Basket

Tigers, stagione oltre le aspettative

Positivo il bilancio dei bianconeri, limitati da un budget esiguo e dall'inattesa lunga squalifica di Williams a inizio campionato

Si è chiusa a un niente dalla qualificazione ai playoff la stagione del Lugano. Il 9° posto è frutto di un inizio devastante per la notizia, dopo la prima gara, della squalifica di 5 giornate sul conto di Shawn Williams dalla scorsa stagione: informazione che nessuno – né l’agente, né gli Starwings suo ex club né il giocatore stesso – aveva dato. Morale: di 2 punti di penalità, 4 gare senza uno straniero e diverse sconfitte. L’avvio ha però portato alla ribalta un Bracelli autore di prestazioni notevoli.

Con coach Valter Montini, che con Andrea Petitpierre ha dato un volto nuovo a questo Lugano, stiliamo un primo bilancio. «Possiamo essere soddisfatti per le condizioni che abbiamo vissuto per lunghi periodi tra squalifiche, infortuni e assenze». L’obiettivo playoff non era una chimera. “Affatto, e a 4 giornate dal termine eravamo risaliti al 6° posto. Poi siamo un po’ calati: i giocatori non sono macchine, ma uomini, e hanno sempre dato tutto». Calo legato anche ai cambiamenti di calendario: è diverso giocare una volta o tre volte alla settimana. «Verissimo, e nelle società come la nostra, dove i professionisti sono solo 3 e stanno in campo in media 38 minuti, il peso delle gare infrasettimanali lo paghi più caro». Il calo ha colpito anche Warden, lo svizzero tenuto per fare la differenza. «Sì, coi suoi guai fisici nelle ultime 5 settimane è sceso purtroppo da 12 a 4 punti a partita». L’addio a Zinn per ragioni di bilancio ha dato più minuti a Bracelli e Dell’Acqua, che hanno risposto bene. “Al netto della loro età – specie Max che è un 2003 – il loro contributo è molto cresciuto. In alcune partite sono stati fra i migliori. Però avevamo 3 ragazzi del 2005, 3 del 2004 e 2 del 2003: non potevamo aspettarci di più, tenuto conto anche degli infortuni di Maglia, Bernardinello e Alì, giocatori che hanno un futuro. Non hanno avuto ampi spazi, ma sono stati preziosi in allenamento».

Avete avuto dei buoni americani – da Sampson a Battey a Hammond – ma anche lo stesso Williams. «Sì, giocatori soprattutto capaci di integrarsi subito nel gruppo e di aiutare i compagni. Ciò ha creato un clima positivo e costruttivo, al contrario di quanto visto l’anno scorso, con Ross a minare l’ambiente e a destabilizzare la squadra. La forza del collettivo si è tramutata in energie superiori al potenziale, come nelle vittorie nel derby o contro Neuchatel». Una squadra giovane e un assistente come Petitpierre, di due generazioni più vecchie: com’è stata l’esperienza? «Molto positiva: conoscevo Petitpierre da anni e avevo già lavorato con lui. L’affinità di pensiero, ma anche le differenze, sono state un carburante per far crescere tutti. Abbiamo un’età che esclude sofismi e piaggerie, siamo aperti al confronto e abbiamo lavorato per la squadra».
Ci sono rimpianti? «Qualcuno c’è sempre, legato a partite giocate al di sotto delle nostre possibilità, ma poi compensate da altre giocate a un buon livello. Aver mancato i playoff ha un sapore amaro, ma compensato dal fatto che, onestamente, era difficile fare di più». Confermeresti tutti quanti? «Considerato che Battey ha già detto di voler smettere, dovremo fare attente valutazioni per avere una squadra con equilibri validi. Quest’anno abbiamo patito a livello di rimbalzi, sia in attacco sia in difesa. Occorrerà quindi cercare persone che diano un contributo sotto le plance. Però, diciamolo, avere un gruppo coeso come questo è un vero piacere per un allenatore»
Il pubblico è tornato più numeroso... «È piacevole giocare con un bel pubblico, abbiamo regalato belle gare ai tifosi, che sono aumentati. Spero sia un bel segnale per i prossimi anni». A Cedraschi, il presidente più tifoso, cosa chiedi? «Difficile dire: lui vorrebbe darti di tutto e di più, ma gli mancano i mezzi adeguati per prendere certi giocatori, e ci soffre. Sarebbe importante, a Lugano, avere maggiori sinergie: serve un budget che permetta di giocare alla pari con quasi tutte le avversarie. Aver giocato un terzo delle gare con due stranieri contro quattro è stato complicato e, non avessimo avuto un gruppo così bello, avremmo vinto molto meno. Quindi, godiamoci quanto di buono fatto e guardiamo avanti nel processo di ricostruzione».

Le pagelle

Sampson – Un po’ cavallo pazzo, un po’ gigione, un po’ ondivago: top scorer della squadra, non si è quasi mai tirato indietro, con qualche eccesso di individualismo. Quinto del campionato per efficienza. Voto 5+. Battey – Un grande, malgrado il fisico non proprio da atleta: versatile, buon cecchino da tre (3° in campionato), 4° nella media punti del campionato dietro a Hammond, Sampson e Ndugba, 5° rimbalzista e grande personalità. Voto 5,5. Hammond – Il suo impatto a metà campionato è stato subito molto buono: regia, uno contro uno, tiro, assist. Meriterebbe la conferma, senza perdere tempo. Voto 5,5. Bracelli – Notevole crescita: personalità, visione di gioco, difesa, sempre presente in campo, ma pochi canestri. Voto 5. Dell’Acqua – Costante crescita, cecchino a volte incontenibile, ogni tanto egoista come capita ai tiratori. Con qualche kg in più e una lettura più consona delle situazioni, sarà al top: a soli 21 anni il futuro è suo. Voto 5. Warden – Un campionato a due velocità prima e dopo l’infortunio: spesso una pedina di indubbio valore, calato da febbraio. Gli servirebbero un maggior senso del rimbalzo e una difesa più arcigna. Voto: 4,5. A Donnelly Alì, Bernardinello, Picco, Montanari, Maglia, Veronesi e Agustoni – indispensabili compagni in allenamento e con pochi minuti di campo – un voto certamente positivo con l’augurio che sappiano crescere ulteriormente: le qualità non mancano, serviranno testa e voglia di arrivare. Montini e Petitpierre: hanno costruito un bel Lugano, piacevole in molte gare, sorprendente in altre, coeso e godibile. Voto: 5,5. L’unica nota negativa va ai brani diffusi durante riscaldamento e pause: strazianti e impossibili da reggere per più di 28 secondi. Voto: 2.