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Ce n’è di strada da fare prima di scoprire l’America

Domani, a Praga, con tre svizzeri in pista si apre ufficialmente la stagione Nhl. Roost: ‘Non possiamo essere contenti dello sviluppo dei nostri giovani’

Hischier, esempio da seguire. ‘Ma nonostante 16’000 juniores, negli ultimi 7 anni abbiamo avuto solo 14 draftati’
(Keystone)
3 ottobre 2024
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Tutti gli occhi sono puntati sull’O2 Arena di Praga: domani, venerdì, alle 19, l’imponente stadio multifunzionale nella capitale ceca ospita la sfida tra i Buffalo Sabres e i New Jersey Devils di Nico Hischier, Timo Meier e Jonas Siegenthaler, che darà il via alla nuova stagione della National Hockey League. Sarà la prima di due partite in cartellone nel Vecchio continente (la rivincita tra le medesime contendenti, sempre a Praga, andrà in scena già domani pomeriggio) che faranno da antipasto della prima giornata di una lunga stagione che scatterà martedì in Nordamerica. «Non è certo la prima volta che la stagione Nhl si apre in Europa, era già successo in Svezia e in Finlandia oltre che in Cechia, ma io non ricordo che ci siano mai stati svizzeri in pista, e stavolta sono ben tre: direi che è qualcosa di sensazionale» spiega Thomas Roost, il primo (e finora unico) scout rossocrociato attivo in Nhl, che in occasione della doppia sfida alla O2 Arena indosserà i panni del consulente per l’emittente MySports. «E il fatto che Lindy Ruff, il tecnico di Buffalo, fino all’anno scorso fosse l’head coach di New Jersey, renderà la sfida ancor più eccitante».

Sono ormai venticinque anni che Roost fa questo lavoro. «Mi sono sempre appassionato al mondo dello sport professionistico nordamericano, con il suo sistema di scambi e i Draft – racconta il sessantaquattrenne sciaffusano, diventato ufficialmente scout Nhl nel 1996 –. Poi, quando gli juniores svizzeri cominciarono a migliorarsi sempre più, iniziai a scrivere dei rapporti sui vari tornei internazionali giovanili per la rivista americana di scouting, e tra coloro che lessero quegli scritti ci fu il mio attuale capo, Göran Stubb, il padre dell’attuale presidente finlandese, Alexander. A Göran, che oggi ha 89 anni e per più di quattro decenni è stato direttore dell’Ufficio europeo di scouting Nhl, serviva qualcuno che si occupasse della Svizzera, e trovava buono ciò che scrivevo: è così che è partito tutto. Come spesso succede nella vita, ci vuole anche un po’ di fortuna: bisogna trovarsi nel posto giusto al momento giusto».

Quante partite vedi in una stagione?

Dovremmo suddividere la domanda in due parti: prima o dopo l’avvento di internet? Un tempo si era obbligati ad andare allo stadio: direi che seguivo attorno alle 150 partite a stagione, nelle piste praticamente ci vivevo. Adesso invece tutto è cambiato: si lavora molto di più a video, con diversi programmi che ti permettono di studiare ogni singolo giocatore, al di qua come al di là degli Urali, offrendoti un’infinità di dati che ti raccontano cosa fa sul ghiaccio e quanto ci sta: in pratica ti bastano venti minuti per capire tutto senza aver visto una partita. Io però sono dell’idea che non si possa fare soltanto dello ‘scouting digitale’: bisogna ancora andarci allo stadio, perché in una partita seguita dal vivo ci si accorge pure di altre cose. Direi che oggi assisto a circa 150 partite davanti a un computer più una novantina ‘live’: né uno né l’altro, ma tutti e due, insomma.

Il tuo lavoro, però, non si limita alla Nhl.

No. In Svizzera, per esempio, faccio dello scouting per il Bienne, e due settimane fa sono anche stato eletto nel Consiglio direttivo dell’Olten. Ma offro anche delle consulenze per giocatori che sono alla ricerca di un secondo parere riguardo allo sviluppo della loro carriera, e tra i miei clienti ho avuto anche dei nazionali, oppure per dei genitori che chiedono una mia analisi sulle abilità dei loro figli. Le richieste sono tra le più svariate: c’è chi vuol sapere se conosco un bravo mental coach oppure un allenatore privato in grado di farli progredire sul piano dell’abilità tecnica, oppure mi domandano un parere su ciò che dovrebbero migliorare e come dovrebbero farlo. Oppure vogliono un elenco dei potenziali vantaggi o svantaggi nel caso in cui in un determinato momento dovessero decidere di cambiare squadra.

