BASKET

Vent'anni di Tigers in una stagione di transizione

Dopo un campionato piuttosto deludente, il Lugano si ripresenta al via con un roster rinnovato e con la solita attenzione al vivaio

15 settembre 2023
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I Lugano Tigers si sono presentati per la stagione che andrà a iniziare fra dieci giorni. Condotto da Alessandro Tamburini, nuovo addetto stampa, l’incontro ha permesso una visione a 360° di quella che si annuncia come una stagione particolare.

«Vent’anni di Lugano Tigers, 81 di basket a Lugano, dalla Federale in poi, con viarie denominazioni – ha sottolineato il presidente –. Un Lugano che, proiettandosi verso il palazzetto che ci sarà fra 3 anni, continua a operare sui giovani del vivaio. Una transizione verso il futuro che vuole riportare l’entusiasmo di un tempo e una qualità di gioco molto alta. Non possiamo iniziare senza ricordare Oscar Rota, scomparso alcuni giorni fa, un allenatore generoso quanto bravo che ha operato in vari club del Ticino, compreso Lugano. Infine, l’ingaggio, a dire il vero è un ritorno, di Andrea Petitpierre quale viceallenatore».

Il presidente Cedraschi ha poi evidenziato l’insieme delle prospettive bianconere: «Sono contento che possiamo continuare, grazie al supporto di tutte le persone del comitato e non che mi sono state vicine e ci hanno aiutato. Sono momenti difficili, nei quali non è facile reperire sponsor, ma ringrazio tutti quelli che ci hanno sostenuto e ci sostengono con i loro contributi. Quest’anno avremo come sponsor principale la piattaforma digitale Lugano’s Plan B, oltre ad Ail, La Mobiliare, Montanstahl, Visetti Isolazioni, Zurigo e Svela Sagl, oltre a Gold sponsor e altri che ci permettono un budget di 450'000 franchi. Pochi, rispetto ad altri club, ma, pur senza declamare obiettivi, vogliamo sempre migliorarci. Diciamo che vogliamo arrivare al nuovo palazzetto di settembre 2026 con una società solida e con un gruppo di giovani proveniente dal vivaio. Sappiamo che in Ticino sono le vittorie che portano pubblico, ma vorremmo pure persone legate col cuore alla nostra società, anche senza grandi successi e vedere l’Elvetico pieno di tifosi di ogni età».

Il responsabile dello Sport a Lugano, Roberto Mazza, ha portato i saluti della città: «Il Municipio di Lugano è sempre stato e sempre sarà vicino al basket. Fra qualche giorno sarà posata la prima pietra dello stadio e del palazzetto che saranno il futuro dello sport luganese e il basket ne sarà parte integrante. Un grazie a Cedraschi per il grande impegno di tempo, e non solo, per mantenere i Tigers a livello svizzero: noi gli saremo vicini anche in futuro».

Carlos Lopes, responsabile del settore giovanile e coach della U23, ha messo in evidenza alcuni numeri: «Il settore giovanile è florido, abbiamo due squadre per ogni categoria, abbiamo una U23 che è un po’ il farm team dei Tigers. Sono oltre 200 i nostri piccoli che frequentano tutte le categorie e bisogna dire che a livello cantonale abbiamo vinto quasi tutto, oltre a essere campioni svizzeri con la U16. Da anni siamo un centro di formazione riconosciuto da Swiss Olympic e il nostro lavoro è evidente. Dobbiamo continuare con la stessa filosofia e con l’immagine positiva del settore. Il futuro della prima squadra dipenderà anche dal settore giovanile e dalla qualità dei suoi giocatori».

Andrea Petitpierre ha così commentato il suo ritorno: «Non potevo dire di no a Cedro: la prima volta è stato 17 anni fa, un’altra era del basket. Torno a lavorare con Valter, un allenatore con il quale ho lavorato in passato e che ha grandi qualità sia umane, sia tecniche: vedrò di dare sostegno ed esperienza, insegnare è l’essenza del nostro lavoro».

Alla domanda come è questo rinnovato team, Hamish Warden, al secondo anno con i Tigers, così risponde: «Ho notato subito che i tre americani sono di un’altra pasta: si sono integrati immediatamente nel gruppo e hanno un atteggiamento molto positivo, il che fa ben sperare per il futuro».

