Domenica è in programma un’inedita Parigi-Roubaix, spostata in autunno a causa della pandemia. Per la prima volta dal 2002 si prevede meteo inclemente
Prima che la pandemia arrivasse a sconvolgere l’ordine delle cose, la passerella dei neocampioni del mondo era rappresentata dal Giro di Lombardia, posizionato proprio a ridosso della corsa iridata. Quest’anno, invece, dopo i Mondiali nelle Fiandre, il plotone si è spostato di poco, rimanendo nel Nord del continente ciclistico. Domenica, infatti, andrà in scena un’inedita Parigi-Roubaix, giunta alla 118ª edizione. Inedita non tanto nel percorso di 259 km, quanto nella sua collocazione temporale. Dopo che nel 2020 il ciclismo mondiale aveva rinunciato all’Inferno del Nord, costretto ad alzare bandiera bianca come solo in occasione delle due guerre mondiali era successo, lo scorso aprile gli organizzatori dell’Aso si erano visti obbligati a posticipare l’evento, sempre a causa del Covid-19, spostandolo, appunto, in autunno. E così, si tornerà in sella sui ciottoli tra Compiègne e Roubaix dopo oltre 900 giorni dall’ultima volta. E sarà, appunto, un’edizione inedita. Perché inedito sarà il paesaggio, con i campi di pannocchie di mais a fare da cornice al plotone e inedito sarà il pavé, con l’erba verde cresciuta in mezzo alle pietre. Il temuto passaggio nella Foresta dell’Arenberg, il 19º dei 30 settori in programma (per un totale di oltre 50 km), nelle settimane scorse assomigliava a un tappeto verde. È stata necessaria una complicata operazione di pulizia per liberare il percorso dall’erba.
Un’altra differenza rispetto alle edizioni disputate in aprile (ma non legata alla collocazione temporale della prova) è che per la prima volta negli ultimi 20 anni, domenica ad accompagnare i corridori non dovrebbero esserci nuvoloni di polvere, bensì nuvoloni d’acqua. La pioggia, a quanto affermano le previsioni meteo, non dovrebbe cadere nelle ore di gara, ma inzupperà il percorso in modo importante durante i giorni precedenti fino alla notte su domenica. Ciò significa che le strade saranno ancora bagnate e, soprattutto, i tratti in pavé estremamente scivolosi. Sembrano inevitabili, dunque, parecchie cadute, soprattutto in un finale di stagione che vede i corridori esausti dal profilo fisico e mentale. A rendere ancor più insidiosa l’edizione 2021, il fatto che nessuno dei 180 partenti può vantare la benché minima esperienza di una Parigi-Roubaix fangosa. L’ultima volta con tempo inclemente risale al 2002, nell’edizione del centenario, quando sotto la pioggia battente si era imposto il belga Johan Museeuw (come Cancellara tre volte primo nel velodromo di Roubaix). In quell’occasione, solo 41 dei 190 corridori partiti avevano raggiunto il traguardo, con i cuori sollevati e i volti incrostati dal fango.
Chi non teme freddo e umidità è Stefan Küng... «Mi piace quando fanno 10 gradi e piove», afferma il turgoviese, il quale è reduce dall’11º posto colto nel 2019, in un’edizione vinta dal belga Philippe Gilbert. Un ottimo risultato per un atleta che afferma di amare l’Inferno del Nord, ma con il quale, nelle sue quattro precedenti partecipazioni, le strade in pavé non erano state particolarmente clementi, con cadute e sfortune varie. Rimane da capire quanta benzina resta nel serbatoio dell’elvetico, impegnato nelle ultime settimane prima agli Europei, poi ai Mondiali. Comunque sia, al termine della prova in linea di domenica scorsa a Lovanio, il turgoviese non aveva nascosto le sue ambizioni... «Attaccherò con tutte le mie forze».
Da Compiègne partiranno cinque dei sei rossocrociati presenti ai Mondiali. L’unico assente sarà Marc Hirschi, il quale si sta preparando per il Giro di Lombardia in programma domenica 9 ottobre. Le condizioni atmosferiche, potenzialmente terribili, non faranno che ridurre il numero dei papabili alla vittoria. Tra di loro, spiccano i nomi dei soliti noti, l’olandese Mathieu van der Poel e il belga Wout van Aert, grandi specialisti del ciclocross, ma anche quelli del ceco Zdenek Stybar, dello slovacco Peter Sagan e dell’olandese Mike Teunissen, con un passato da biker tra i boschi e, di conseguenza, molto abili nella conduzione del mezzo tecnico. Ma in condizioni meteo molto difficili, tutto diventa possibile, per cui non è da escludere una possibile clamorosa sorpresa. Non ci sarà, ovviamente, il neocampione del mondo Julian Alaphilippe, il cui fisico non è tagliato per la Roubaix. La maglia iridata la presenterà domenica prossima al Lombardia.
Centoventicinque anni dopo la prima edizione, anche il ciclismo femminile si misurerà sul pavé dell’Inferno. La prima edizione della Roubaix femminile si disputerà infatti domani, da Denian al Velodromo, per una distanza complessiva di 116,4 km e 17 settori di pavé. Gli ultimi 85 km saranno in tutto e per tutto identici a quelli della corsa maschile. Al via tre svizzere: Marlen Reusser, argento nella crono ai Giochi e ai Mondiali, Elise Chabbey e Noemi Rüegg. Il plotone sarà composto da 132 ragazze. La Roubaix è il terzo dei cinque monumenti del ciclismo a creare una corsa femminile, dopo il Fiandre (2004) e la Liegi (2017).