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Ellie Shaw, l’atleta caraibica per metà locarnese

Ai Giochi domenica gareggerà nei 100 rana per Antigua e Barbuda, ‘dove non ci sono piscine olimpioniche’. Ma da parte di mamma, è pure ticinese

Parigi 2024, ‘la mia prima Olimpiade, con la speranza di calcare nuovamente questa ribalta’ (ES)

Ai Giochi domenica gareggerà nei 100 rana per Antigua e Barbuda, ‘dove non ci sono piscine olimpioniche’. Ma da parte di mamma, è pure ticinese

25 luglio 2024
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Ha gli occhi che luccicano. Al punto che pare quasi di vedere riflessi nelle sue pupille i Cinque cerchi simbolo delle Olimpiadi. Fra gli undicimila e rotti atleti presenti a Parigi c’è anche lei, Ellie Shaw, sedici anni non ancora compiuti (li compirà il prossimo 10 agosto). Uno dei cinque membri che nella Ville Lumière difenderanno i colori di Antigua e Barbuda. Sarà in gara domenica, nel nuoto. E più precisamente nei 100 m rana, la sua specialità preferita. Se quando dici nuoto, gran parte degli occhi dei ticinesi saranno puntati logicamente su Noè Ponti, alcuni lo saranno anche sulla giovane Ellie Shaw. Già, perché nelle sue vene scorre pure sangue ticinese.

Nata e cresciuta nell’arcipelago situato tra l’Atlantico e i Caraibi – noto anche come l’isola delle 365 spiagge – è infatti per metà anche svizzera. Anzi, locarnese – proprio come l’altro illustre ticinese del nuoto attuale – dove risiedeva mamma Daniela prima di andare a vivere all’altro capo dell’Atlantico. Dove, sedici anni fa, è appunto nata Ellie, che possiede tanto il passaporto antiguano quanto quello svizzero. Una giovane promessa del nuoto, cresciuta in un Paese dove ad andare per la maggiore, come in tutte le ex colonie britanniche, è il cricket, mentre la sua disciplina è considerata come uno sport di nicchia. Cosa che non ha però impedito a Ellie di meritarsi un pass per Parigi 2024, ottenuto grazie al suo punteggio Fina – la Federazione internazionale di nuoto – che le ha permesso di essere la migliore nuotatrice di Antigua nella sua specialità.

ES‘Scortata’ da un piccolo fan

Sulla carta il suo personale di 1’12”80 – fatto segnare ai Carifta Games, gara che viene proposta con cadenza annuale e aperta agli atleti under 20 della Caraibbean Free Trade Association, dove si è imposta con mezzo secondo di vantaggio sulla seconda classificata – è il più alto delle atlete che scenderanno in acqua a Parigi 2024 nei 100 rana (fra cui anche la... sua connazionale Lisa Mamié). La ‘ticinese’, che ai Carifta Games si era imposta anche sulla distanza doppia, nuotata in 2’39”13, però non si scoraggia: «Questo è il mio sogno, il sogno che cullavo fin da bambina», racconta con un’espressione estasiata che ricorda quelle dei bambini all’ingresso di un enorme parco divertimenti quando a poco più di 48 ore dalla cerimonia d’apertura la raggiungiamo a Parigi per una videochiamata a tre, con mamma Daniela collegata da Antigua. «Essere qui è già qualcosa di grandioso, un sogno che si realizza, un po’ come un regalo anticipato per il mio sedicesimo compleanno! Ciò non vuol però dire che ci sono arrivata per un semplice colpo di fortuna: ho lavorato duro per raggiungere questo traguardo, ho fatto sacrifici, e alla fine questi sforzi sono stati ripagati. Questa sarà la mia prima volta alle Olimpiadi, con la speranza però che non sia anche l’ultima. Penso che i Giochi siano un’occasione straordinaria per misurarmi con i migliori al mondo nella mia disciplina, e di mettere in mostra tutte le mie qualità. Chiaramente non potrò battermi con le migliori, ma sono comunque venuta con l’idea di divertirmi e di dare il massimo, con l’obiettivo di fare un ulteriore passo avanti nella mia crescita sportiva. Idealmente mi piacerebbe limare un secondo al mio personale e poi, beh, stare a vedere quel che succederà». Al di là di tutto, già il fatto di aver potuto calcare questa ribalta le tornerà sicuramente utile in futuro.

