CALCIO

Lugano, una crescita che legittima ulteriori ambizioni

Dopo una partenza al rallentatore, i bianconeri sono maturati e ora occupano il quarto posto in classifica. Mattia Croci-Torti: ‘Peccato doversi fermare’

14 novembre 2022
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Tre vittorie (una in Coppa Svizzera) e un pareggio nelle ultime quattro partite: il Lugano va alla lunga pausa invernale sulle ali dell’entusiasmo. Se a fine gennaio, quando riprenderà il cammino dell’ultima Super League a dieci squadre, dovesse imporsi sia a Sion, sia in casa contro il Grasshopper, arriverebbe al vero giro di boa (18 partite) con un solo punto in meno rispetto alla passata stagione, quella che per i colori bianconeri aveva fatto segnare il record di punti in Super League. Il Lugano, insomma, si appresta a godersi i Mondiali e a festeggiare il Natale in totale serenità. A ben guardare, alla luce dei recenti risultati ottenuti, sarebbe forse stato meglio se il campionato non si fosse fermato. Un parere condiviso da Mattia Croci-Torti… «Sicuramente stiamo attraversando un trend positivo. Nelle ultime nove uscite abbiamo ottenuto cinque vittorie, due pareggi esterni e due sconfitte, una delle quali con la corazzata Young Boys. Fermarsi è davvero peccato. Sono comunque contento del processo di crescita avuto dal gruppo, crescita che ci ha permesso di mettere una pezza al brutto inizio, con quelle tre sconfitte casalinghe. Dopo la Conference League e le sue difficoltà, con quella trasferta in Israele affrontata a ranghi ridotti, sarebbe stato facile affondare: invece, la squadra ha trovato la forza di reagire e di andare a vincere a Basilea, partita che ci ha dato quadratura e convinzione, alla base dei risultati giunti nei mesi seguenti».

Effettivamente, non è stata una prima parte di campionato agevole per il Lugano. Poche settimane dopo la conquista della Coppa Svizzera, i bianconeri si sono ritrovati a fare i conti con una ripartenza a rilento, figlia anche degli addii di giocatori che negli anni precedenti avevano fatto la differenza (Lavanchy, Lovric, Maric, Custodio…). I nuovi innesti (Mai, Doumbia, Arigoni…), vuoi per guai fisici, vuoi per mancanza di ritmo, hanno faticato a emergere, tanto da attirarsi le critiche di molti tifosi. Mister Croci-Torti ha avuto il merito di insistere e di saper attendere anche chi era in ritardo, senza venir meno al tentativo di dare una fisionomia diversa al gioco della squadra, meno attendista e più propositiva… «In questi mesi ho spesso utilizzato la parola "pazienza", concetto nel quale credo fermamente. I cambiamenti non sono mai facili da attuare, soprattutto quando si tratta di entrare nella mente dei propri giocatori, di convincerli della necessità di seguire una determinata linea. A volte ci si riesce immediatamente, in altre circostanze il processo richiede più tempo, come è capitato a me con Doumbia o Arigoni. Alla base dei successi di questo Lugano vi è il gruppo, ma non posso dimenticare come in questi mesi diversi giocatori abbiano sensibilmente alzato il livello del loro calcio. Senza star lì a fare troppi nomi, ragazzi come Mai e Arigoni, molto criticati a inizio campionato, sono cresciuti in maniera importante e vederli adesso con un diverso linguaggio del corpo e con un altro spirito rappresenta una bella soddisfazione. Per me e per la società».

Se Mai e Doumbia sono cresciuti al punto di diventare veri leader nei loro reparti, se Arigoni ha trovato una sua dimensione anche sulla fascia destra, se Valenzuela si è costruito un ruolo da protagonista a sinistra (con un considerevole apporto in fase di costruzione), c’è anche chi il déclic ancora non l’ha fatto. Mattia Bottani è un caso a sé stante, in quanto troppe magagne fisiche lo hanno costretto a un dentro e fuori dal rettangolo verde che non ha certo giovato alla sua continuità. Il suo apporto è stato meno determinante rispetto alla passata stagione, ma ora la lunga pausa potrebbe permettergli un perfetto ristabilimento e lo svolgimento di una preparazione adeguata e non forzata. Chi, invece, non ha reso quanto sarebbe stato lecito attendersi sono stati in particolare Zan Celar e Hicham Mahou. Lo sloveno è sì il capocannoniere della squadra con otto reti (tre su rigore), ma tolta la doppietta con il Winterthur e il gol a Ginevra – costatogli diversi punti di sutura e una commozione cerebrale – su azione è andato in rete soltanto altre due volte, mentre in troppe circostanze è apparso avulso dalla manovra. Renato Steffen, dal canto suo, è arrivato a Cornaredo soltanto a inizio settembre: il suo apporto è stato spesso incostante, anche se con l’avvicinarsi del Mondiale la sua condizione è andata affinandosi e in alcune circostanze ha mostrato i motivi per i quali Murat Yakin lo ha inserito nella lista dei 26 per il Qatar.

Questo Lugano, dunque, possiede ancora sensibili margini di miglioramento. Che si spera possano essere raggiunti in primavera, dopo una preparazione invernale giocoforza scombussolata dalla pausa particolarmente lunga… «Dovremo affrontare questa situazione inusuale in modo diverso dal solito. Ogni società ha optato per una propria strategia, ad esempio il Winterthur proseguirà gli allenamenti per le prossime tre settimane. Io ho preferito lasciare ai ragazzi due settimane di vacanza, dopodiché ci alleneremo tutto il mese di dicembre (la ripresa è prevista il 2, ndr). Avremo delle amichevoli di prestigio, volutamente contro avversari importanti, in grado di far crescere la squadra e metterla nelle migliori condizioni per affrontare la ripresa di un campionato che vogliamo affrontare sull’onda lunga dei risultati ottenuti in queste ultime settimane».

Di norma, a gennaio molti valori acquisiti subiscono degli scossoni a causa dell’apertura della finestra di mercato. Proprio per questo motivo è importante avere le idee chiare su quali sono le esigenze di questo gruppo… «Ci sono tante cose da migliorare, lo sappiamo. Con la ripresa primaverile parte sempre un campionato nuovo, cambiano tante dinamiche, l’importante è che la mentalità mostrata negli ultimi mesi rimanga tale: quella di una squadra coraggiosa che per far male all’avversario non ha nelle ripartenze la sua unica arma. A mio modo di vedere possediamo margini di miglioramento in difesa, per cui vedremo di lavorare in quella direzione. Cercheremo di trarre il massimo profitto da un periodo che la scorsa estate non avevamo potuto sfruttare, a causa di una rosa non ancora al completo. Questo è un gruppo che non deve avere nella salvezza il suo unico obiettivo, ma può puntare a posizionarsi tra il terzo e il quinto posto (ma la seconda poltrona, occupata dal Servette, è lì ad appena due lunghezze, ndr). Poi, vedremo cosa succederà durante il mercato, qualche giocatore ha delle richieste, altri hanno i loro desideri».

Considerato il titolo già assegnato allo Young Boys, rimane aperta la lotta per il titolo di vicecampione… «Il Basilea possiede il miglior organico, ma è penalizzato dalla partecipazione alle Coppe europee. Se la sua avventura in Conference League dovesse proseguire, ce la giocheremmo tutti alla pari. Noi dobbiamo crederci, porre l’asticella il più in alto possibile. E non dimentichiamoci che avremo pure la Coppa Svizzera da portare avanti, competizione che lo scorso anno ci aveva regalato una gioia immensa».

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