Marco Maggi fa il punto sulla Nazionale femminile, che affronterà i Mondiali con un nuovo allenatore. Mentre a livello cantonale c’è grande entusiasmo
Un 2-1 al supplementare nello spareggio contro il Galles, ha permesso alla Svizzera femminile di qualificarsi per i Mondiali dell’anno prossimo, per il quale è stata inserita nel Gruppo A con Nuova Zelanda (co-organizzatrice con l’Australia), Norvegia e Filippine. Ne discutiamo con Marco Maggi, responsabile assieme a Rosanna Michelotti del calcio femminile presso la Federazione ticinese. «Questa qualificazione è stata sofferta, come lo era stata quella per gli Europei (ottenuta ai calci di rigore contro la Repubblica Ceca, ndr), ma per noi è manna dal cielo, perché si fa in fretta a perdere ciò che si è guadagnato in termini di credibilità e visibilità, appena si fallisce un obiettivo – spiega Maggi –. Questo obiettivo fa sì che l’attenzione dei media resti alta e che si continui a investire nel calcio femminile, anche in Ticino. Inoltre con il sorteggio del girone abbiamo avuto una botta di fortuna pazzesca: la Norvegia è reduce da un Europeo deludente, le Filippine non penso siano una squadra particolarmente temibile, infine la Nuova Zelanda farà sicuramente degli sforzi importanti, ma finora non è mai apparsa sul proscenio internazionale».
Mondiali che tra l’altro verranno trasmessi in chiaro dalle reti Ssr-Srg… «Tutto ciò che i giornali e le televisioni stanno facendo per il calcio femminile è bellissimo e appagante per noi che lavoriamo in questo ambito, visto che siamo partiti praticamente da zero. Però questa attenzione mediatica è dovuta anche ai risultati positivi che fanno aumentare l’interesse».
L’incognita maggiore riguarda chi si siederà sulla panchina rossocrociata, visto che l’attuale Commissario tecnico, il danese Nils Nielsen, ha rassegnato le dimissioni per la fine dell’anno: «Per chiunque arrivi sarà difficile sostituirlo visto che innanzitutto è veramente un personaggio interessante anche al di là del calcio, molto amabile e arguto. Inoltre ha saputo portare una nazionale non eccelsa a risultati importanti. Stanno emergendo delle giocatrici molto talentuose e giovani e c’è ancora la vecchia guardia, rappresentata da Bachmann, Thalmann e Crnogorcevic, che sono sul viale del tramonto, per cui siamo un po’ in una situazione di mezzo. Ma a parte un Europeo riuscito male è riuscito ad amalgamare la squadra, bisogna comunque ricordare che la Nazionale è composta in prevalenza da elementi militanti all’estero. Tra i club svizzeri, lo Zurigo sta sì facendo bene in Champions, ma in campionato mi sta deludendo, visto che attualmente è soltanto terzo».
Inoltre la Svizzera si è pure candidata per ospitare i prossimi Europei nel 2025, l’Uefa deciderà a gennaio quale candidatura scegliere; oltre a quella elvetica c’è quella congiunta tra Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia, quella francese, polacca e ucraina. «Nielsen stesso ha detto che la Svizzera è un Paese affidabile e ben organizzato e che se fosse per lui non avrebbe dubbi nell’affidarci l’organizzazione dell’Europeo. Per noi sarebbe una cosa bellissima, abbiamo le infrastrutture e gli stadi, in Svizzera interna, per poterlo ospitare, vedo però la difficoltà di essere una nazione che deve ancora farsi strada, se si vuole privilegiare una nazione che ha una grande tradizione e cultura nel calcio femminile, sicuramente non siamo la scelta migliore. In Ticino invece a livello di infrastrutture siamo molto indietro, se pensiamo che in Svizzera interna quasi ogni paesino di campagna ha il suo campo in erba o sintetico, con magari sei o sette spogliatoi, ma la cultura ticinese è indietro da questo punto di vista e non solo per quanto concerne il calcio femminile. Per esempio a novembre andremo a Tübach nel canton San Gallo, per disputare i campionati svizzeri con le selezioni giovanili e per essere un paesino praticamente sconosciuto ha un’infrastruttura piuttosto impressionante».
Detto dei buoni risultati della nazionale maggiore, qual è invece la situazione delle giovanili? «A livello di nazionali giovanili non siamo ancora all’altezza di disputare campionati internazionali, come con le adulte, in compenso c’è un’importante presenza di ragazze ticinesi, che vengono chiamate o come titolari o come riserve. Un esempio è sicuramente Caterina Tramezzani, che a 17 anni gioca nella Nazionale U19 e nello Young Boys, penso che lei potrà in futuro entrare a far parte della Nazionale A, in un futuro nemmeno troppo lontano. Inoltre al centro di formazione di Bienne sono presenti un paio di ticinesi».
Infine a livello cantonale Maggi e Michelotti hanno saputo costruire un movimento florido, tuttavia sussiste qualche motivo di preoccupazione: «In Ticino abbiamo creato un gruppo di lavoro con le diverse società che hanno una sezione femminile, pur non essendo tantissime, alle quali chiediamo anche di lavorare con i doposcuola per ampliare la base. Purtroppo quello che dovrebbe essere il fulcro, il Lugano, ancora non funziona a pieno regime, infatti dopo la retrocessione in Lega nazionale B si trova ancora in fondo alla classifica, con un solo punto in sei partite, perdendo anche un paio di ragazze, il che non rappresenta il valore del movimento ticinese.
Pertanto mentre la base continua a crescere, alla Coppa Ticino Allieve D e E disputata a inizio ottobre a Gnosca hanno preso parte tredici o quattordici squadre interamente composte da ragazze, manca ancora un po’ la punta della piramide. Sarebbe un peccato dover rinunciare di conseguenza a un Team Ticino che sta facendo veramente molto bene, con le U17 che hanno chiuso lo scorso Campionato svizzero al secondo posto e non vorremmo retrocedere a una situazione frustrante per tutto il movimento. C’è infatti un grande entusiasmo, perché rimaniamo sempre una realtà positiva, una sorta di isola felice. Inoltre il calcio offre ormai molte possibilità alle bambine e loro le stanno sfruttando bene».