‘Qui tutto è così immenso. E l’organizzazione è ottima’

Che atmosfera si respira a Parigi? Quali sono state le tue prime impressioni della città e dell’organizzazione di questi Giochi? «Era la prima volta che venivo qui, a Parigi, e in Francia. Dove sono arrivata già due settimane fa circa, per preparare al meglio la competizione. I primi giorni li ho trascorsi a circa tre ore da Parigi, partecipando a un campo di allenamento specifico dedicato ai nuotatori provenienti da oltre Altantico, e in particolare dal Centro America e dai Caraibi, proposto dagli organizzatori dei Giochi. Poi, domenica scorsa, ci siamo spostati al villaggio olimpico. Un centro enorme, ma ben strutturato. Una città nella città, dove al suo interno ci sono tutti i servizi essenziali e anche di più. Il cibo, poi, è ottimo. In generale, dal profilo organizzativo mi sembra che tutto sia estremamente curato: l’accoglienza è stata impeccabile, così come la qualità delle infrastrutture e dell’assistenza. Che le Olimpiadi siano qualcosa di enorme lo si capisce guardandosi attorno per le vie della città: è tutto così immenso qui... Mi aspettavo qualcosa di grande, ma non così ‘oversize’. Da restare a bocca aperta... In più, Parigi è una città con un enorme fascino già di suo». Dal profilo meteorologico, invece, come si sta nella capitale dell’Esagono in questi giorni che precedono l’inizio dei Giochi, per rapporto al clima di Antigua e Barbuda? «Al mattino e di notte fa piuttosto freddo. Di giorno, per contro, la temperatura sale, ma non eccessivamente».

ESIl momento degli autografi

Cinque atleti sotto la medesima bandiera, due quelli impegnati in piscina

Alla Défense Arena, sede delle gare olimpiche di nuoto in vasca, Ellie non sarà l’unica rappresentante di Antigua e Barbuda impegnata, su un totale di cinque atleti qualificatisi per Parigi 2024: sulla stessa distanza e nella medesima specialità, ma al maschile, ci sarà anche il 22enne Jadon Wuilliez. «Sì, Jadon l’ho incontrato più d’una volta nelle diverse gare che abbiamo disputato ad Antigua e in altri Paesi qualche anno fa. Ma ora lui si allena negli Stati Uniti. Talvolta capita però che le nostre strade si incrocino ancora, come ai Mondiali di Doha lo scorso inverno. Ad ogni modo, il fatto di essere in due a rappresentare la nostra nazione nel nuoto, ed entrambi nella medesima specialità ci farà comunque sentire più... squadra». Emozionata in vista del debutto olimpico di domenica? «Diciamo mediamente emozionata e anche un po’ nervosa. Ma credo sia normale: c’è sempre un po’ di tensione prima di una gara, e poi questa, per me, è ‘La’ gara. Al di là di tutto, comunque, mi sento pronta, ed è la cosa che più conta». A completare la delegazione antiguana sono Cejhae Greene e Joella Lloyd, entrambi nelle prove di atletica (ed entrambi nei 100 m), e il kitesurfer Tiger Tyson.

ESJadon Wuilliez ed Ellie: i due nuotatori di Antigua e Barbuda a Parigi 2024

Prima dell’acqua della piscina alla Défense Arena, Ellie e i suoi compagni di avventura parigina ne vedranno da vicino dell’altra: quella della Senna, teatro della cerimonia d’apertura di venerdì... «Alla cerimonia ci sarò ovviamente anch’io: da quel che ho sentito sarà qualcosa di straordinario, mai visto prima. Sull’acqua e con i battelli sarà un evento nell’evento: sono davvero curiosa di vedere che spettacolo hanno preparato». Dopo le Olimpiadi, cosa farai? «Prima di tutto mi godrò ancora per qualche giorno o settimana questo momento e i ricordi che una ribalta come questa sicuramente mi lasceranno. E poi mi rimetterò il costume perché una volta calato il sipario su Parigi 2024, altri meeting e altre gare mi attendono. E tornerò anche a concentrarmi sugli studi, che occupano gran parte del mio tempo quando non sono in acqua per allenamenti o competizioni».

