A Interlagos Max conquista la diciassettesima vittoria in stagione davanti all’inglese e ad Alonso. Il caldo scioglie Mercedes, Ferrari e Alfa Romeo
Vorrebbe sapere se sono sulla stessa pagina, è questa la domanda che George Russell, a bordo della sua Mercedes, rivolge attraverso la radio agli ingegneri e, indirettamente, anche all’altro pilota. Davanti ha il suo compagno di scuderia Lewis Hamilton, che sta facendo la sua gara, concentrato solo su sé stesso, sulla gestione delle proprie gomme, sulle sensazioni che il suo corpo immagazzina istante dopo istante, e che non sono per niente buone. Hamilton si allontana e lascia Russell al suo destino, attaccato da Sergio Perez su Red Bull, senza l’arma dell’ala mobile a disposizione per difendersi. Il Drs per l’appunto è un meccanismo del diavolo: quando un pilota è a meno di un secondo dalla macchina che segue, può avere un ulteriore aiuto per agevolare il sorpasso. Hamilton si allontana per più di un secondo e Russell non può spalancare la propria ala, avere meno attrito e più velocità in rettilineo. Perez fa un solo boccone di Russell ma non gli basta, come un Pac-Man impazzito inghiotte anche l’altra Mercedes. Aveva ragione Russell, ai box avrebbero fatto meglio a leggere per intero lo spartito.
Tutto questo accade nella prima parte di gara, quando Perez, Russell e Hamilton battagliano per le posizioni di rincalzo. Davanti Max Verstappen, il campione perfetto, e Lando Norris, il pilota eterno secondo almeno per il momento, hanno già fatto il vuoto. A Interlagos il weekend portava in dote la Sprint Race, perciò due sessioni di prove libere su tre sono state soppresse. Nell’unica ora in cui si sono testati gli assetti, McLaren e Red Bull sembravano di un altro pianeta. Ferrari e Mercedes, invece, erano subito dietro, vicinissime tra loro ma ben distanziate dalle inseguitrici. Dal venerdì alla domenica le condizioni della pista sono cambiate sensibilmente, tutti i piani stilati due giorni prima sono stati mandati all’aria. È ora buono il passo delle Aston Martin, con Fernando Alonso subito in palla e in lotta per l’ultimo posto sul podio; lo scudiero Lance Stroll poco lontano e ben dentro i punti assegnati ai primi dieci. Sembra incredibile il passo della ritrovata Alpha Tauri, chissà che un travaso di conoscenze dalla casa madre Red Bull non sia stato già fatto in vista dell’anno prossimo. Della consistenza della Ferrari si è visto poco. Un guasto all’idraulica ha estromesso Charles Leclerc dalla contesa nel giro di ricognizione, prima ancora che la corsa partisse. Carlos Sainz è penalizzato da una strategia scellerata, che lo tiene in pista nel primo tratto di corsa più a lungo degli altri su gomme usurate. Sparisce la Mercedes, la prestazione vista al venerdì si è sciolta sui cinquanta gradi del nero asfalto brasiliano. Non piace ai piloti e ai tecnici la Sprint Race, c’è poco tempo per ragionare intorno alle macchine e questo aumenta il numero di variabili che non si possono controllare.
Verstappen si invola verso l’ennesima vittoria stagionale, seguito da Norris, la cui McLaren è ormai una seria minaccia sui tratti di pista che la Red Bull predilige di più, su cui finora aveva fatto una differenza più grande, i veloci curvoni in appoggio. Verstappen e Norris girano su un passo costantemente più veloce di 5-7 decimi a giro rispetto a tutti gli altri piloti. Fanno gara a parte. Ci pensa Alonso a rianimare la corsa. Già autore di una bellissima manovra di sorpasso ai danni di Hamilton, per una quindicina di giri ha resistito ai tentativi di Perez di avvicinarsi e mettersi sotto la distanza di attivazione del Drs. E anche quando ha concesso all’avversario di aprire l’ala mobile, Alonso ha giocato con Perez come il gatto fa con il topo, lasciandosi raggiungere, creando l’illusione del sorpasso, sparendo all’orizzonte nell’ultimo tratto di pista dove contava di più fare la differenza. Alla fine Perez il sorpasso lo trova anche, ma Alonso è ormai in uno stato di grazia totale. Opera il controsorpasso, con le carrozze delle due auto che si sfiorano, e resiste all’ultimo attacco del pilota messicano sul filo di lana già teso davanti ai caschi. Alonso non dimostra solo di essere un eccellente manico, lo sapevamo già. Mette in evidenza grinta e predisposizione alla lotta anche quando in palio non c’è la vittoria. Il finale di carriera dello spagnolo è una dichiarazione d’amore all’automobilismo.
È stata una gara strana, con sole quattordici auto al traguardo, tanti ritiri per problemi tecnici. Ne hanno accusati entrambe le monoposto di Hinwil, sia Valtteri Bottas che Guanyu Zhou sono stati fermati dagli ingegneri per un identico inconveniente tecnico da investigare. Che c’entri il motore Ferrari? La casa di Maranello venerdì aveva consigliato ai team clienti di dotarsi di propulsori nuovi, la pista di Interlagos li avrebbe messi alla frusta. Lo sguardo di Bottas, dopo essere stato richiamato ai box, era incredulo e furente. Il finlandese era, fino a quel momento, autore di una buona gara, e con un po’ di fortuna sarebbe entrato nei punti.
Il circo si trasferisce a Las Vegas per una tappa inedita. A causa dell’instabilità politica del Medio Oriente, che vedrebbe saltare l’appuntamento di Abu Dhabi, la corsa di Las Vegas potrebbe persino diventare il finale di stagione per questo 2023. Sulla carta il tracciato cittadino disegnato intorno agli hotel con casinò è velocissimo, sgradito alle Alfa Romeo, favorevole alle Williams e alle Ferrari. Si correrà alla mezzanotte ora locale, tanto per rendere il tutto un po’ più spettacolare.