Non bastano le buone cose mostrate in avvio dal debuttante DiDomenico per spuntarla contro lo Zugo, che alla Gottardo Arena si impone all'overtime
Ambrì – Alla fine, contro lo Zugo, nelle mani dell’Ambrì Piotta resta un punto. È il classico bicchiere mezzo pieno, o mezzo vuoto, a dipendenza di come lo si voglia guardare. Guardando alla prima mezz’ora di gioco, quel punto racimolato sta parecchio stretto. Ma se si prende in considerazione la restante parte del confronto, allora si può parlare di un punto conquistato, e difeso con i denti dal prepotente ritorno degli svizzerocentrali.
Ancora una volta, ai leventinesi è insomma mancato il killing instinct, la capacità cioè di chiudere la partita quando ne hanno avuto la possibilità. Alla prima sirena alla Gottardo Arena, il tabellone indica un parziale di 2-0 per i padroni di casa grazie alle segnature di De Luca e Virtanen (in powerplay): un risultato che, invero, non rende giustizia agli uomini di Cereda, che per tutti i primi venti minuti pattinano, costruiscono e controllano il disco a loro piacimento. La statistica dei tiri a rete della frazione iniziale è lo specchio perfetto di quanto va in scena in pista: 9-3. Anche il numero di occasioni depone ampiamente a favore dei padroni di casa, nelle cui file pure il... debuttante DiDomenico si mette subito in mostra. «Non è mai facile trovarsi catapultato in una nuova squadra e nel giro di poche ore ritrovarti in pista per una partita – racconta proprio l’attaccante canadese –. I compagni mi hanno però riservato un’ottima accoglienza e subito ho provato le sensazioni giuste, trovando una buona alchimia con i miei compagni di reparto».
Il copione va avanti così, con altre ottime opportunità non capitalizzate dall’Ambrì Piotta, fin verso metà partita, quando Muggli si fa espellere per uno sgambetto. A quel punto, quasi dal nulla riecco lo Zugo, che minuto dopo minuto guadagna porzioni di ghiaccio, tanto da prima dimezzare lo scarto con Kovar in powerplay, chiudendo poi i secondi venti minuti tenendo sotto assedio la porta difesa da Juvonen. La metamorfosi della partita si completa nel terzo tempo, quando Vozenilek infila il disco del 2-2 a una dozzina scarsa di minuti dal sessantesimo. Poi trova pure il modo di mettere sul bastone di Senteler il disco che risolve il match a meno di un minuto dal termine di un overtime che lo Zugo avrebbe potuto chiudere prima, se non ci avesse messo un paio di volte la scarsa mira di qualcuno e la buona vena di Juvonen. Un overtime passato anche da una penalità rimediata da Kubalik e propiziato da un disco perso in attacco da DiDomenico. «Sì, quella ripartenza l’ho innescata io, mi sento mortificato per aver messo la squadra in una situazione così. Ora avrò qualche giorno per lavorare, prima del prossimo doppio impegno e poi sfrutterò la pausa della Nazionale per inserirmi ancora meglio nelle dinamiche di squadra», conclude l’ultimo arrivato in casa biancoblù.
«È una sconfitta dura – si rammarica Virtanen –. Nella prima parte della partita il momentum era chiaramente dalla nostra parte: abbiamo cominciato bene il match, decisamente meglio che nelle ultime nostre partite. Poi però lo Zugo è stato bravo a cambiare le coordinate del match, anche se va detto che dal secondo tempo in poi non siamo più stati in grado di proporre il nostro miglior hockey».
Niente gol all’esordio, ma per Chris DiDomenico la prima partita ufficiale con l’Ambrì Piotta è comunque positiva. Il segno l’ha lasciato. Alla Gottardo Arena, quale biglietto da visita per il suo debutto nei panni del ‘locale’ ha proposto la prima concreta occasione da rete per i biancoblù, al suo primo ‘shift’, dopo un minuto e spiccioli, deviando un tiro da poco dentro la linea blu di De Luca. Poi, al suo primo utilizzo in situazione di superiorità numerica (in pista con Kubalik, De Luca, Virtanen ed Hedlund) si fa subito notare per le iniziative personali ma anche per come distribuisce i dischi ai compagni. È ancora presto per dire se quello che a Friborgo si era costruito una fama di ‘enfant terrible’, una volta sbarcato alla Gottardo Arena si sia trasformato in ‘enfant prodige’, ma di certo, come recita il motto, chi ben comincia (peccato solo per quella ‘macchia’ nell’overtime) è a metà dell’opera: dovesse continuare su questa strada, non ci vorrà molto prima che la Curva Sud trovi una canzone tutta sua per incitarlo. Chi non ha invece perso tempo sono i responsabili del materiale dei biancoblù, visto che meno di ventiquattr’ore dopo l’annuncio del suo ingaggio, ‘DiDo’ in pista si è presentato con la maglia numero 89 già con il suo nome stampato.