Ricominciare da zero (o quasi) è complicato? «Diciamo che la conoscenza fra noi è importante e stiamo costruendo il nostro gioco. Fra qualche mese si vedrà a che punto siamo, per ora sono felice di questo gruppo e credo che faremo bene».

Mancherà Zinn? Uno come lui manca sempre in ogni squadra per come aiuta gli altri e per i punti che ha nelle mani. Troveremo altre alternative, la disponibilità di tutti sarà essenziale per la squadra».

Montini e un Lugano tutto (o quasi) da rifare

Valter Montini, riconfermato allenatore dei Tigers dopo la stagione scorsa fatta di alti e bassi, ma con un Lugano cresciuto in modo sensibile sotto la sua guida, affronta il suo secondo campionato in bianconero.

Ma è un riprendere da dove?

Diciamo che è una squadra praticamente nuova per sei dodicesimi e quattro degli ex erano da quintetto. Tutto da rifare, o quasi, perché quando si operano delle scelte si fanno i conti della serva e ogni centesimo conta.

Tre nuovi stranieri a sostituire i tre lasciati andare sia perché troppo cari, sia perché troppo fuori dalle esigenze di una squadra come i Tigers, e tre giovani che hanno lasciato: Zinn per Ginevra, Matasic per lo studio oltre San Gottardo, e Mina per una questione finanziaria, sostituiti da qualche elemento che arriverà dalla seconda squadra. Come si procede?

Beh, innanzitutto verificando le qualità degli stranieri scelti da video e informazioni dalle ex squadre, e poi capirne le qualità umane e la loro adattabilità. Un lavoro che richiede tempo, anche se abbiamo scelto giocatori che già hanno giocato in Europa. È una questione di ambientamento in un basket diverso da quello delle università e in contesti e dinamiche di gruppo fra persone che non parlano tutte la stessa lingua. Piaccia o no, la cultura ha sempre il suo peso.

Che giocatori sono?

Shawn Williams viene da Basilea, una guardia-play che è capace di far girare la squadra e di prendersi le sue conclusioni. Trey Sampson, è stato per un anno di università dell’Arkansas compagno di Williams, ha giocato in Bulgaria: è un 4-5 di buona prospettiva, mentre Evans Battey, pivottone di 118 kg per 208, è molto atletico, veloce nell’uno contro uno, bravo da 3 come da sotto. Insomma, un mix interessante che bisognerà adattare alla squadra.

Sono rimasti i giovani di sempre, o quasi...

Oltre a Warden, sono rimasti Bracelli, Dell’Acqua, Alì e Bernardinello, che però sarà fuori per qualche mese per un’operazione. Diciamo che ho giocatori che hanno avuto molto spazio lo scorso campionato e che ne avranno ancor di più questa stagione, visto che una pedina come Zinn, da 40 minuti per intenderci, non ci sarà più.

I “nostri” sono cresciuti bene e spiace che giocatori come Matasic e Mina non possano più continuare nel processo di crescita...

È vero, ma questa è la nostra realtà. Il basket viene comunque dopo una scelta professionale e quindi bisogna adattarsi. Però ho visto positivamente la crescita di chi è restato e che in estate è stato impegnato con la Nazionale, come Dell’Acqua. Anche Alì è un talento che può ancora crescere, mentre da Bracelli mi aspetto più continuità nelle scelte che ha nelle gambe e nelle mani, ma che non sempre collimano con la testa: ha un potenziale non ancora espresso e aspettiamo con pazienza che esploda perché ha qualità di valore.

Avere soli tre stranieri non aiuta contro le squadre che ne mettono in campo quattro...

La scorsa stagione abbiamo giocato più di un mese con solo due e persino con uno straniero: abbiamo fatto cose più che egregie e solo la “giustizia sportiva” ci ha tolto i playoff. Proprio perché avevamo una qualità di gioco un po’ superiore alle avversarie del nostro rango ed è quello che dovremo mettere in campo anche in questa stagione. Ovviamente ci sono almeno quattro o cinque squadre fuori portata: Olympic, Spinelli, Ginevra, Neuchâtel e forse Vevey, ma noi dobbiamo puntare a fare meglio delle altre quattro e arrivare ai playoff.

Come sempre il lavoro in casa Tigers non manca: se poi si riusciranno a trovare i soldi utili a un miglioramento del roster, tanto meglio per il Lugano e per il nostro basket: avere due squadre in alto significa molto e quindi si aspetta che i sogni si avverino.