Noè Ponti ha donato al Museo olimpico costume, cuffia e occhiali del bronzo 2021. ‘Mi ricordo quando a 11 anni dissi ai miei genitori: mi vedrete a Tokyo’
La medaglia d’oro di Nina Christen, quella di bronzo di Noè Ponti, una nutrita folla di spettatori (formata in gran parte da ragazzini in visita scolastica) assiepata lungo la scalinata che scende dall’ampia hall d’ingresso del Museo olimpico di Losanna e, alle spalle dei due protagonisti di un martedì pomeriggio diverso da molti altri, le immagini delle loro imprese del 31 luglio 2021 per la nidvaldese e del 3 agosto 2021 per il ticinese. L’occasione è rappresentata dalla cerimonia di donazione al Museo olimpico delle tenute di gara dei due medagliati rossocrociati: l’ingombrante tuta utilizzata da Nina nella prova della carabina 50 metri 3 posizioni, costume, cuffia e occhialini indossati da Noè nei 100 delfino. Cimeli firmati e consegnati alla storia dello sport, accanto a quelli di tanti altri campioni che dal 1896 a oggi hanno contribuito a realizzare il sogno del barone De Coubertin.
«Questa mattina ho avuto l’occasione di visitare il museo – afferma il non ancora 22enne gambarognese – e ho ritrovato cimeli donati da campioni di varie discipline che hanno accompagnato la mia crescita sportiva, da Michael Phelps a Usain Bolt, tanto per citarne soltanto due. Tra di loro troveranno posto anche i miei “attrezzi da lavoro”. L’onore non potrebbe essere più grande».
Ti rendi conto che tra cent’anni ci saranno visitatori del museo che si soffermeranno ad ammirare il tuo costume, un po’ come oggi si guarda con deferenza il bob di legno di St. Moritz 1948 o la bicicletta con la quale ad Atene 1896 il francese Léon Flameng vinse la 100 km in pista?
Ci stavo riflettendo proprio durante la presentazione della mia scheda: tutto questo significa che, alla fine, ho fatto davvero qualcosa di grande. Parlarne fa quasi effetto. Poter essere di ispirazione per tutti coloro che in un futuro prossimo o remoto vorranno praticare nuoto è una sensazione da pelle d’oca.
A fine cerimonia sei stato protagonista dell’assalto dei ragazzini presenti, tutti a caccia di una foto ricordo da mostrare agli amici e magari da utilizzare quale modello di riferimento nelle loro attività, sportive e non. Quando sognavi di diventare un grande nuotatore, ti sei mai ritrovato nel ruolo di cacciatore di selfie?
Quando ero piccolo, i selfie erano una novità, non ancora un’abitudine. Non mi sono mai ritrovato in una situazione come quella odierna. Tuttavia, a 11 anni ho avuto l’opportunità di seguire dal vivo le Olimpiadi di Londra 2012 e di ammirare da vicino i miei idoli, ad esempio Phelps e Ryan Lochte. È stata un’esperienza molto importante, nonostante con loro non abbia potuto scattare delle foto. Cosa che, invece, ho fatto a Tenero, quando al Centro sportivo si sono allenati campioni del calibro di Ian Thorpe o Massimiliano Rosolino. Numerosi, inoltre, sono i ricordi portati a casa dai meeting nazionali ai quali partecipavano pure i “grandi”.
Ti ricordi il momento nel quale ti sei detto “voglio arrivare lì, voglio essere come quello lì”?
Può darsi che l’avessi già detto da piccolino, ma il primo ricordo che mi torna alla mente è proprio del 2012, quando il Cio aveva ufficializzato l’assegnazione dei Giochi 2020 al Giappone. Ai miei genitori avevo detto non tanto “voglio arrivare lì”, quanto “mi vedrete a Tokyo”. E a Tokyo mi hanno visto… Già allora ero consapevole del traguardo che desideravo raggiungere, tuttavia a 11 anni tra il dire e il fare c’è di mezzo molto più di un mare. A quell’età di ragazzi che vanno forte ce ne sono molti, ma un conto è primeggiare nelle categorie giovanili, tutt’altro discorso è riuscire a raggiungere il vertice della piramide. Chiunque pratichi uno sport spera di poter un giorno arrivare all’apice della sua disciplina, ma alla base della scalata vi sono lavoro, dedizione, sacrifici, costanza. E pure una buona dose di talento. Nel nuoto come in tutte le discipline, essere stati baciati da Madre natura serve, tuttavia al giorno d’oggi non è più sufficiente. Puoi essere dotato di tutto il talento di questo mondo, ma se non ti alleni verrai costantemente superato da un avversario meno attrezzato, ma maggiormente predisposto a sacrificarsi per l’ottenimento di un risultato. Il talento è importante, ma a conti fatti, la differenza la fa l'abnegazione.
