Terzo successo filato per i biancoblù di Luca Cereda, che si godono il momento pensando già al sabato sera. ‘Andremo a Berna a cercare la vittoria’
Farà anche il difensore di mestiere, ma se Jesse Virtanen in testa ha il casco giallo destinato ai topscorer un motivo ci sarà pure. Difatti è proprio il trentatreenne di Rauma a decidere all’overtime le sorti di una partita che in verità fatica a decollare. E che quando infine riesce a farlo, cioè nell’ultimo periodo, non raggiungerà mai livelli altissimi. Ma se quello che conta è il risultato, indubbiamente l’Ambrì ha di che rallegrarsi, siccome quello ottenuto ai danni del Bienne è il terzo successo filato per gli uomini di Luca Cereda, pur se nell’occasione sono costretti a giocarsela oltre il sessantesimo per la quarta volta in cinque partite. Una cosa che, per dire il vero, nell’occasione non sarebbe neppure stata necessaria, vista la pochezza di un avversario che oltre a sommare errori su errori, alcuni dei quali davvero clamorosi (a cominciare dall’autogol di Grossmann), in tutta la partita riesce a concludere appena diciassette volte nello specchio di una porta nuovamente difesa da un Gilles Senn il più delle volte inoperoso, e che alla fine si deve dichiarare battuto soltanto sul tentativo da lontano di Rajala, oltretutto sporcato involontariamente col pattino dal malcapitato Heed.
In un contesto simile, qualsiasi risultato all’infuori della vittoria sarebbe stato a dir poco beffardo per i biancoblù. Specialmente pensando al gran numero di occasioni che i padroni di casa riescono a creare nel solo terzo periodo, quando diventano padroni assoluti del ghiaccio, prendendo definitivamente il match in mano: prima l’affondo di Pestoni, poi il clamoroso palo di Kubalik, l’occasionissima di Landry dopo retropassaggio suicida di Hofer e il secondo tentativo di Kubalik, per finire con la finta tra i gambali di Säteri non riuscita ad Ang, ritrovatosi tutto solo davanti al portiere ospite.
Così, se gli attaccanti non ce la fanno, a togliere le proverbiali castagne dal fuoco ci deve pensare nuovamente lui, Jesse Virtanen, uno che – sempre a proposito di proverbi – non si tira certo indietro, quando c’è da cantare e portare la croce. Tanto che dopo le prime cinque partite di campionato ha già collezionato tre gol, uno in più di Denis Malgin e del losannese Ahti Oksanen, che dividono con lui la vetta della graduatoria dei marcatori. Alla faccia del difensore.
«Le aspettative sono alte – dice il canadese Kodie Curran, alla sua seconda presenza di fila –. Per me non era facile, non giocavo da sei mesi: la tecnica c’è, ho solo bisogno di giocare per prendere il ritmo. Però sono contento, anche perché il livello in questa Lega è davvero alto. Contro il Bienne abbiamo giocato una partita solida, e nel terzo periodo abbiamo aumentato il ritmo. Questa vittoria l’abbiamo meritata, peccato che non funzionava il powerplay, altrimenti non saremmo dovuti andare all’overtime. Ma siamo contenti di questi due punti».
Riguardo al powerplay, André Heim ha le idee chiare su ciò che c’è da migliorare. «Durante le superiorità numeriche dobbiamo riuscire a giocare con più energia di così – spiega l’attaccante numero 44 –. In ogni caso la nostra è stata una vittoria di squadra: giocavamo sull’uomo, non abbiamo lasciato respirare quelli del Bienne. E stasera andiamo a Berna: pensiamo a riprenderci, poi andremo là a cercare la vittoria. Saremo pronti».
Sedici anni dopo c’è ancora la clip su internet: basta digitare il suo nome ed ecco apparire il ‘Philippe Furrer’s amazing own goal!’, brutto ricordo del Mondiale del 2008 in Quebec, quando l’ex difensore del Lugano – ma che all’epoca giocava nel Berna – era balzato agli onori delle cronache (onori si fa per dire) per quella clamorosa autorete contro i russi. Quando, dopo un ingaggio nel proprio terzo, decise di liberare la zona sparando il disco lungo le assi di fondo, e invece trafisse l’attonito Gerber con uno slap imparabile. Sarà anche vero che l’autogol nell’hockey è piuttosto raro, tuttavia non è impossibile. E non dev’essere neppure per forza qualcosa di casuale, a giudicare da quanto succede al 6’45’’ di Ambrì-Bienne, quando il difensore Robin Grossmann, uno che ha all’attivo quasi 1’000 partite in Lega Nazionale, si fionda sul centro dalla destra di Landry, e come se niente fosse, come il più scaltro degli attaccanti, anticipa con un tocco volante il proprio portiere, l’esterrefatto Harri Säteri. Il quale pensava di aver ormai visto tutto nella vita, ma s’è dovuto ricredere.