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Il Groundhog day svizzero, ‘situazione inspiegabile’

Il giorno successivo all’eliminazione non è meno amaro per la nazionale rossocrociata, tra rimpianti e domande. Tra cui le scelte dello staff tecnico

Quale futuro per Fischer e Albelin?
(Keystone)

Non bastano certo poche ore alla Nazionale svizzera per smaltire la delusione dell’eliminazione ai quarti di finale. L’obiettivo era arrivare al weekend conclusivo, ma Dario Simion e compagni guarderanno Stati Uniti-Germania e Canada-Lettonia in televisione. «Sono d’accordo, è stata una partita deludente – commenta l’attaccante ticinese –, non riesco spiegarmi la situazione, giochiamo un torneo fantastico per sette partite, e poi alla partita più importante non siamo capaci di essere performanti come dovremmo».

L’esito della partita è così diventato intuibile con largo e troppo anticipo rispetto alla sirena conclusiva, cosa vi è mancato per vincere? «Difficile da dire, ci siamo complicati la vita davanti alla loro porta, al posto di mettere i dischi sulla porta e cercare rebound e gol sporchi, invece abbiamo provato sempre a fare un passaggio in più. Con una rete sola è difficile vincere le partite soprattutto in un quarto di finale contro la Germania, poi sicuramente nemmeno gli special team hanno funzionato come avremmo voluto».

Il fatto è che per il terzo anno consecutivo la Svizzera lascia i Mondiali allo stadio dei quarti di finale, come fossero il suo giorno della marmotta – Groundhog day nell’originale – di cinematografica memoria, come se il passato non fosse mai avvenuto e quindi le lezioni mai apprese, affrontati sempre con il favore del pronostico. È dunque più che legittimo porre sotto la lente la figura di Patrick Fischer e alcune sue scelte. Prima fra tutte quella di schierare Robert Mayer tra i pali, l’estremo difensore del Ginevra, al di là dell’intervento imperfetto sul primo gol, non può certo essere considerato il maggiore responsabile della sconfitta, ma non ha però quell’esperienza internazionale di un Leonardo Genoni e forse la sua titolarizzazione ha inconsciamente destabilizzato una squadra che invece aveva bisogno di più sicurezza e tranquillità possibile. Anche a partita in corso il tecnico non è stato capace di intervenire a livello tattico, quando forse il gioco applicato fino a quel momento, fatto di tanto controllo del disco, non è stato accompagnato dal necessario dinamismo, permettendo alla Germania di difendersi come preferiva. C’è poi la questione del turnover impostato contro la Lettonia e dei pochi allenamenti svolti negli ultimi giorni. Chissà, forse ciò ha contribuito pure ad abbassare l’attenzione in squadra, oppure le energie non sono state gestite al meglio nei giorni precedenti, fatto è che, col senno di poi, la Germania si è presentata più pronta anche da un punto di vista fisico. Simion difende però le scelte del suo allenatore: «Non sono d’accordo con chi sostiene che contro la Lettonia abbiamo perso il ritmo, perché secondo me, una volta qualificati e guadagnato il primo posto, dopo aver comunque giocato sette partite in pochi giorni, non era sbagliato far riposare chi aveva avuto più ghiaccio nelle precedenti partite, penso che ciò non abbia niente a che vedere con la partita di giovedì».


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‘La colpa non è della partita con la Lettonia’

Più regolarità, ma l’obiettivo era un altro

Patrick Fischer ha indubbiamente avuto il grande merito di garantire con grande regolarità l’accesso ai quarti di finale, fallito una sola volta nei suoi sette anni sulla panchina rossocrociata. Il superamento dei quarti, ormai obiettivo regolarmente annunciato alla vigilia è pure avvenuto in una sola circostanza. Facendo un confronto con i suoi ultimi predecessori (e tralasciando Glen Hanlon durato una sola stagione), Sean Simpson ha pure superato una sola volta i quarti (in cinque anni), raggiungendo a sua volta la finale, ma li ha mancati tre volte, mentre Ralph Krüger vanta una semifinale, a fronte di cinque eliminazioni prima dei quarti in dodici Mondiali. Tuttavia la sensazione è che la squadra (e con lei tutto l’ambiente) sia apparsa svuotata e demoralizzata, per cui cambiare guida – con un anno d’anticipo rispetto alla scadenza del contratto – non sarebbe nemmeno così azzardato. Per provare appunto, a ripartire se non da zero, perlomeno con la testa più libera e con qualche idea diversa. Bisognerebbe però decidere se intraprendere la via di un allenatore dal comprovato curriculum e carisma internazionale o se proseguire sulla strada di un allenatore elvetico. La federazione avrà il coraggio di effettuare una scelta in questo senso?

Chi ha dovuto cambiare e sembrerebbe averlo fatto bene è la Germania (che in giornata ha ottenuto l’assegnazione dei Mondiali del 2027 con la candidatura di Düsseldorf e Mannheim), che ha scelto Harold Kreis per sostituire Toni Söderholm. «Era la quinta partita importantissima per noi, in cui era proibito perdere, per andare avanti nel torneo, sappiamo come affrontare questa situazione in cui non possiamo perdere. La gestiamo con grande serenità e concentrazione. Ci mettiamo un grandissimo impegno, che diventa difficile da contrastare per l’avversario. La prima rete e poi lo shorthand ci hanno aiutati, ma non abbiamo mai lasciato il momentum in mano svizzera. Gli elvetici hanno fatto più gioco, ma noi abbiamo segnato. Abbiamo fatto un grande lavoro e mi è piaciuto il mix tra giocatori d’esperienza e più giovani».

Eppure sulla carta la favorita era la Svizzera e ne è cosciente anche Dominik Kahun: «Sapevamo che sarebbe stata una partita calda e che dovevamo giocare come squadra. Gli attaccanti hanno aiutato in difesa, bloccando tiri, se la Svizzera aveva più stelle di Nhl, noi siamo stati più squadra».

Germania e Lettonia a caccia grossa

E adesso i tedeschi se la vedranno in semifinale con gli Stati Uniti, che nella fase a gironi si erano imposti 3-2 rimontando nel terzo tempo e che nei quarti hanno agevolmente regolato la Repubblica Ceca: «Gli americani ci rispettano – continua l’attaccante del Berna –, daremo tutto anche per questa partita, prima di tutto bisognava recuperare le forze, adesso, analizziamo gli avversari e il focus è sulla semifinale, una medaglia è il nostro obiettivo, siamo qui per questo».


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L’esempio da seguire per i tedeschi

Medaglia mondiale che in casa Germania manca da settant’anni, quando la Germania Ovest conquistò l’argento a Zurigo e Basilea. Ma diversi giocatori dell’attuale rosa erano presenti alle Olimpiadi di Pyeongchang del 2018, quando i germanici si arresero soltanto in finale alla Russia.

L’altra semifinale invece opporrà Canada e Lettonia. Nella fase a gironi i nordamericani si erano imposti per 6-0, ma la selezione di Harijs Vitolinsh vola ora sulle ali dell’entusiasmo, visto che per la prima volta nella sua storia è riuscita ad accedere alle semifinali. Le due nordamericane sono favorite, ma le avversarie europee sono pronte a rendere loro la vita difficile.