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L'attesa di Novotny e Kutlak. ‘Si paralizzerebbe il Paese’

Venerdì a Praga scatta l’edizione 2024 dei Mondiali, e gli ex biancoblù (come tutto il popolo ceco) non vedono l'ora. ‘Se fosse la Svizzera la sorpresa?’

Nel 2010 (ben prima del Geyser Sound) sul ghiaccio di Colonia: ‘È stato l’apice della mia carriera’
(Keystone)
7 maggio 2024
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Mancano ormai meno di tre giorni all’ingaggio d’inizio dei Mondiali di Praga e Ostrava, che per la Repubbica Ceca si apriranno venerdì sera contro la Finlandia, dopo che Svizzera e Norvegia avranno tenuto a battesimo il torneo nel pomeriggio. Per tre settimane, un’intera nazione tratterrà il fiato, in un Paese in cui Jaromir Jagr è una divinità e l’hockey una religione. «Sarebbe davvero fantastico vincere il Mondiale in casa nostra: tutto si paralizzerebbe per un’intera settimana, perché la gente sarebbe impegnata a festeggiare» esordisce, sorridendo, Zdenek Kutlak, oggi quarantaquattrenne ex difensore che per sei stagioni vestì la maglia dell’Ambrì, tra il 2007 e il 2013. Magari Kutlak un po’ esagera, ma è innegabile che l’attesa sia grande sul serio, basti dire che nella graduatoria dei Campionati mondiali più seguiti di sempre in testa c’è proprio quello che andò in scena in Repubblica Ceca undici anni prima, quando si recarono allo stadio oltre 740 mila spettatori. «Piacerebbe anche a me seguire qualche partita dal vivo, tutto dipende se ci saranno ancora biglietti. Di sicuro – continua Kutlak – sarà davvero dura vincere, per chiunque. Canada e Svezia porteranno una selezione davvero forte, mentre gli Stati Uniti hanno giocatori tosti... E poi ci sono le sorprese: magari sarà la Svizzera, chissà? Ogni anno è così difficile fare pronostici».

Nonostante abbia lasciato il nostro Paese da una decina d’anni, il nativo di Ceske Budejovice che ora si occupa della formazione Under20 della sua città – il Motor – ha ancora un vivo ricordo di quei momenti. Questo nonostante la lunga parentesi ticinese non fu delle più semplici, siccome in quei sei anni l’Ambrì finì sempre nei playout, salvandosi per ben due volte solo all’ultimo, negli spareggi con Visp (2011) e Langenthal (2012). «Mi informo tutt’ora sull’andamento della squadra, e ho avuto anche occasione di parlare con Paolo Duca. Però non sono mai stato alla Gottardo Arena, vedremo se succederà». Forse non tutti ricordano che Kutlak visse pure una breve esperienza nei Grigioni, a Davos: capitò nel dicembre del 2013, quando il difensore boemo – dopo aver rescisso il contratto che lo legava allo Slovan Bratislava, allora iscritto alla Khl russa – decise di concludere quella stagione alla corte di Arno Del Curto, difendendo i colori gialloblù per 17 partite. Finché, un bel giorno, a Ceske Budejovic, le strade di Kutlak e del vulcanico tecnico zurighese si incontrarono di nuovo. «Lui si trovava lì con la nazionale austriaca (di cui anche quest’anno, e per il terzo Mondiale di fila, il buon Arno fungerà nuovamente da spalla a Roger Bader, ndr), e quando l’ho saputo ho deciso di preparargli una sorpresa, facendolo sedere al mio posto nello spogliatoio. Abbiamo parlato molto di hockey, e magari avrò la possibilità di rincontrarlo a Praga nelle prossime settimane, perché io al Mondiale, per un paio di giorni, credo proprio che ci andrò».

Del resto, Kutlak ha sempre avuto un forte legame con la maglia del suo Paese indossata addirittura a 195 riprese, anche a tre edizioni dei Mondiali (nel 2006, nel 2012 e nel 2013), due dei quali conclusi con l’argento e con il bronzo al collo (2006 e 2012). «Mi piacerebbe molto assistere alla sfida tra Repubblica Ceca e Svizzera (lunedì 13 maggio alle 20.20, ndr). In fondo, da casa mia a Praga ci sono soltanto un paio d’ore d’auto». Riguardo alle possibilità dei rossocrociati al Mondiale, invece, Kutlak non si sbilancia. «Sapete, la Svizzera è sempre un’incognita, e potrebbe anche creare la sorpresa, lo ha già dimostrato arrivando due volte in finale, nel 2013 e nel 2018. Però bisogna vedere se ci sarà Roman Josi: lui sarebbe un grande aiuto, è il capitano nonché il leader della squadra, oltre che uno dei migliori giocatori della National Hockey League. Quanto ai risultati ottenuti in preparazione, beh, non dicono molto: è da venerdì che si fa davvero sul serio».