Sembra un lavoro variegato.

Lo è. E grazie anche alla mia esperienza in qualità di responsabile del personale nel settore privato, e ai quindici anni trascorsi nel Consiglio d’amministrazione di un’azienda, mi è possibile fornire assistenza per il post carriera, aiutando gli ex giocatori a prepararsi per costruire un futuro lavorativo fuori dallo sport, trovando il tipo di formazione o perfezionamento più adatti a loro.

Rispetto a quando hai iniziato, nel nostro Paese l’hockey è cresciuto parecchio, tuttavia all’ultimo Draft gli svizzeri scelti erano soltanto quattro.

Mi aspettavo che fossero cinque o sei, ma la verità è che non possiamo essere contenti dello sviluppo dei nostri giovani. Una critica che però io rivolgerei ai piani alti. Poi sarà vero che l’hockey svizzero si è sviluppato molto negli ultimi 25-30 anni, ma se guardiamo al numero di svedesi, finlandesi o slovacchi draftati non possiamo essere soddisfatti. Il problema è il deficit a livello di formazione dei giovani rispetto alle altre grandi nazioni a livello mondiale. La scusa è sempre che in Finlandia e Svezia ci sono più ragazzi, ed è effettivamente così, siccome gli juniores finlandesi sono il doppio dei nostri: tuttavia, al Draft Nhl la Finlandia raccoglie sei volte quello che otteniamo noi, mentre la Svezia ha addirittura quindici volte più giocatori scelti al Draft rispetto alla Svizzera. Per non parlare della Slovacchia, che ha la metà dei nostri giovani ma ci sta davanti quanto a numero di draftati.

C’è però anche chi è messo peggio, come la Germania, che a fine giugno è rimasta a mani vuote...

È vero, dopo le annate eccezionali dei Leon Draisaitl, dei Seider, degli Stützle, dei Peterka e dei Reichel, in Germania è tornata a regnare la tristezza. Infatti i tedeschi hanno scoperto che quei risultati per così dire anormali non possono essere confermati sul lungo termine. D’altronde, la Svezia con 44mila juniores licenziati ha prodotto 185 scelte al Draft negli ultimi 7 anni, la Finlandia 118 con 35mila e la Repubblica Ceca 63 con 24mila. Mentre la Germania nello stesso lasso di tempo ha avuto appena 14 draftati, ovvero gli stessi della Svizzera che, però, può vantare duemila tesserati in più. Insomma, il rendimento deve far riflettere.

La domanda, a questo punto, è: perché produciamo meno talenti rispetto alle nazioni migliori?

Per me è difficile rispondere, visto che io seguo soprattutto ciò che succede in Svizzera e in Germania. Di sicuro, vedo un problema molto simile a quello dei tedeschi: c’è una crisi in atto, e nelle ultime due stagioni è capitato ben poco. Quindi non posso essere soddisfatto di ciò che vedo, c’è un problema di sviluppo dei giocatori juniores in Svizzera, ma – ripeto – la mia è una critica nei confronti dei vertici.

Al Draft c’è uno svizzero che ti ha sorpreso?

Direi Basile Sansonnens, difensore del Friborgo scelto da Vancouver al settimo turno. Aveva firmato a Losanna nel frattempo, ma ha poi scelto di trasferirsi subito in Nordamerica, per giocare in Qmjhl. Sì, mi ha sorpreso: mi sarei aspettato che qualcuno scegliesse Daniil Ustinkov (diciottenne dall’enorme talento finito ai Gck Lions dopo essere caduto un po’ in disgrazia a Zurigo, per aver scelto di interrompere l’apprendistato, ndr): un anno fa, alcuni Scout vedevano in lui addirittura una prima scelta, ma le sue prestazioni sono peggiorate di mese in mese, e dopo non aver saputo mettersi in mostra ai Mondiali U18, ha finito col non essere scelto affatto.

In ottica 2025 c’è qualcuno sulla buona strada?