Mentre dal podio venivano elencati i molti successi della tua ancor breve carriera, alle tue spalle scorrevano le immagini di quel 3 agosto 2021. Ti capita mai di andare a rivedere quei 50 secondi e 74 centesimi grazie ai quali ti sei messo al collo la medaglia di bronzo olimpica?
Che io vada su youtube a guardare il filmato della gara capita raramente, l'avrò fatto un paio di volte. Tuttavia, ho preso parte a numerosi eventi nel corso dei quali quella finale è stata mostrata in tutte le sue sfaccettature. Alla fine, l’avrò vista un miliardo di volte, per quanto di quei 50 secondi in vasca non serbi alcun ricordo, come capita praticamente per ogni competizione. D’altra parte, in una gara come i 100 delfino non si ha assolutamente il tempo per pensare, tutto è troppo veloce. Di quel 3 agosto non ho memoria. Me lo ricordo più che altro per averlo raccontato in così tante occasioni. Tuttavia, della cerimonia di premiazione, del podio, dei flash dei fotografi non ho una memoria precisa. Penso che con il passare del tempo, attraverso immagini e fotografie, mi sia creato una memoria costruita.
Durante la cerimonia di donazione ti è stato chiesto di tornare sulla tua esperienza negli Stati Uniti e di specificare qual è la tua routine giornaliera…
A North Carolina State non è andata come mi aspettavo, anche perché, subito dopo la medaglia olimpica, prospettive e obiettivi sono cambiati. Mi sono reso conto che non avevo bisogno di andare negli Stati Uniti per trovare l’America, perché l’America ce l’avevo a casa. Ora mi alleno praticamente tutti i giorni a Tenero. La mia giornata tipo inizia con la sveglia alle 6, seguita dalle 7 alle 9 dalla prima sessione in acqua. Scuola, studio e svago fino alle 15, poi un’ora di palestra e dalle 16 seconda sessione di allenamento fino alle 18. Seguono cena e riposo. E questo per almeno 340 giorni all’anno...
Al museo hai donato i ricordi di Tokyo 2021, ma tra poco più di un anno il sogno olimpico rivivrà a Parigi 2024 e magari ci sarà un altro costume da regalare alla storia dei Giochi…
Sono scaramantico, per cui preferisco non fare previsioni che poi potrebbero non avverarsi. A ogni modo, le Olimpiadi rappresentano l’obiettivo principale, quello al quale inizi a pensare sin dal giorno dopo la fine dell’edizione precedente. Per fortuna, ho già strappato la qualificazione nei 100 delfino settimana scorsa in occasione dei Campionati svizzeri di Ginevra. L’attenzione è focalizzata su un appuntamento che arriva a soli tre anni da quello in Giappone, a causa del rinvio di un anno per la pandemia di Covid. Detto ciò, non posso certo dimenticare che quest’estate a Fukuoka andranno in scena i Mondiali. Un’occasione in più per abbellire un palmarès internazionale che sto iniziando a costruire e al quale spero un giorno di aggiungere un oro, in quanto a livello internazionale, per il momento, ho vinto “soltanto” medaglie d’argento e di bronzo.
Palmarès che conta attualmente 51 medaglie (tra cui il bronzo olimpico, un argento europeo e 11 ori ai campionati svizzeri in vasca lunga, due argenti e un bronzo ai Mondiali e 17 ori nazionali in vasca corta), oltre a 11 record svizzeri. A soli 21 anni, un bottino impressionante...