La nazionale svizzera vuole sfruttare il buon lavoro svolto, pure in Ticino. Marco Maggi: ‘Contiamo molto su questa qualificazione’
Stasera a Thun la nazionale femminile ospita l’Italia per difendere il primo posto nel girone di qualificazione ai prossimi Campionati del mondo (in Australia e Nuova Zelanda nel 2023). A tre giornate dal termine delle qualificazioni la Svizzera vanta un punto di vantaggio sulle azzurre, grazie in particolare alla vittoria ottenuta all’andata a Palermo. Un successo dunque permetterebbe alle ragazze di Nils Nielsen di mettere una seria ipoteca sulla qualificazione, visto anche che le ultime due partite contro Croazia e Moldavia dovrebbero rappresentare degli ostacoli facilmente sormontabili. Rispetto al recente pareggio con la Romania, la Svizzera recupera Ramona Bachmann, al rientro dopo aver contratto il Covid. I risultati della nazionale negli ultimi anni sono positivi e lo si vede anche in Ticino, dove la sezione femminile dell’Ftc è gestita dai responsabili Rosanna Michelotti e Marco Maggi.
«Purtroppo la nostra nazionale si è complicata la vita, non vincendo venerdì in Romania – spiega Maggi –. Anche un pareggio potrebbe bastare per chiudere secondo me la questione. Altrimenti ci saranno gli spareggi, sempre insidiosi, anche se agli Europei che si svolgeranno in luglio in Inghilterra ci siamo qualificati così, a spese della Repubblica Ceca. Contiamo molto su questi Campionati europei, speriamo che possano favorire un ulteriore sviluppo a livello nazionale e cantonale. Purtroppo agli ultimi Mondiali in Francia non eravamo presenti, eppure abbiamo beneficiato moltissimo della copertura televisiva e mediatica dell’evento, che ci ha portato numerose nuove adesioni e un forte interesse. Per noi questi avvenimenti hanno un’importante ricaduta».
Tralasciando queste qualificazioni, dall’Italia si può anche trarre esempio: «Al di là di questa partita bisogna però sottolineare come in Italia si stia spingendo per un campionato professionistico a partire dalla prossima stagione, cosa che in Svizzera non è ancora prevista. Da tempo io e Rosanna Michelotti, agli incontri dell’Asf con le federazioni regionali abbiamo proposto d’invogliare le principali società a fare qualcosa per il calcio femminile, perché l’amore non è mai sbocciato definitivamente. L’Italia ha imposto una sua linea, da noi si tende a fare più fatica a prendere decisioni forti. Intanto però le tesserate italiane sono passate da essere la metà di quelle svizzere, a superarle».
Il campionato nazionale (così come fra gli uomini) è l’anello debole del nostro calcio: «La nazionale maggiore è formata attualmente prevalentemente da giocatrici impegnate all’estero fra cui le due star Ana-Maria Crnogorcevic e Ramona Bachmann, infatti non possiamo contare su un campionato così competitivo come altri. A livello giovanile invece la formazione è migliorata tantissimo, le nostre nazionali sono competitive e il centro di Bienne è la prova tangibile dell’impegno della Federazione Svizzera per il calcio femminile. E anche le ticinesi partecipano sempre più a queste attività, al contrario di qualche anno fa».
Anche in Ticino il lavoro svolto con le più giovani è encomiabile: «In Ticino si è creato, tramite il Team Ticino e da un’idea dell’Associazione calcio femminile ticinese, un sistema di calcio d’élite nel settore femminile, poi diventato Team Ticino femminile, che ci permette di chiudere il gap fra la base e il vertice di questo sport. Noi stiamo anche lavorando tanto sulla base. Per esempio, proprio in questo momento io e Rosanna siamo al campo di Taverne dove si stanno allenando le più di venti bambine iscritte alla scuola calcio cantonale. È una cosa bellissima da vedere, anche perché ogni movimento ha bisogno di una solida base per crescere. Il calcio femminile è spesso definito un’isola felice, lontana da un tipo di calcio a volte un po’ troppo violento e aggressivo, sebbene le nostre ragazze giochino fino a una certa età contro o assieme ai maschi. Grazie al fatto che siamo un progetto relativamente piccolo e abbiamo la fortuna di poter scegliere degli allenatori che siano anche degli educatori o docenti di formazione. Ciò ha anche invogliato allenatori di qualità a lasciare il settore maschile per quello femminile. Infatti anche oggi (ieri per chi legge, ndr) siamo qui al campo in due responsabili e altrettanti allenatori, segno di un’organizzazione, soprattutto per la base, che in molti ci invidiano. Inoltre le ragazze hanno tutte passione, mentre i ragazzi non sempre scelgono il calcio soltanto per la passione».
La ciliegina sulla torta sarebbe allora una partita di Bachmann e compagne a Cornaredo: «Abbiamo già fatto richiesta perché ciò accada e sarebbe bello portare la nazionale da noi, perché il Ticino sta facendo miracoli, se pensiamo che siamo la penultima tra le tredici federazioni regionali svizzere per grandezza, ma ai tornei con le selezioni cantonali siamo sempre fra i primi, così come per la presenza sempre più massiccia di ragazze ticinesi al centro federale di Bienne. Il passo avanti sarà portare una delle nostre ragazze nella nazionale A. Inoltre due settimane fa abbiamo ospitato a Giubiasco il torneo scolastico, con la partecipazione di oltre trecentocinquanta ragazze e più di un migliaio di persone in tutto».