa capire che è pronto, pronto per battersi per un posto nella finale di domenica».

Un obiettivo alla portata del ticinese, anche perché a Châteauroux ci sono sì atleti molto validi, ma non tutti... «Beh, i più forti sono qui, indubbiamente, ma il contingente massimo è di due atleti per nazione, ragion per cui qualcuno è dovuto restarsene a casa... E mancano poi i russi, che tradizionalmente dispongono di tiratori molto bravi. Ci sono per contro atleti, penso in particolare ad alcuni sudamericani o asiatici, che per noi saranno invece tutti da scoprire, perché non li abbiamo mai incrociati o solo di rado alle gare di Coppa del mondo, e ai Giochi ci sono arrivati passando da altre selezioni. Fra quelli da tenere d’occhio citerei gli indiani (e uno di loro in particolare), che si presentano con ottime credenziali, cosi come i due rappresentanti della Cina, nonché un atleta Serbo, che ha anche lui faticato nei primi giorni, ma che nell’allenamento finale ha davvero convinto. Anche se è comunque vero che dall’allenamento alla gara le cose potrebbero cambiare, visto che in gioco entrano anche la tensione e le emozioni. Così a prima vista direi che c’è un gruppo di 10-15 atleti che si batteranno colpo su colpo per assicurarsi una delle prime otto posizioni, che spalancheranno le porte della finale». E fra questi c’è anche Jason? «Sì, fra questo gruppo di atleti c’è anche lui: da come l’ho visto oggi e da quello che mi ha raccontato, anche lui ha le carte in regola per ambire alla finale, dove tutto può succedere. La speranza è appunto che si qualifichi, per poi giocare le sue carte nella gara per le medaglie».

‘Decentralizzati rispetto a Parigi ma immersi nella natura’

Come si vive l’atmosfera olimpica... decentralizzata rispetto al fulcro dei Giochi? «È un po’ come essere nell’alto Ticino: qui, a Châteauroux, siamo praticamente immersi nella natura, e per uno sport come il tiro, dove serve la massima concentrazione, trovo sia anche l’ideale. Ad ogni buon conto, una volta finite le gare di Jason, ci siamo ripromessi di fare una capatina nella capitale dell’Esagono almeno per fare una visita a Casa Svizzera e immergerci appieno nell’atmosfera di questi Giochi.