Il tecnico elvetico Patrick Fischer, sbarcato a Kloten con la squadra dopo la sconfitta nella finale mondiale, analizza il torneo e guarda già al futuro
«È stato un volo tranquillo», ha detto Roman Josi appena sbarcato a Kloten dal charter che da Praga ha rimpatriato i rossocrociati vincitori della medaglia d'argento iridata. «Qualcuno ha dormito poco la notte scorsa», ha aggiunto il difensore dei Nashville Predators inserito nell'All star team dei Mondiali, «e così ne ha approfittato a bordo per recuperare un po’. Di certo non ci sono stati festeggiamenti». A dominare, dunque, più che la gioia per l'argento è la delusione per il mancato oro. «Nel 2013», dice ancora Josi, «facemmo più festa perché quel secondo posto si trattava di un risultato inaspettato. Vogliamo comunque ringraziare i tifosi che sono venuti ad accoglierci, e tutti quelli che sono venuti a vederci giocare in Repubblica Ceca, davvero numerosissimi: nei giorni vicini alla Pentecoste hanno riempito almeno metà dei posti disponibili in pista».
Delusione per il risultato, ma grande orgoglio e soddisfazione per quanto fatto dal gruppo di giocatori da lui selezionati, si notano anche nelle parole del tecnico Patrick Fischer, che è tornato sulle fasi decisive della finalissima, persa 2-0 contro i cechi padroni di casa: «Finché siamo rimasti sullo 0-0 in finale, tutto andava proprio come noi volevamo. I cechi si stavano innervosendo, e noi a quel punto avremmo dovuto approfittarne, purtroppo però non siamo riusciti a trovare la via del gol. Forse ci sono mancate un po’ di energie, dopo averne spese moltissime contro il Canada in semifinale. A prescindere dal risultato finale, sapevo già prima di scendere sul ghiaccio che questo gruppo aveva realizzato qualcosa di incredibile. Tutti si sono sacrificati per gli altri, si è visto uno spirito pazzesco. È stato un torneo molto duro, abbiamo affrontato squadre molto forti, ma ciò non toglie che perdere l'ultima partita fa davvero male. Sono però molto fiero di far parte di un gruppo come questo, di essere il coach di questi ragazzi». Interrogato sul futuro, il tecnico zugano ha detto che... «Di argenti ormai ne abbiamo abbastanza, vogliamo e possiamo dunque puntare all'oro. In tutte e tre le finali che ho vissuto (nel 2013 era assistente di Sean Simpson, ndr) non siamo andati lontani dall'oro. La prima volta, ok, fu un po’ una sorpresa, ma la seconda volta ci ha fatto capire di potere ambire a certi traguardi. Stavolta, invece, ci ha dato la definitiva consapevolezza dei nostri mezzi. Soprattutto sono contento di come questa squadra, dopo tutto il fango (usa un'altra parola, ndr) che ci è toccato mangiare per via delle critiche feroci ricevute, sia stata capace di reagire. Abbiamo dato tutto, e di nuovo abbiamo sfiorato il sogno. Ma lo sport è fatto così, questo è anche il suo bello, e sarà sempre così. Voglio infine ringraziare la Repubblica Ceca per avere messo in piedi un torneo impeccabile, il migliore che ho vissuto. Organizzazione perfetta, tifosi fantastici, abbiamo trascorso lassù giorni che non dimenticheremo mai».
Nino Niederreiter si sofferma invece sull'estremo equilibrio regnato fino a metà del terzo conclusivo, quando i cechi hanno saputo sbloccare il risultato... «Sembrava una partita a scacchi», dice il centro di Winnipeg. «Le due squadre hanno giocato bene, in modo molto organizzato. Poi noi purtroppo abbiamo commesso uno stupido errore con una liberazione vietata e da un ingaggio perso nella nostra zona è scaturita la rete del vantaggio ceco. Anche noi abbiamo avuto 2-3 chance di segnare, sia sullo 0-0 sia quando ci siamo ritrovati sotto, ma purtroppo – anche per via di un po’ di sfortuna, vedi il palo colpito – non ci siamo riusciti. Abbiamo fatto di tutto per segnare, abbiamo tolto la visuale al loro portiere, ma il disco non voleva entrare: anche le deviazioni sono state tutte contro di noi».
Il 36enne portiere dello Zugo Leonardo Genoni, autore di un grande Campionato del mondo e spesso provvidenziale coi suoi interventi, descrive la sfortunata finale come una... «Tipica partita di alto livello internazionale, di quelle che spesso si risolvono con un solo gol perché di vere occasioni non ne offrono troppe. Quell'unico gol, però, purtroppo a trovarlo sono stati i nostri avversari, buon per loro. Ora sono ancora molto deluso, lo ammetto, perché tutti volevamo davvero vincere con tutte le nostre forze».
Infine, guarda già avanti Nico Hischier, centro dei Devils, benché mentre parla vada molto vicino alle lacrime: «C’è tristezza, c’è molta frustrazione perché non capita spesso di giocare una finale mondiale e chissà quando ci capiterà di nuovo. Abbiamo lottato fino alla fine, era una partita che poteva finire con la vittoria di entrambe le squadre. Purtroppo abbiamo lasciato che i cechi risultassero spesso più bravi negli ingaggi. Non c’è molto altro da dire, lo sport è fatto così. Ma fra qualche giorno, sbollita la delusione, ricorderemo molto positivamente questa avventura, perché ora sappiamo di avere una squadra potenzialmente capace di vincere».