Ancora scosso dalle vicissitudini societarie, domenica il Lugano di Angelo Renzetti ospita lo Zurigo nel primo match della nuova stagione di Super League
La cessione della società sfumata solo qualche settimana fa non è ancora stata del tutto digerita (e forse mai lo sarà), ma per Angelo Renzetti è ora di tornare a guardare (anche) al campo, dove domenica contro lo Zurigo a Cornaredo (ore 14.15) il Lugano targato Abel Braga esordirà nella nuova stagione di Super League, la dodicesima da presidente per l'imprenditore locarnese.
«La squadra mi sembra abbastanza serena, grazie anche al grande lavoro dello staff e in particolare dell’allenatore, che con la sua grande esperienza e il suo carisma sta trasmettendo ai ragazzi il giusto equilibrio tra calma e carica per iniziare al meglio la stagione – ci spiega il numero uno bianconero –. Si vede che i giocatori lo ascoltano e lo seguono, tutti si sentono valorizzati e mi sembra che durante la preparazione si sia lavorato bene, anche se poi come sempre sarà il campo a confermarlo o a smentirlo. Purtroppo a causa delle turbolenze a livello societario abbiamo iniziato un po’ tardi a lavorare, la squadra non è ancora al completo per affrontare un campionato oltretutto più difficile rispetto agli anni passati, ma spero che un aiuto in questo senso arriverà dal mercato e dal campo stesso, perché si sa che se ci sono i risultati, tutto diventa più facile».
Di aiuto potrebbe anche essere il fatto di aver (per ora) cambiato davvero poco della rosa che ha chiuso quarta a un punto dal terzo posto sinonimo di Europa l’ultima Super League, con la sola partenza dell'esterno sinistro Guerrero (proprio allo Zurigo) non ancora rimpiazzata degnamente (in quella posizione dovrebbe inizialmente giostrare Facchinetti), mentre davanti con l’avvicendamento tra il partente Gerndt (Thun) e il neoacquisto Demba Ba (senza dimenticare il giovanissimo Muci) il saldo pare positivo… «È vero, cambiare poco tra una stagione e l’altra solitamente è un vantaggio, specie quando si è chiuso bene, ma con Braga approcceremo le partite con un altro gioco, molto più improntato sul palleggio e sul pressing alto, per cui il rendimento della squadra è ancora tutto da verificare. Dall’amichevole contro l’Inter sono arrivati segnali positivi (2-2 e sconfitta ai rigori, ndr), ma il campionato è un’altra cosa. L’idea di calcio di Braga mi piace, non può non piacere a chi ama questo sport, ma tra il piacere e l’efficacia può esserci una bella differenza. In ogni caso le questioni tecniche le lascio a lui, io non ci metto il becco, non è il mio ruolo».
Ma qual’è il rapporto tra il presidente e un allenatore che, perlomeno inizialmente, non aveva scelto quest’ultimo bensì l’ipotetica nuova proprietà prima che si rivelasse un buco nell’acqua? «Tra noi c’è già un bel rapporto, sincero, parliamo un po’ di tutto ma come detto non troppo del campo. Abbiamo cenato assieme giovedì sera, mi ha spiegato le sue impressioni dopo queste prime settimane, chi ha fatto progressi e chi meno, cosa ha ancora bisogno la squadra a livello di mercato, eccetera. In sostanza però mi ha detto che è molto contento, sia dal punto di vista sportivo sia del suo inserimento in Ticino, si trova molto bene a Lugano».
A livello di obiettivi stagionali, il “Près” preferisce fissare l’asticella non troppo in alto, in modo da non caricare la squadra di ulteriore pressione… «Trovo che in questi anni il gruppo abbia raggiunto un buon equilibrio e come detto anche con il nuovo allenatore c’è già una bella intesa, per cui non c’è bisogno che dica niente di particolare. Anzi, vorrei lasciarli il più tranquilli possibile, in modo che possano concentrarsi unicamente sul campo e dare il massimo in un campionato che come detto sarà molto difficile. L’obiettivo iniziale non può che essere quello della salvezza, poi strada facendo vediamo».
Obiettivo salvezza intesa come sopravvivenza invece quello societario… «Io non vado in campo a lottare ma lo faccio fuori. Devo tenere sotto controllo una situazione per nulla rosea in questo periodo post-covid e che oltretutto si è ulteriormente aggravata con quanto successo a livello societario e il mancato cambio di proprietà. La situazione è ancora agitata e se già prima cercavo qualcuno che potesse darmi una mano a tenere in piedi la baracca finanziariamente, ora questo bisogno è diventato se possibile ancora più urgente. Evidentemente più il tempo passa e più la situazione si complica, ma noi stiamo sempre lavorando e senza scendere nei dettagli, una soluzione potrebbe non essere poi così lontana. Ci sono sempre state più possibilità in pentola, vediamo quale finirà per bollire. Dopo quello che è successo non voglio sbilanciarmi di più e creare aspettative, però nonostante tutto rimango positivo».
Anche con all’orizzonte (il 28 novembre) un referendum sul polo sportivo e quindi sul nuovo stadio fondamentale per continuare a giocare nella massima serie elvetica... «Onestamente in questo momento il mio pensiero principale non è quello e a dire il vero non è un tema che mi ha mai allarmato più di tanto, perché credo nel buon senso delle persone e ritengo che chi ama lo sport, ma non solo, sia in grado di capire che si tratta di un progetto fondamentale non solo per la Città di Lugano ma per tutta la regione. E anche se dovesse andare male, troveremmo il modo di avere uno stadio omologato per la Super League, il Ticino non può farne a meno».