Citerei Elijah Neuenschwander, il quale ha pure un fratello di grande talento (Jan, ndr) che gioca nel Bienne, e probabilmente fra due anni verrà a sua volta scelto da qualche franchigia Nhl. Poi c’è un ragazzo di Davos che già si trova in Nordamerica, si chiama Lars Steiner, e credo che anche lui troverà fortuna al Draft nel 2026.

Sei sorpreso che un giocatore come Dominik Kubalik per il momento non abbia ricevuto un’offerta concreta dalla Nhl?

Credo che alla fine otterrà un contratto comunque. Forse lui non vorrà firmare per una cifra qualsiasi, ma di sicuro trasferendosi in Europa ha messo una certa pressione, e la clausola d’uscita ad Ambrì è valida sino a metà dicembre. Gli accordo un cinquanta per cento di possibilità di non essere più in Ticino a Natale. La sua situazione non è facile, perché lui non è una vera star della Nhl: è un giocatore di valore medio, quindi può essere sostituito da qualcun altro, e i General manager non si fanno certo spaventare dagli agenti dei giocatori... Io penso che Kubalik sia un bel giocatore, sa cosa significa trovarsi in Nhl e in qualità di scorer in Nordamerica ha alle sue spalle delle buone stagioni, non l’ultima purtroppo. Credo che se qualche squadra dovesse subito essere confrontata con degli infortuni, allora Kubalik avrà le sue carte da giocare.

Dopo un’ottima stagione a Lugano, e non solo, Calvin Thürkauf ha scelto di restare in Ticino nonostante avesse una proposta dal Nordamerica. Avrebbe il suo posto in Nhl, secondo te?

Difficile rispondere. Era già stato a Columbus e non era riuscito a farcela. Quando lo vedo in pista mi dico che si adatterebbe sul serio, perché il suo gioco è quello: il problema semmai è che non ho l’impressione che sia abbastanza veloce per riuscire a strappare un posto nelle prime due linee, e con un potenziale da terza o quarta linea non so se il gioco valga la candela, perché nel ‘bottom six’ nemmeno lì si guadagnano poi tanti soldi. Senza contare che esiste un rischio di trasferimento in Ahl. Senz’altro avrebbe la qualità per giocare in Nhl, ma sa di avere già un’esperienza alle spalle: per lui l’opportunità a Lugano era ottima, e giustamente l’ha colta.

Da Pauli Jaks in poi sono 47 gli svizzeri ad aver giocato almeno una partita in Nhl, e quest’anno dovrebbero essere in 11 a iniziare la stagione, dopo che Akira Schimid è stato tagliato dai Golden Knights, che l’hanno dirottato a Henderson, nel Nevada.

Senz’altro è una buona cosa, e sicuramente di ciò beneficerà la Nazionale, sempre che poi ai Mondiali possano venire. Io direi che per altri tre, magari cinque anni, con questo gruppo la Svizzera potrà continuare a giocare su alti livelli, ma ciò che verrà in seguito non sarà altrettanto piacevole, secondo me. All’orizzonte non c’è un nuovo Josi, un nuovo Hischier o un nuovo Niederreiter.

E Lian Bichsel?

Lian Bichsel per il momento non ha il posto fisso. In futuro sarà diverso, ma in questo momento nella gerarchia è il difensore numero quattro, ciò significa che avrà meno tempo sul ghiaccio, e questo potrebbe essere negativo per la sua carriera. Quindi è possibile che per accordargli più spazio almeno temporaneamente lo piazzino in Ahl. In ogni caso, Dallas fa affidamento su di lui, perché dopo quanto visto nella scorsa stagione gli Stars hanno bisogno di difensori grandi e grossi, e Bichsel è ciò che serve loro. Gli manca soltanto la maturità.

Anche Connor Hughes non è certo in cima alle gerarchie a Montréal...

Anzi, semmai è un vero outsider, infatti quasi nessuno lo conosce. All’inizio sarà il numero quattro, magari potrebbe scavalcare il ceco Jakub Dobes, ma anche se i due titolari (Montembeault e Primeau, ndr) non sono autentiche superstar per lui sarà molto difficile, anche se secondo me è bravo ed è reduce da una grandissima stagione a Losanna. Sia come sia, a medio termine dovrà fare i conti con il diciannovenne supertalento Jacob Fowler, che è la grandissima speranza del futuro per Montréal. Staremo a vedere.

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