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Leoni in cattedra. ‘Ci hanno dato una lezione’

Di rientro dalla Coppa Spengler, in campionato l'Ambrì subisce la legge dello Zurigo. ‘Senza il lavoro sporco non abbiamo chance. Specie contro uno Zsc’

Primi minuti nel massimo campionato per il giovane Nadir Scilacci
(Ti-Press/Gianinazzi)
3 gennaio 2024
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Ambrì – Le cifre sono impietose: a fine secondo tempo, quando lo Zurigo rientra negli spogliatoi sul risultato di 5-1, l’Ambrì nei suoi ultimi ottanta minuti vissuti sul ghiaccio ha un bilancio di un gol fatto e dieci subiti. Da lì al sessantesimo arriverà ancora una rete, quella di Alex Formenton (del resto, l’autore di quattro gol nelle ultime quattro uscite è l’unico a timbrare il cartellino con continuità di questi tempi), ma negli ultimi venti minuti il portiere biancoblù verrà comunque superato altre due volte. Per un 7-2 davvero pesante, pure troppo per dirla tutta. Anche se è innegabile che stavolta fra la squadra di Luca Cereda e quella di Marc Crawford praticamente non c’è partita.

Questo anche se, in fondo, in un primo tempo giocato a ritmi bassi, i primi a illustrarsi sono proprio i biancoblù, contro uno Zurigo che in avvio di serata gioca quasi da fermo. A conti fatti, però, la capolista dimostra di essere la squadra migliore in tutto, e ogni volta che Denis Malgin – tanto per non far nomi – e i suoi compagni d’avventura piazzano le tende nel terzo offensivo, l’impressione è che ogni tentativo possa avere il peso del gol. E non solo per l’abilità tecnica e l’indiscussa qualità offensiva di uno Zsc che in campionato da questo punto di vista non è probabilmente secondo a nessuno, bensì perché i padroni di casa si ritrovano spesso e volentieri a fare i conti con quell’istante di ritardo che ti costringe a correre appresso ai dischi. In una serata in cui, oltretutto, le emozioni sono quelle che sono: basti dire che dopo il provvisorio 2-1 di Pestoni, in powerplay, che fa balzare tutto il pubblico in piedi al 20’30”, per i biancoblù non c’è neppure il tempo d’immaginare di capitalizzare il famoso ‘momentun’, siccome trentacinque secondi dopo Baltisberger e compagni sono già sul 3-1. «Appena abbiamo segnato il 2-1, volevamo far vedere di che pasta eravamo fatti, ma lo Zurigo ha rovinato tutto segnando subito dopo – dice l’attaccante Nando Eggenberger –. I Lions ci hanno dato davvero una lezione: non dico che è tutto da buttare, ma hanno trovato il modo di tagliarci fuori dal gioco. Di sicuro hanno lottato più di noi, facendo tutto ciò che serviva per vincere. Dobbiamo tornare alle basi e far bene le piccole cose, per ritrovare la via del successo».

L’occasione, venerdì sera, contro un Rapperswil alla deriva, è di quelle a dir poco ghiotte. «Ma dovremo indubbiamente mettere in pista un prestazione ben diversa – dice, senza troppi giri di parole, il difensore Kilian Zündel –. Per la maggior parte del tempo quelli dello Zurigo ci hanno dominati sul piano del gioco, e hanno saputo sfruttare le occasioni efficacemente, mentre noi non abbiamo capitalizzato le nostre. Soprattutto, però, la differenza l’hanno fatta i dettagli, come bloccare i tiri oppure vincere gli ingaggi: loro erano sopra il 60% (61,54%), noi invece abbiamo fatto troppo poco, e senza il lavoro sporco non abbiamo alcuna chance, soprattutto contro un avversario come questo Zurigo».

L’ANNOTAZIONE

L’attesa del momento

Non sarà la prima volta che capita, ma viste le assenze dei vari Heed (a riposo dopo la botta subita alla Spengler), Terraneo (ai Mondiali U20) e dell’infortunato Isacco Dotti, contro lo Zurigo Luca Cereda in difesa può contare solo cinque titolari a tutti gli effetti. Così, oltre a Zündel, nell’occasione il coach ticinese decide di far capo anche al giovane Nadir Scilacci, diciannovenne difensore degli U20 Elit ma soprattutto dei Bellinzona Rockets, con cui è già sceso in pista 15 volte nel campionato cadetto. In pista sin dalla prima rotazione (con subito due tentativi dalla blu al primissimo ‘shift’), il numero 89 all’inizio non salta un cambio, e in chiusura di primo periodo vanta già 3’19” di ghiaccio (a fine serata, invece, saranno 6’28”). È l’ennesima dimostrazione che quello del farmteam non è un ascensore che va in una sola direzione, come successo, ad esempio, nel caso di Valentin Hofer. Il quale però, quand’è arrivato a Bellinzona ha subito dimostrato di essere dominante in ‘B’, tanto da collezionare 11 punti (di cui 7 reti) in 17 partite, diversamente da chi prima di lui aveva fatto avanti e indietro da Ambrì, come ad esempio Dufey o Marchand. E per chi ha talento, quantomeno potenziale, il momento buono arriva, prima o poi.