L’Ambrì ci prova, ci crede e alla fine espugna Davos, grazie al missile terra-aria del ceco al ventitreesimo secondo del dodicesimo overtime in stagione
Chissà cosa sta pensando di fare Rico Gredig, a quattordici secondi dal sessantesimo, mentre contende l’ingaggio a Chris DiDomenico. Quando, dopo essere caduto sul ghiaccio, raccoglie il disco con la mano per servire il compagno svedese Dahlbeck, che oltretutto quel passaggio non l’avrebbe mai potuto ricevere, poiché s’era fatto anticipare da Kubalik. Un intermezzo pallavolistico sotto gli occhi del linesman che al malcapitato Gredig costa la scontata penalità, mentre al suo Davos costerà invece la sconfitta. Già, perché a un Dominik Kubalik altrimenti piuttosto in ombra, può bastare anche un solo disco per fare la differenza, e quel disco – appunto – è il primissimo tiro dell’overtime, una sassata al volo delle sue, sotto la traversa, con il povero Aeschlimann che non ha nemmeno il tempo per bestemmiare: Davos 3, Ambrì 4.
Per certi versi il risultato è sorprendente, tenendo conto che i biancoblù di Cereda sono alla loro quarta partita in sei giorni, sul ghiaccio oltretutto di un avversario che – proprio grazie al punticino strappato al sessantesimo – è il nuovo capolista in solitaria del campionato. Sorpresa o no, il successo degli uomini di Luca Cereda è strameritato: non solo l’Ambrì a conti fatti è la squadra che offensivamente crea di più sull’arco dei sessanta minuti – pur se forse, a cominciare dai due clamorosi pali colpiti dallo sfortunatissimo Knak, le occasioni in assoluto più nitide sono quelle create dai gialloblù di Josh Holden –, ma soprattutto non smette mai di crederci, pur in mezzo a tante difficoltà, siccome praticamente in tutte le linee c’era sempre un qualcosina che stride. Tuttavia, crederci non basta: la speranza in qualche modo va alimentata, ed è quello che prova a fare Cereda dal secondo tempo in poi, prima spostando Douay nella linea di Maillet e DiDomenico, poi – nel finale – piazzando il francese con Landry e Kubalik. E sarà proprio il possente numero 81, partito come tredicesimo attaccante, a riportare per la prima volta a galla i biancoblù, segnando in mischia il provvisorio 2-2 a quattro minuti e mezzo dalla fine. E poco importa se nemmeno un minuto dopo, l’indiavolato Stransky, una specie di Re Mida dell’hockey che trasforma in oro ogni puck che tocca, riporta subito in vantaggio i suoi: a 57 secondi dalla fine, con l’ottimo Senn richiamato in panchina per fare spazio a un sesto giocatore di movimento, DiDomenico si ricorda che sono proprio quelli i momenti in cui si esalta, e il suo tocco sopraffino sull’appoggio di Virtanen manda in visibilio i tifosi ospiti, che – come al suo solito – il focoso canadese corre poi immediatamente a spronare, dopo l’insperato nuovo pareggio. È questa, in fondo, la magia dell’hockey.
A quel punto, ormai pare chiaro che l’Ambrì ha in mano la partita. E quando Kubalik arma il suo micidiale tiro, al ventitreesimo secondo di quello che è addirittura il dodicesimo overtime biancoblù in ventitré partite, nessuno può dirsi sorpreso. «L’idea era quella di aprire il gioco su uno dei due lati, e alla fine il disco è arrivato a me – dice Dominik Kubalik, parlando del gol-partita, ai microfoni di MySports –. Sinceramente non ho pensato se dovevo concludere o no, poi però mi sono accorto che c’era la linea di tiro... Nelle ultime partite sapevamo che stavamo lavorando bene, tuttavia non riuscivamo a farlo per tutti i sessanta minuti: credo che qui a Davos abbiamo giocato una buona partita in formato trasferta, sul ghiaccio del capolista, e questa vittoria ci farà del bene in vista delle prossime sfide».