laR+ Tiri liberi

Purtroppo la tecnologia viene utilizzata male

Fra i vari problemi dell'arbitraggio c'è anche il diverso trattamento che i direttori di gara riservano ai giovani rispetto ai senatori

Le cronache di questa settimana, da noi ma anche in Italia, riportano una serie di fatti legati a errori arbitrali relativi a diverse discipline sportive. E dire che la possibilità di farsi aiutare dal Var (calcio) dall’instant review (hockey) dovrebbe indurre gli infelici direttori di gara a fare meno errori possibili. Se il Var serve solo a evidenziare la punta di una scarpa in fuorigioco e non a definire meglio determinati falli o la posizione del disco in un offside, allora siamo in un mondo troppo aleatorio di giudizio. Ci sarebbe da sfruttare l’occasione, col Var appunto, di smascherare i tarantolati che si tengono le mani sul volto quando nemmeno sono stati sfiorati. Oppure per verificare l’entità della violenza di un gesto, o ancora per meglio conoscere i movimenti dei giocatori per evitare di prendere decisioni sbagliate su ammonimenti, espulsioni e rigori.

Nel basket è tornato di moda il flopping, cioè il far finta di aver ricevuto un colpo e finire a terra. Molto spesso è la scoordinata dinamica di un passo o di un movimento che determinano la caduta e non la volontà di ingannare l’arbitro. Ma così diventa più chic! Nel basket, che è ciò che ci interessa di più, quando la visione di un determinato fatto non è chiara, la visione dura anche tre o quattro minuti, un’eternità. E pensare che gli arbitri in campo sono ben tre e il terreno da gioco è di misura ridotta rispetto ad altri sport.

Non mi sono piaciute molto certe differenze di valutazione legate ai nomi e non al ‘reato’ in sé. Quando si tratta di un giovane, il fischio arriva anche se c’è un contatto minimo: quando si tratta di giocatori scafati – magari Colon, Gravet o la Constantin – la tolleranza è molto maggiore. E, spiace dirlo, ma visto che si è detto che bisogna essere poco tolleranti con le proteste, due pesi e due misure vengono usati anche con gli stranieri: piaccia o meno, il colore della maglia ha il suo peso. Lo diciamo ora che le fischiate sono state poco influenti sui risultati, augurandoci che in futuro vi siano metri più equilibrati in seno alle partite.

Infine veniamo ai calendari e al loro mancato sostegno del basket. Sabato, nello spazio di 20 km e a distanza di un’ora al massimo, tre squadre di A hanno giocato in Ticino. Una volta si facevano i calendari a mano e qualcosa sfuggiva: oggi, coi computer, non dovrebbe essere difficile evitare stupide concomitanze che penalizzano gli appassionati e i club, che avrebbero bisogno di visibilità, ma è impossibile che la Rsi possa coprire 3 partite in contemporanea. Piccole cose che dimostrano come non facciamo proprio mai progressi.

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