Il Lugano ha chiuso al secondo posto la regular season e si appresta ad affrontare le ultime cinque, decisive sfide e la semifinale di sabato a Sion
L’ultima volta in cui il Lugano si è issato sul trono calcistico elvetico, il mondo era appena uscito dalla più spaventosa guerra della sua storia. È dalla stagione 1948-49 che i bianconeri aspettano di festeggiare un nuovo titolo nazionale, il quarto da porre nella bacheca di Cornaredo. In alcune circostanze ci sono andati vicini, come nella stagione 2000-01, con il secondo posto alle spalle del Grasshopper dopo aver chiuso in testa la fase preliminare. Tuttavia, nel nuovo secolo mai hanno assaporato con tanta intensità come in queste settimane il profumo del trionfo. La classifica di Super League continua a sostenere che la migliore squadra è lo Young Boys, con i suoi sei punti di vantaggio, in controtendenza con i risultati del 2024 che dimostrano come quella più in forma sia proprio il Lugano (33 punti contro 25). La compagine di Mattia Croci-Torti ha chiuso la fase preliminare con otto vittorie nelle ultime nove partite, un ruolino di marcia come nessun’altra. E i successi salgono a dieci se si tiene in considerazione anche la Coppa Svizzera, competizione che sabato vedrà i bianconeri di scena al Tourbillon di Sion per andare a caccia di una terza finale consecutiva. Sia il tecnico sia la squadra non si nascondono: giunti a questo punto, pensare alla doppietta è d’obbligo, consci delle difficoltà insite in una simile rincorsa, ma altresì sicuri di stare fisicamente e mentalmente meglio rispetto alle dirette concorrenti. D’altra parte, il Championship Group, al via nel weekend successivo a quello dedicato alla Coppa, distribuirà ancora 15 punti nelle restanti cinque partite, con un confronto diretto a Berna l’11 maggio. Tutto, insomma, è ancora possibile e l’ambiente bianconero ha tutto il diritto di continuare a sognare. Se poi dovesse svegliarsi con un pugno di mosche in mano, poco male, la stagione andrebbe comunque archiviata tra le pratiche in attivo.
Con due finali di Coppa Svizzera (una vinta), due partecipazioni alle Coppe europee, un terzo e (al momento) un secondo posto in Super League, l’attuale dirigenza raccoglie i frutti di un lavoro in profondità iniziato già con la presidenza Renzetti e che ha portato il Lugano a migliorare, di stagione in stagione, il bottino di punti in campionato, passando dai 35 della gestione Zeman ai 59 attuali. La mossa decisiva l’ha però effettuata Martin Blaser al momento della separazione dal brasiliano Abel Braga, affidando la gestione del gruppo a Mattia Croci-Torti. Una scelta che in un primo momento poteva sembrare azzardata, ma che si è invece rivelata determinante. La squadra che sta lottando per il “double” l’ha forgiata il tecnico momò, plasmando un gruppo camaleontico, in grado di adattarsi, senza alcun apparente disagio, a ogni situazione propostagli dalle contingenze di una partita. Certo, quest’anno la squadra ha pagato una rosa non all’altezza di reggere il doppio impegno Europa-Super League, perdendo banalmente qualche punto di troppo che in questo momento farebbe maledettamente comodo. Tuttavia, il Lugano è sempre rimasto sul pezzo e una volta chiusa la parentesi europea e recuperati alcuni dei molti (troppi) infortunati si è reso protagonista di un crescendo che prima lo ha portato a mettere la freccia sul Servette e ora a far sentire il fiato sul collo di uno Young Boys a inizio stagione considerato da tutti imbattibile.
Nel calcio, si sa, tutto va molto veloce e il santo di oggi può diventare il paria di domani. Ma alla luce dei risultati e della popolarità di cui gode tra i tifosi, Mattia Croci-Torti è senza ombra di dubbio la pietra sulla quale edificare il Lugano del nuovo stadio.