Calcio

Le Cavallette e quella corsa verso il grande salto

Dopo il 'disastro' della passata stagione, Giotto Morandi e compagni puntano a una promozione senza rischi e per questo vogliono andare in fuga

15 dicembre 2020
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Il Grasshopper reduce da una sconfitta, il Chiasso da una vittoria. Quasi paradossale, in una stagione che vede le Cavallette al comando della Challenge League con appena tre sconfitte in tredici partite e i momò (che hanno giocato un match in meno) ultimi con due sole vittorie all’attivo. E invece è proprio così che le due squadre arrivano allo scontro di questa sera al Letzigrund (ore 20), dove i padroni di casa vogliono riprendere una corsa verso la promozione che dopo lo scivolone di venerdì a Thun (1-3) è un po’ meno solitaria (gli stessi bernesi si sono riportati a -4 dalla vetta, mentre a cinque punti dagli zurighesi ci sono Aarau e Winterthur, con quest’ultima però che ha disputato una partita in meno).

«Sapevamo che a Thun sarebbe stata una partita difficile, anche perché sul sintetico eravamo reduci da due sconfitte – ci spiega il ticinese del Gc Giotto Morandi riferendosi agli unici due altri ko della sua squadra, in casa di Neuchâtel e Kriens –. La partita non l’abbiamo dominata, ma siamo stati chiaramente superiori agli avversari, salvo venir puniti da due gol stupidi su palla ferma, per poi subire il 3-1 in contropiede. Possiamo tranquillamente dire che l’abbiamo buttata via noi».

Un errore che brucia ancora e da non ripetere

Un’espressione quest’ultima che il 21enne locarnese, figlio del tecnico del Bellinzona Davide Morandi, utilizza anche per ricordare quanto successo nella passata stagione, conclusasi con il Vaduz che ha seguito in Super League il Losanna (primo con ampio margine) dopo aver superato lo stesso Thun in uno spareggio “soffiato” nelle ultime giornate proprio al Grasshopper… «A ripensarci fa ancora male, abbiamo letteralmente buttato via la possibilità di giocarci la promozione almeno al barrage nelle ultime partite. Anche per questo stavolta non vogliamo rischiare e siamo partiti con l’idea di mettere subito più punti possibili tra noi e le altre squadre candidate alla promozione, vogliamo evitare di arrivare alla fine con il fiato dei nostri inseguitori sul collo, né tantomeno essere noi a inseguire. In questo senso brucia aver perso uno scontro diretto, oltretutto altri risultati del turno sono stati favorevoli a noi (in particolare il pareggio tra Aarau e Stade Losanna, ndr) per cui era l’occasione ideale per scavare ulteriormente terreno sugli inseguitori, però non c’è da disperarsi, in fondo stiamo facendo un bel percorso e siamo sempre primi».

A patto di tornare subito al successo contro i ticinesi… «Sì, dobbiamo immediatamente reagire ma non sarà di certo una passeggiata, loro a differenza nostra arrivano da una vittoria, oltretutto colta dopo alcuni risultati negativi (3 sconfitte filate prima del 3-0 rifilato al Wil), ndr, per cui saranno motivatissimi. Ma lo sappiamo e non li sottovaluteremo».

Protagonista in una squadra giovane ma dal potenziale molto alto

Passata in mani cinesi la scorsa primavera, la società più titolata in ambito nazionale (27 volte campione svizzero) vuole tornare nell’élite del calcio rossocrociato e per farlo ha deciso di ripartire quasi da zero, rivoluzionando la rosa durante la breve pausa estiva… «Come squadra, guardando anche alle grandi qualità delle individualità che la compongono, abbiamo ancora ampi margini di miglioramento. La rosa rispetto alla scorsa stagione è cambiata molto, sono arrivati più di dieci nuovi giocatori e tra i titolari di quest’anno solo 3-4 lo erano già nello scorso campionato. Inoltre l’età media della rosa è molto bassa, attorno ai 23 anni (stando ai dati del sito transfermarkt 23,3, più alta solo di quella di Chiasso con 22,3 e Wil con 21,7, ndr), per cui è normale che la squadra non giri ancora al massimo. D’altronde quello della società è un progetto a lungo termine».

Un progetto nel quale il centrocampista ticinese, fresco (a inizio anno, giusto prima dello scoppio della pandemia) di rinnovo fino al 2023, vuole avere un ruolo centrale… «È quello che spero, a maggior ragione se quest’anno riusciremo a raggiungere la promozione, che a livello di prospettive renderebbe evidentemente tutto più interessante».

Che il giovane Morandi stia lavorando nella giusta direzione lo dimostra anche la fiducia ricevuta, oltre che dalla società, dal nuovo tecnico dei biancocelesti, il portoghese João Carlos Pereira, che lo ha praticamente sempre schierato dal primo minuto, anche se allo stesso modo non gli ha quasi mai (seppur per pochi minuti) fatto finire le partite… «Come dice sempre il nostro allenatore, nel calcio moderno e con l’attuale regola delle cinque sostituzioni è davvero difficile che i giocatori offensivi rimangano in campo per tutta la partita. Per quel che mi riguarda sono felice ma non soddisfatto appieno di come ho iniziato la stagione, nel senso che sono contento di giocare con continuità, solo una volta nelle tredici partite disputate non sono partito titolare, ma potrei fare molto di più. In particolare finora ho realizzato due gol e fornito due assist, ma per le opportunità che ho avuto, sia giocando da trequartista sia da ala destra, avrebbero dovuti essere di più. Mi manca un po’ di “killer instinct”, ne sono consapevole e continuo a lavorare sodo per migliorare sotto questo aspetto».