Dopo la sconfitta con il Langnau, Kubalik mastica amaro: ‘Dobbiamo riuscire a fare meglio le piccole cose’. Oggi biancoblù di scena a Losanna
Ambrì – Cambia la... location, ma il succo non cambia. E il bis fa ancora più male per un Ambrì Piotta che poco meno di una settimana dopo essere stato costretto a masticare amaro a Friborgo, si ritrova a fare altrettanto, non senza recitare il mea culpa, alla Gottardo Arena. Sconfitto da un Langnau tutt’altro che irresistibile, ma che ha il merito di fare tutto giusto al momento giusto, e di sfruttare le esitazioni dei biancoblù per lasciare il Ticino col pieno di punti. Nel suo sviluppo, la partita della Gottardo Arena è quasi la fotocopia di quella andata in scena alla Bcf Arena. Con un avversario capace di portarsi avanti di tre reti prima che il complesso di Cereda riesca a trovare la chiave per scardinare a sua volta l’altra porta. Poi, quando finalmente ci riesce, i gol arrivano. Uno, due e tre. Proprio come sabato scorso sulle sponde della Sarine. Partita riaperta in tutto e per tutto. Ancora una volta però manca il lieto fine. Perché a gelare tutto e tutti, stavolta ci pensa Pesonen, che un minuto e spiccioli dopo il momentaneo 3-3 di De Luca, trova il gol che decide il confronto.
Intendiamoci, il Langnau non ha rubato nulla, ma per come si erano messe le cose dal secondo tempo in poi, e in particolare dopo l’1-3 di Kubalik (ancora a corrente alternata invero), il boccone che stavolta i biancoblù devono masticare è di quelli che lasciano un retrogusto particolarmente amaro. Anche perché, per mole di lavoro e numero di occasioni, a farsi preferire, largamente, sono proprio i leventinesi, che però commettono diverse sbavature. Non troppe, ma in numero sufficiente per consentire agli smaliziati bernesi di fare la differenza in loro favore. Che il vento cambi decisamente direzione dal periodo centrale in poi lo dice anche chiaramente la statistica dei dischi messi sulla porta avversaria: addirittura 24-7 nei secondi 20’, per un totale a fine partita, di 46-31. Altrettanto eloquente, poi, è l’espressione di smarrimento di Paterlini dopo il 3-3 di De Luca: in quel momento la sua squadra sembra sparita dal ghiaccio, ipnotizzata dai padroni di casa che vanno e creano il doppio.
Ma non sempre, appunto, chi semina di più raccoglie anche di più... «Il primo tempo ci è costato la partita – analizza a caldo Kubalik –. La nostra entrata in materia non è stata sufficientemente buona. Poi, dal secondo tempo in avanti, siamo riusciti a tenerli alla larga dalla nostra porta, e le cose sono andate decisamente meglio. Ma dobbiamo assolutamente curare meglio i dettagli, cosa che appunto non siamo riusciti a fare nei primi venti minuti». «Non penso sia una questione fisica, anche perché martedì non abbiamo giocato – gli fa eco Isacco Dotti –. Penso piuttosto che si sia trattato di atteggiamento sbagliato. Durante la prima pausa, Cereda ci ha detto di tornare a giocare un hockey umile e semplice, evitando di perdere dischi all’altezza della blu. Ed effettivamente le cose sono cambiate...». Non abbastanza però per andare a punti: l’occasione per rifarsi i leventinesi l’avranno già stasera, quando saranno ospiti del Losanna: «Dove ci attende un’altra partita complicata, ma dove dovremo farci trovare pronti e con il giusto atteggiamento fin dall’ingaggio d’apertura».
Quando Kubalik segna per davvero, poco dopo metà partita, davanti agli occhi di qualche spettatore con i capelli brizzolati presente ieri alla Gottardo Arena sarà passato qualche fotogramma di un’infanzia che va sbiadendosi. Fatta, anche, di corse al chiosco per comperare i dolciumi per poi scartarli in fretta e furia. Non tanto, o non solo, per infilarseli in bocca, ma per vedere se dietro alla carta che l’avviluppava si celava un premio. E, invece, il più delle volte compariva la scritta ‘Riprova, sarai più fortunato’, o qualcosa che suonava analogamente beffardo. E allora via, ancora una volta al chiosco per un altro giro di spesa, sperando in un finale diverso... Ecco, quando Kubalik segna, per certi versi è come se le lancette dell’orologio tornassero indietro di qualche anno. Al 30’18” il ceco arma il tiro angolato che costringe Charlin a salvarsi alla bell’e meglio, aiutato anche dalla porta che si scardina, prima che Lilja spedisca il puck oltre la linea rossa. Gli arbitri rivedono l’azione per dissipare ogni dubbio ma poi annullano la rete. Dodici secondi dopo, il tempo di un ingaggio offensivo vinto, e un paio di passaggi, pure Kubalik ci ritenta. Da posizione analoga a poco prima. Scocca un tiro secco, un misto fra potenza e rabbia, e stavolta Charlin è battuto per davvero. Sì, il ceco ci ha riprovato, ed è effettivamente stato più fortunato.