Chiusura di mandato (lungo 26 anni) col botto per il presidente della federazione internazionale di hockey: 'La decisione spetta a Confederazione e Cantoni'
Il Corona virus ha messo il lucchetto allo sport. L'hockey vorrebbe chiudere la propria stagione agonistica con un Mondiale che è però a sua volta seriamente minacciato. Sollecitato su più fronti, il presidente della federazione internazionale (Iihf) René Fasel funge anche da manager di una crisi senza eguali.
Tutto era pronto, per il grande evento di Zurigo e Losanna. Il logo dei Mondiali ha già fatto la sua apparizione sul ghiaccio dell'Hallenstadion, teatro di quello che avrebbe dovuto il debutto della Svizzera, l'8 maggio contro la Russia. Sono 300'000 i biglietti venduti in prevendita. Per René Fasel quella elvetica sarebbe stata la 26ª edizione da presidente dell'Iihf, la terza in Svizzera, l'ultima per il friborghese prima del suo 'pensionamento' previsto in settembre. «È un tornei al quale tengo in modo particolare», ha detto.
La crisi globale non solo ha scombussolato i piani: rischia addirittura di mandare tutto a rotoli. All'Hallenstadion il direttore della struttura Philipp Musshafen ha decretato già giovedì scorso lo scioglimento del ghiaccio. Che la macchine si rimettano all'opera in primavera è poco meno di un'utopia.
«Sono giorni molti difficili - concorda Fasel - con sviluppi poco prevedibili e notizie infauste ogni giorno. Abbiamo già dovuto annullare sei tornei programmati in aprile: i Mondiali U18 negli Stati Uniti e altre appuntamenti iridati giovanili. Nel complesso, quest'anno sono già sedici i tornei cancellati. Restano ancora incerti il Mondiale di Zurigo e Losanna e i tornei della prima divisione in agenda in Slovenia e Polonia».
In Svizzera la stagione è stata conclusa anzitempo, così come nel resto dell'Europa. La Nha ha sospeso il campionato. Quando la decisione di cancellare il Mondiale? «È una decisione che non compete a noi, bensì a Confederazione e Cantone. Noi stiamo lavorando come se il torneo avesse luogo, dall'8 aprile. La speranza è l'ultima a morire. Ci rimettiamo al parere di specialisti, ma più o meno in ogni ambito ci sono opinioni che divergono. Alcuni dicono che il picco della pandemia in Europa verrà superato a fine aprile, altri parlano di maggio. Ho già anche sentito che il peggio deve ancora venire, a sarà a ottobre. In veste di dentista e di medico, valuto la situazione con maggiore sensibilità, ma nemmeno io ho una risposta. Presumo che una decisione in merito al Mondiale possa essere presa entro due settimane».
Realisticamente, però, è difficile pensare che il torneo possa andare in scena. Non fosse che per le restrizioni in termini di spostamento. Mal si vede come l'Italia possa giocare... «Ha ragione. In Italia, come anche in Norvegia e Danimarca, le piste sono state chiuse. In Germania, Austria e Svizzera i campionati sono già stati terminati. In tali condizioni, diventa difficile per una selezione nazionale preparare un appuntamento tanto importante. Mi spiego meglio con una metafora: stiamo navigando in acque tempestose. Ora si tratta di riportare un po' di calma, per fare delle valutazioni realistiche. Nelle quali entrano molteplici fattori: i tifosi che hanno già acquistato i biglietti, gli hotel con le le loro prenotazioni, i giocatori, le federazioni, le squadre. Si stanno moltiplicando i segnali di un annullamento, ma oggi è ancora troppo presto per una rinuncia definitiva».
Sono 300'000 i biglietti già venduti. I tifosi possono aspettarsi un rimborso? «Al cento per cento. Se il torneo dovesse essere annullato, partirebbe l'operazione limitazione dei danni, a tutti i livelli. Il nostro obiettivo è fare in modo che ci siano meno ripercussioni negative possibili, per tutti gli attori, siano essi tifosi, sponsor e città ospitanti».
L'evento è assicurato? «Siamo assicurati contro guerre, terrorismo e catastrofi naturali. Nel 2012 facemmo una valutazione e decidemmo di cautelarci per un decennio, dal 2013 al 2023. Con un premio assicurativo di 260'000 franchi all'anno. Inoltre negli anni passati abbiamo accantonato delle riserve per circa 25 milioni di franchi, cifra che più o meno corrisponde all'utile di un campionato del mondo. Posso quindi dire che sul piano contabile siamo messi bene».
La federazione svizzera e le due città ospitanti perdono un affare importante. «Purtroppo sì. L'organizzatore locale guadagna sempre più o meno 1,5 milioni di franchi. Ma i partner più colpiti sono l'economia privata e le due città coinvolte. Basti dire che l'intera operazione muove circa 100 milioni».
Ha già vissuto prima, in 26 anni alla presidenza dell'Iihf, un'esperienza simile? No, è la prima volta. Ci sono delle analogie solo con quanto successe nel 2002, a causa della Sars. Allora cancellammo il Mondiale femminile in Cina. A differenza di adesso, però, l'allarme rientrò presto e riprendemmo in fretta il controllo».
Ritiene che il pericolo sia stato sottovalutato? «Da parte della federazione internazionale certamente no. Già a inizio marzo abbiamo annullato i primi tornei, con decisioni che avavano sollevato non poche critiche. Non si può non tenere conto dell'enorme lavoro già svolto dalle federazioni e dai paesi ospitanti, è naturale che la delusione per una rinuncia sia enorme. Con il senno di poi, posso dire che sono state fatte le cose in modo corretto. La nostra commissione medica ha fatto valutazioni della situazione in modo preciso e giusto».
Il Mondiale del 2021 potrebbe a questo punto svolgersi in Svizzera? «È un'opzione che va discussa, ma di fatto le assegnazioni sono già avvenute, fino al 2025: 2021 a Minsk e Riga, 2022 a Tampere e Helsinki, 2023 a San Pietroburgo, 2024 a Praga e Ostrava e 2025 in Svezia e Danimarca. In un campionato del mondo ci sono talmente tanti interessi commerciali e strategici che un rinvio appare complicato. In competizioni a livello inferiore, sarebbe più facile. Stanti così le cose, l'edizione del 2021 si svolgerà in Bielorussia e Lettonia».
Il 2020 è un anno speciale, per lo sport, con le Olimpiadi e gli Europei di calcio. Saranno cancellati? «Nelle ultime settimane ho imparato che le cose evolvono molto in fretta. Guardare troppo avanti non ha senso. Ogni situazione va valutata giorno per giorno. Nessuno può sapere cosa accadrà in giugno. Nessuno conosce veramente questo virus».
Lei ha annunciato il suo ritiro in occasione del prossimo congresso. Tuttavia, non se ne può andare con un Mondiale cancellato. «(Ride, ndr)`. Come no? In settembre verrà eletto il mio successore. Al quale sono fiero di consegnare una federazione in ottima salute. Ma non abbandono la nave finché la tempesta è passata. Un buon capitano, in una situazione come questa, non può abbandonare la nave».