‘Ho giocato contro Roman Josi, so cosa vuol dire’

Chi, invece, a Praga ci sarà di sicuro per assistere a Repubblica Ceca-Svizzera è Jiri Novotny, carismatico e indimenticato ex attaccante biancoblù, il 13 maggio alla O2 Arena sarà addirittura tra i cosiddetti ‘vip’: «Ho ricevuto un invito da parte dell’ambasciata svizzera – rivela il quarantenne ex attaccante, pure lui, come Kutlak, nato e cresciuto a Ceske Budejovice –. A proposito (chiede incuriosito, ndr) Kevin Fiala arriva? Ho sentito che ci sarà Roman Josi, e questo sarebbe una gran bella cosa non solo per la Svizzera, ma per tutto il Mondiale. È uno dei migliori difensori al mondo: ci ho giocato contro, e so cosa vuol dire».

Nonostante abbia giocato poco meno di 200 partite in National Hockey League, dove aveva debuttato con la maglia dei Buffalo Sabres il 12 gennaio 2006, sul ghiaccio l’incontro tra Novotny e Josi avvenne ai Mondiali e non in Nordamerica, dove per il ceco la parentesi si chiuse nel 2009, a Columbus (dove arrivò, tra l’altro, dopo essere transitato qualche mese prima da Washington, scambiato con il nostro Timo Helbling e il lituano Zubrus), mentre all’epoca il difensore bernese ancora giocava nel Berna. In più di 150 partite internazionali, con la maglia ceca addosso Novotny è riuscito anche a conquistare un titolo mondiale, nel 2010, in Germania, nella squadra in cui c’era anche Jaromir Jagr che sconfiggesse 2-1 nientemeno che i russi allenati da Slava Bykov, con le superstar Alexander Ovechkin, Eveni Malkin, Ilya Kovalchuk e Pavel Datsyuk... «Vi racconto una cosa – dice, divertito –. Mancavano due minuti al termine di quella finale, e noi eravamo avanti 2-0 ma c’erano ben tre penalità in corso, e dopo il 2-1 di Datsyuk a 5 contro 3, ci trovammo ancora in inferiorità numerica: in quei drammatici momenti io c’ero, nel senso che ero sul ghiaccio. Io contro gente come Kovalchuk, Datsyuk, Malkin, Ovechkin, Kozlov o Gonchar, incredibile no (ride, ndr)?». Mentre Jagr invece era in panchina, e non riusciva a guardare ciò che capitava in pista, tanta era la tensione. «Fu davvero un gran Mondiale – aggiunge –. Perdemmo dalla Svizzera e dalla Norvegia nella fase preliminare, ma quando ingranammo diventammo imbattibili, sconfiggendo dapprima Canada, Finlandia, Svezia e, in finale, nientemeno che la Russia. C’è voluta naturalmente anche un po’ di fortuna, ma quello è stato il miglior momento della mia carriera».

Una carriera definitivamente chiusa due anni fa, con addosso la maglia del ‘suo’ Motor, di cui adesso è il direttore sportivo: chissà se avrà potuto rubare qualche trucco del mestiere a Paolo Duca... «Lo sento ancora al telefono – rivela Novotny –. Ho ancora grandi amici in Ticino, tengo i contatti attraverso Instagram. Ero ad Ambrì anche il giorno dell’inaugurazione della Gottardo Arena, contro il Friborgo, nel settembre del 2021: c’era davvero un grande ambiente». In Leventina, Novotny era arrivato il 20 settembre del 2018, a poche ore dall’inizio del campionato, chiamato all’ultimo a sostituire lo statunitense Bryan Lerg, messo kappaò da un problema alla caviglia: avrebbe dovuto restare alla Valascia per due mesi, invece vi rimase fino alla primavera del 2021, prima di chiudere definitivamente la carriera nella sua città natale. «Come sto adesso? Benissimo, sono sempre in giro con i miei bambini, e quando verrò a Praga per il Mondiale conto di restarci per qualche giorno, infatti vorrei seguire dal vivo tre o quattro partite».

Tuttavia, dopo la tappa di Brno dell’Euro Hockey Tour, in cui la Repubblica Ceca era stata battuta nell’ordine da Finlandia, Svezia e Svizzera, le premesse per la selezione allenata da Radim Rulik non sembrano essere delle migliori, a poche ore dal via. «Sarà un Mondiale durissimo, specialmente guardando alla forza di squadre come Canada e Stati Uniti. Noi, invece, non abbiamo le grandi star, tuttavia possiamo contare su ottimi giocatori Nhl come il mio amico Dominik Kubalik oppure Radko Gudas. Tuttavia speriamo sempre che arrivino Pavel Zacha e David Pastrnak, che stanno giocando i playoff con i Boston». Più che una speranza però, ora come ora, quello di Novotny sembra una chimera, siccome i Bruins dopo aver buttato fuori i Maple Leafs al primo turno, ieri notte hanno stravinto anche la prima sfida contro i Panthers, finita 1-5 sul ghiaccio della Florida...