Moriva il 20 gennaio 1984 Johnny Weissmuller, che dopo un’eccezionale carriera sportiva ebbe ancor più successo come attore hollywoodiano
Quando fece domanda per i trials che avrebbero selezionato i nuotatori della squadra olimpica statunitense – temendo che l’esser nato all’estero potesse precludergli la convocazione – fornì come data di nascita quella di suo fratello minore Peter (1905), e dichiarò di essere venuto al mondo, proprio come il suo cadetto, a Windber, in Pennsylvania.
In realtà, János Weissmüller era nato un anno prima nell’Impero austro-ungarico a Freidorf, villaggio che oggi si chiama Szabadfalu ed è ormai inglobato nella città romena di Timisoara. Era figlio di sassoni della Transilvania, discendenti di quei tedeschi che, settecento anni prima, si erano spostati a est in cerca di spazio e fortuna. Lui invece, ancora in fasce, insieme ai suoi genitori era migrato verso ovest.
Sbarcati a Ellis Island, Petrus ed Erzsébet Weissmüller – su consiglio di altri passeggeri con cui avevano condiviso i dormitori della terza classe – dai funzionari dell’immigrazione si fecero iscrivere come Peter ed Elizabeth, eliminarono la dieresi dal cognome e, soprattutto, provvidero a registrare il piccolo János come Johann, prodromo di quel Johnny con cui il mondo intero l’avrebbe poi conosciuto e idolatrato, dapprima come atleta a cinque cerchi e poi come superstar del grande schermo.
Stiamo infatti parlando del più acclamato interprete di Tarzan – uno dei personaggi più amati della storia del cinema –, capace alla sua epoca di rivaleggiare in quanto a celebrità con gente del calibro di Charlie Chaplin, Buster Keaton e Laurel & Hardy.
Coi soldi guadagnati grazie al lavoro in miniera, la famiglia lasciò la Pennsylvania quando i bambini avevano appena cominciato la scuola e si trasferì a Chicago, dove il padre si mise a gestire un bar mentre la madre, abilissima ai fornelli, divenne capocuoca in uno dei ristoranti più alla moda della città. Sarà proprio nella Windy City, sulle spiagge del Lago Michigan, che il giovane Johnny si innamorerà dell’acqua e del nuoto. Viene notato da un istruttore, che gli consiglia di provare in piscina, e così inizia a frequentare – vincendo ogni gara a cui partecipa – le vasche di Stanton Park, dell’Ymca e dell’Illinois Athletic Club.
Intanto, lasciata presto la scuola, Johnny viene assunto come fattorino e lift al Plaza Hotel: siamo nei ruggenti anni Venti, in pieno Proibizionismo e la città è il regno di gangster come John Torrio, Big Jim Colosimo e naturalmente Al Capone, che frequentano l’albergo, prendono in simpatia il ragazzo e gli allungano mance generosissime. La tentazione di entrare nel giro è ben presente, ma Weissmuller vuole costruirsi una carriera in acqua e diventare il più grande nuotatore del mondo: si allena in ogni momento libero e riesce a resistere alle lusinghe del mondo criminale.
Nel 1921, appena diciassettenne, Johnny è campione statunitense sulle 50 iarde, coperte con un crawl rivoluzionario che lascia basiti gli esperti dell’intero Paese. L’anno seguente sarà il primo atleta al mondo a scendere sotto il minuto nei 100 metri (58”6), limite che abbasserà ulteriormente nel febbraio del ’24, giusto prima dei Giochi di Parigi, dove si mette al collo ben tre medaglie d’oro – nei 100, nei 400 e nella staffetta 4 x 200, sempre nello stile libero – e una di bronzo: faceva parte infatti anche della Nazionale a stelle e strisce di pallanuoto.
Tornato in patria, riprende ad allenarsi maniacalmente, affidandosi - primo nuotatore della storia – ai consigli di un nutrizionista che gli farà conoscere e amare la dieta mediterranea, che seguirà poi per l’intera sua vita, conclusasi ad Acapulco proprio quarant’anni fa, il 20 gennaio del 1984. Nel quadriennio che porta alle Olimpiadi di Amsterdam, Weissmuller continua a stravincere, conquistando 52 titoli americani e ritoccando la bellezza di 67 record mondiali.
Numeri che avrebbero potuto essere ancor più consistenti, se il campione non avesse deciso di ritirarsi a soli 24 anni – imbattuto – al termine dei Giochi del 1928, dove salì altre due volte sul gradino più alto del podio, nei 100 e nella staffetta 4 x 200.
Johnny ha capito che – divenuto ormai famoso – è giunto il momento di sfruttare la sua notorietà, monetizzando quanto più possibile. I primi contratti interessanti li firma con una fabbrica di costumi da bagno, che lo ingaggia come modello e testimonial: girerà il Paese esibendosi nel nuoto e nei tuffi, distribuendo prospetti commerciali e firmando autografi.
L’autentica svolta è però il cinema, che lo ingaggia e lo mostra coperto solo da una foglia di fico in ‘Glorifying the American Girl’. Poco dopo interpreta sé stesso in ‘Crystal Champions’, una serie di cortometraggi basata appunto sugli eroi sportivi statunitensi. E poi, accortisi del potenziale fotogenico dello statuario Weissmuller, i dirigenti della Metro Goldwin Mayer gli affidano la parte di Tarzan, eroe letterario creato da Edgar Rice Burroughs che spopola dal 1912 e che sarebbe ora di portare sugli schermi.
Dal 1932, anno dello strepitoso successo di ‘Tarzan, l’uomo scimmia’, al 1948 girerà in tutto 12 pellicole nelle vesti – assai succinte – del semiselvaggio capace di parlare alle belve e di muoversi utilizzando le liane invece della metropolitana. Johnny e il suo urlo leggendario – creato in realtà in laboratorio unendo i versi di alcuni animali, fra cui ruggito e barrito – divenne un’icona planetaria e guadagnò diversi milioni di dollari, finché gli sceneggiatori non ebbero più idee e il filone di Tarzan si esaurì.
Non finì però la fortuna dell’ex campione che, pur passando da seminudo ad abbigliato di tutto punto, continuò a recitare fra le belve, stavolta interpretando ‘Jim della giungla’, personaggio dei fumetti di cui si era appropriata la Columbia Pictures. Nelle vesti di questo scout esperto della foresta malese, Weissmuller recitò in altre 16 pellicole cinematografiche e in innumerevoli episodi per la tv. Corteggiato da schiere di donne, Johnny ebbe tre figli e ben cinque mogli. Ricco sfondato, negli anni Cinquanta si prese una pausa dal mondo dello spettacolo e tornò a occuparsi del suo primo amore, il nuoto, aprendo una piscina e lanciandosi in numerose attività commerciali legate agli sport acquatici.
Stabilitosi dapprima in Florida, dove fondò la International Swimming Hall of Fame, si spostò poi a Las Vegas per occuparsi delle pubbliche relazioni dell’Mgm Grand Hotel. Dopo qualche altra apparizione al cinema –poco più che camei – scoprì di soffrire di cuore e nel 1976 scelse come buen retiro Acapulco, da dove non si mosse più e dove, come detto, dopo una serie di infarti trovò la morte, quasi ottantenne, giusto quarant’anni fa.