Maestri e atleti delle zone spagnole colpite dalle inondazioni scavano come volontari per ristabilire una parvenza di normalità
Il maestro di pugilato Charlie Miralles gestisce da dieci anni una palestra a Picanya, a meno di due chilometri da Paiporta, epicentro del disastro causato dalla Dana. Da giorni, con il suo socio in affari e i suoi allievi, sta spalando fango dalla Boxing Unitres in Avenida Castelló, cercando di pulire il più possibile la struttura e mettere in salvo in qualche modo parte delle attrezzature. Non ha un'idea di quanto verranno a costare i danni complessivi, né quando la sua attività potrà riprendere.
«Guardo il ring pensando che la settimana scorsa qui avevamo organizzato perfettamente una riunione di boxe per pugili dilettanti», racconta a laRegione l'allenatore. «E qualche giorno più tardi, in meno di dieci minuti si è allagato tutto. Neanche il Titanic si è riempito così velocemente di acqua. In quel momento, lo scorso 30 ottobre, non mi trovavo alla Boxing Unitres, ma attraverso i social network avevo capito che stava arrivando qualcosa di brutto. Io non abito vicino alla palestra, e così mi sono messo in auto. Nel frattempo, la palestra è stata inondata, mentre all'interno c'erano il mio socio e alcuni frequentatori. Sono stati tutti costretti a passare la notte al piano superiore. I nostri atleti sono fortunatamente tutti salvi, alcuni clienti della palestra però sono morti, mentre altri hanno perso tutto, case e negozi». Nella stessa zona, sono tre le palestre che hanno subito danni notevoli a causa di Dana. Oltre a Boxing Unitres, ci sono il Club Boxeo Sedaví e la Ethos Boxeo. Miralles prova a tirare avanti usando un po’ dell'ironia rimastagli: «Io ho già 60 anni. A Valencia ho vissuto un incendio vicino a casa, il Covid e poi Dana: ora mi aspetto soltanto la piaga delle locuste, come nella Bibbia». Ha meno voglia di parlare invece Paco Tamarit di Sedaví, un altro proprietario: «La nostra palestra è tutta rovinata. L'acqua l'ha distrutta. Grazie dell'interessamento".
Spesso in competizione tra loro, ora questi maestri di pugilato hanno un gruppo WhatsApp per darsi conforto emotivo e consigli pratici. «Siamo abituati a combattere fra le corde», continua Miralles, «ma scesi dal ring c’è un grande rispetto, e ci si aiuta. Io non ho avuto paura, ma c’è tanta frustrazione per la situazione, perché dopo il Covid il mondo delle palestre non si era ancora ripreso del tutto. Dana ci ha tirato un montante terribile al mento, ma ci alzeremo. Da soli, perché i politici non governano per il popolo, dicono sempre e solo bugie. Si incolpano a vicenda e ignorano le persone, i lavoratori e le aziende».
In questi giorni, Miralles per arrivare in palestra deve lasciare l'auto molto distante, proseguendo poi a piedi. «Quando ti avvicini alla cosiddetta ‘zona cero’, devi continuare a camminare, perché con quel fango non si può fare altrimenti. Passano solo i camion con gli aiuti e le ambulanze. Per il resto, a Valencia in città la vita in qualche modo continua benché alcuni rifornimenti non siano arrivati nei supermercati. Si è comunque potuto fare acquisti di alimentari».
La palestra di Picanya, alle cui pareti sono rimaste appese le bandiere del Paese, della Regione e i poster di Ali, è frequentata da pugili di valore, campioni della Comunidad Valenciana, mentre in passato qui hanno gravitato vincitori di titoli nazionali dilettantistici. Senza palestra, si alleneranno pressappoco come nel periodo del Covid, cioè in casa e in alcuni parchi vicino alla palestra. La speranza di tutti, ovviamente, è che l'assicurazione copra i danni.
Il mondo della boxe spagnola si è stretto attorno a questi tre club, che da un momento all'altro si sono trovati in una situazione terribile. Valencia e dintorni sono fra le zone con più passione per il pugilato dell'intera Spagna. La palestra Antonius Pugilatus si trova a Sueca, appena fuori dall'area del cataclisma. «Molti dei miei allievi sono rimasti senza casa», ci dice il responsabile. «Per fortuna, però, tutti sono in buona salute».
A Elche, durante una riunione pugilistica, è stata organizzata un paio di sere fa una riffa il cui ricavato andrà alle palestre valenciane in difficoltà. Presente alla serata anche la pugile italiana Fabiola Aggio, trasferitasi ad Alicante dove sta costruendo la sua carriera da professionista. Era all'angolo di due ragazzini del suo team. «Il presidente della federazione pugilistica valenciana – dice l'atleta – ha fatto un discorso commovente prima del minuto di silenzio. Però alla fine il vero lavoro si vede sul campo, e noi infatti partiremo presto per Valencia, appena lasceranno passare i volontari». Purtroppo questo match drammatico non si è ancora concluso.