Dalla squalifica di De'Shawn Williams che ha penalizzato il Lugano, segreta per motivi di privacy, alla terza fase dal calendario iniquo
Bisogna dire che ci vuole un certo impegno a fare cose così assurde da far impallidire: Swiss Basketball è in prima fila anche in questo, con l’ultima perla la squalifica di De’Shawn Williams per quattro giornate. Naturalmente, il suddetto gioca in una squadra ticinese e in Ticino, periferia estrema dell’Impero, le notizie non sempre arrivano. Allora: Williams ha ricevuto la squalifica di quattro giornate in giugno quando era negli States, ma non ha aperto la mail. Il suo agente, al momento della firma del contratto col Lugano si è “dimenticato” di avvisare la società di tale squalifica o, forse, “nemmeno lo sapeva”. Non lo sapeva nessuno, in fondo, tranne il solerte, si fa per dire, giudice. In tre mesi tutti zitti, poi una vocina, in settimana, è arrivata, magari dalle rive del Reno, a chiedere come mai Williams avesse giocato a Vevey. Strano che proprio domenica l’avversario del Lugano fossero gli Starwings, vero? E così per il Lugano, oltre alla sconfitta, anche la beffa di due punti di penalizzazione. Un silenzio legato alla privacy, nuovo mostro dell’oscurantismo, quando in tutti gli sport in Europa, ma anche in Svizzera, la lista degli squalificati esce anche sui giornali: ma il basket no, si trincera dietro questi muri, e sta zitto, pronto a punire. Nell’era della trasparenza, non tutto è ancora alla luce del sole, in nome di una privacy che fa a pugni con gli sportivi che, più personaggi pubblici di così, non saprei. Ora c’è da augurarsi che il ricorso del Lugano, penalizzato di due punti in classifica, venga accettato in sede di riesame, ma con la velocità con la quale si evadono i ricorsi nel basket, forse avremo risposte sotto l’albero di Natale.
Domenica, proprio per non farci mancare nulla, per oltre 30 secondi di gara gli Starwings hanno messo in campo quattro stranieri contemporaneamente. Pensiamo che il coach abbia fatto apposta? Possiamo pensare che nessuno al tavolo, al momento del cambio se ne sia accorto? I quattro stranieri, anche nella loro lingua, si può pensare che sappiano contare sino a quattro? Chi è tenuto a controllare l’ha fatto? Direi di no. Intanto, nelle due azioni, ci sono stati dei falli dei bianconeri su uno degli stranieri: sarebbe stato logico annullare almeno i falli in quanto coloro i quali li hanno subiti non avrebbero dovuto essere in campo. Per fortuna nessuno ha realizzato canestri, altrimenti anche il risultato sarebbe stato falsato. E per fortuna che il Lugano era avanti di una ventina di punti e nulla cambiava: se uno dei quattro avesse realizzato due punti che valevano una vittoria, che si faceva? Le regole vanno fatte in maniera sostenibile e tali da non incidere più su chi subisce che su chi commette errori, ma da noi, nel basket almeno, non è così.
Magari rifletterci un attimo e provvedere non sarebbe tempo sprecato. Non basta un fallo tecnico a risarcire, ci vorrebbe almeno un “fallo intenzionale”. Staremo a vedere se qualcuno interverrà.
Torno su un mio pallino, la terza fase: non contenta, Sb la ripropone anche quest’anno, prendendo come classifica quella finale della scorsa stagione. Stavolta ne beneficia ulteriormente la Spinelli, che giocherà in casa contro le più forti, dalla seconda alla sesta, e fuori casa le altre quattro. Però non ci sono più né Lucerna, né il Boncourt, ma il Pully: e allora? Allora, come sempre, si va a naso e via con un calendario che più iniquo non può essere. Alcuni dicono che sono le società che vogliono il calendario di tutto l’anno per programmare meglio: ma mi si spiega perché avere un calendario infedele piuttosto di uno più consono alla realtà dopo 9 partite? Solo il trionfo del ridicolo e dell’assurdo.