Abbiamo incontrato il granata Tresor Samba e il tecnico della selezione rossocrociata U20 che venerdì affronterà a Bellinzona l'Australia
«Ci hanno messo a disposizione buone strutture, permettendoci di allenarci sul campo principale per consentire ai giocatori di prendere un po’ le misure, e forse potremo usarlo anche domattina per la seduta di rifinitura». E’ un Massimo Rizzo ottimista quello che, dopo l’allenamento al Comunale di Bellinzona, raggiunge l’albergo nel centro di Giubiasco in cui alloggia la nazionale svizzera Under 20 che stasera alle 19, proprio all’ombra dei Castelli, affronterà in amichevole i pari età dell’Australia.
Mister, cosa conosce della squadra avversaria? «Abbiamo visto solo alcuni video della loro Under 23 che ha preso parte alla Coppa d’Asia del 2022», ammette il tecnico 49enne. «Guardando le convocazioni, ho visto che circa 1/3 dei giocatori erano già presenti a quel torneo. Credo che giocheranno allo stesso modo, anche se non si possono escludere sorprese».
La selezione U20 è qualcosa di praticamente inedito, in seno alla Federazione svizzera… «L’abbiamo formata per la prima volta lo scorso settembre, col primo raduno, e poi abbiamo affrontato Bosnia e Italia. Ad ogni modo i giocatori fra loro si conoscono molto bene, perché molti hanno già giocato insieme nell’U18, sono i ragazzi del 2002 e del 2003. Stiamo lavorando per plasmare la prossima U21, coi giocatori presenti qui e altri 20-30 che stavolta non sono stati convocati».
Massimo Rizzo ha già allenato squadre maggiori - nella massima serie ad esempio lo Zurigo, squadra della sua città - ma è soprattutto coi giovani che si è sviluppata fin qui la sua carriera: tornare ad occuparsi di formazione è dunque stata una scelta piuttosto naturale… «Sì, avendo già lavorato a lungo col responsabile delle squadre nazionali Francesco Gabriele - di cui sono stato assistente per tre anni - ho avuto questa opportunità e l’ho colta. Mi occuperò di questo gruppo fino all’estate, quando finirà il suo ciclo, e poi inizierò a lavorare coi nati nel 2006, che accompagnerò per due anni nella U18».
Ci dica qualcosa dei suoi giovani talenti… «Questo è un buon gruppo, ma non voglio parlare dei singoli. Alcuni, nei loro club, giocano più di altri, ma quando vengono in nazionale partono tutti con le stesse chance. Noi, come Asf, speriamo di non perderne nessuno per strada, l’obiettivo è portare i ragazzi nella nazionale maggiore».
Qualche anno fa c’era la tendenza fra i talenti svizzeri di andarsene a giocare all’estero già a 15-16 anni, mentre ora le cose sono un po’ cambiate: preferiscono restare nel Paese qualche anno in più… «Il nostro consiglio è quello di rimanere più a lungo possibile nel Paese, però dipende anche dai club e dal progetto che hanno - o non hanno - coi giocatori. Secondo me è meglio fare la trafila in Svizzera, debuttare in Challenge o Super League, giocarvi 2-3 anni e poi tentare la via estera, perché è il percorso che aiuta di più i ragazzi. Ma non dimentichiamoci che contano molto anche le famiglie e le loro scelte. Per convincere i ragazzi a restare più a lungo, ci vuole un progetto serio, una pianificazione intelligente».
Cosa si augura per domani sera? «Speriamo di vedere tanta gente e un bell’ambiente, con molti ragazzini (l’ingresso sarà gratuito, ndr) che potranno ammirare i futuri calciatori professionisti».
A fare in qualche modo da anfitrione in questi giorni ticinesi c’è Tresor Samba, che da poco più di un anno gioca proprio nel Bellinzona, proveniente dalla seconda squadra del Basilea, club dove è cresciuto. «Per me è speciale giocare in nazionale proprio a Bellinzona, la mia nuova città, dove ho voluto venire. Mi trovo a casa, ma allo stesso tempo l’ambiente è del tutto diverso».
Con una certa regolarità esce il discorso sui giocatori in possesso di doppio passaporto, che crescono nelle nazionali giovanili elvetiche e poi, una volta adulti, si ritrovano indecisi: giocare nella nazionale maggiore rossocrociata o indossare la maglia della Paese d’origine?
«Ovviamente è una cosa a cui penso», dice il centravanti granata, «anche se nel mio caso non si è ancora presentata l’occasione di giocare in una selezione maggiore. Si tratta di scelte che coinvolgono cuore e cervello. Io però sono nato in Svizzera, sono contentissimo di vestire questi colori e spero di continuare a farlo fino alla nazionale A».
Obiettivi per la tua carriera? «Ho 21 anni, e voglio giocare al livello più alto, segnando più gol possibili. Il mio obiettivo principale è la nazionale maggiore, ma senza dimenticare che è importante prima di tutto giocare provando piacere, divertendosi».
Fra i giocatori della squadra diretta da Murat Yakin, a chi ti ispiri? «Come punta, e come ex del Basilea, seguo da vicino Breel Embolo. Abbiamo caratteristiche simili, siamo rapidi e potenti: lui è un po’ il mio modello».
Breel sta avendo un’eccellente carriera all’estero: immagino che anche tu voglia un giorno misurarti con campionati più prestigiosi di quelli svizzeri… «Amo la competizione, voglio salire sempre di livello e come tutti sogno di giocare un giorno la Champions League, ben sapendo che certi traguardi si raggiungono solo lavorando duro. Se posso sognare, direi che il massimo sarebbe il Real Madrid, la squadra che ho sempre ammirato, specie perché ci giocava Cristiano Ronaldo, il migliore di tutti».