ESPrima di arrivare al Villaggio olimpico, in Francia ha sostenuto per una settimana un campo di allenamento specifico

Il contesto

Uno sport di nicchia e senza infrastrutture

La storia di Ellie, per certi versi, ricorda quella dei bobbisti giamaicani resi celebri ai più dal fortunato film ‘Cool Runnings’. Fatti i debiti distinguo, visto che Ellie pratica tutto un altro sport e proviene da un altro Paese, anche se (relativamente) non molto distante dalla Giamaica: 1’612 km.

Ciò che la accomuna al quartetto giamaicano, oltre ai Cinque cerchi (d’accordo, il poker giamaicano calcava la ribalta dei Giochi invernali, mentre Ellie di quelli estivi) è il contesto in cui i protagonisti hanno costruito il loro sogno olimpico. Ossia quello di un Paese in cui il loro rispettivo sport prediletto non va certo per la maggiore. Al punto che, nel caso di Ellie, su tutto il territorio dell’arcipelago non esiste nemmeno una piscina dalle dimensioni di una vasca olimpionica (ossia lunga i canonici 50 metri). Solo vasche piccole. «Effettivamente una situazione come questa non è l’ideale, ma ormai è questa la realtà. E, in ogni caso, il fatto di non potermi allenare regolarmente in una vasca olimpionica è sì un po’ penalizzante, ma non è un ostacolo insormontabile». A darle ragione è la serie di risultati e le soddisfazioni che Ellie si è comunque tolta al di fuori dei confini nazionali. Cominciando con quella di qualificarsi per i Mondiali di Doha, andati in scena lo scorso febbraio. Proprio in previsione di questo appuntamento, per acquisire ulteriore familiarità con la vasca grande, la stessa in cui nuoterà domenica, lo scorso dicembre ha approfittato di un breve soggiorno nel Locarnese per allenarsi, come ‘ospite’ della Nuoto Sport Locarno, al Centro sportivo nazionale per la gioventù di Tenero. Dove ha anche incontrato Noè Ponti. «Certo che lo so chi è: ho sentito parlare parecchio di lui. Quando ci siamo visti, a dire il vero, non ci siamo detti granché, limitandoci ai saluti. Ma di certo, se mi capiterà di incontrarlo nuovamente, mi intratterrò volentieri più a lungo con lui». A Parigi o in Ticino, e magari in italiano? «Chissà... In Ticino mi piacerebbe tornare, anche se di pianificato ancora non c’è nulla (e all’altro capo del telefono mamma Daniela annuisce, lasciando aperta la porta per una nuova rimpatriata, almeno per rivedere i nonni e gli zii di Ellie, che sulle rive del Lago Maggiore hanno creato un loro piccolo ‘fan club’, con tanto di poster che ritrae l’ondina ticino-antiguana, ndr). Per l’italiano, beh, la vedo un po’ più dura: ci sto provando e mi piacerebbe parlarlo un po’ meglio, ma non è evidente. È una lingua dura da imparare...». Pur essendoci stata solo per brevi vacanze, ti senti un po’ svizzera (e ticinese)? «Logicamente è a casa mia, ad Antigua che ho le mie radici, essendoci nata e cresciuta. Ma è anche ovvio che mi piacerebbe conoscere di più anche il Paese dove è nata ed è vissuta nei primi anni della sua vita mia madre. E sì, in fondo una parte di me si sente anche un po’ svizzera e ticinese».

ESLo scorso inverno, con il fratello Espriit e in compagnia di Noè Ponti