MOUNTAIN BIKE

Il Monte Ceneri riporta la Svizzera al centro del villaggio

Un'edizione riuscita dei Campionati europei ha confermato come il movimento rossocrociato, con otto medaglie, sia vivo e in salute. Per Colombo, certezze e sfortuna

18 ottobre 2020
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Sole a catinelle, pubblico (per quanto forzatamente limitato), entusiasmo, spettacolo e, soprattutto medaglie. L'edizione 2020 dei Campionati europei di mountain bike (specialità Eliminator e cross-country), messa in piedi in fretta e furia dal Vc Monte-Tamaro, è stata un successo. Da tutti i punti di vista. E ha riportato, dopo una stagione sin qui avara di soddisfazioni, la mountain bike rossocrociata là dove deve stare: ai vertici della piramide mondiale. Due titoli continentali, tre medaglie d'argento e tre di bronzo sono un bottino che dimostra come il movimento elvetico sappia rigenerarsi in maniera costante, con l'indispensabile apporto di leve nuove a sostituire chi passa di categoria o chi decide di appendere la bici al chiodo. Una filiera del successo che poggia le basi su una spiccata attenzione all'aspetto tecnico della disciplina, formando già da giovani atleti che il mezzo tecnico lo sanno padroneggiare come pochi. Che poi a trionfare sia stato, per l'ennesima volta, l'esponente più illustre della vecchia guardia non toglie nulla alla bontà del lavoro svolto dai vari velo club, perché Nino Schurter è indubbiamente un caso a parte. Il più forte biker che questa disciplina ha conosciuto (assieme al francese Julien Absalon), otto volte campione del mondo, bronzo, argento e oro olimpico, sette volte vincitore della Coppa del mondo, ha scelto il Monte Ceneri, dove nel 2003 aveva conquistato la sua prima medaglia iridata nella categoria juniores (bronzo), per tornare a dominare.

Lo ha fatto al termine di una gara spettacolare della quale è stato protagonista prima e sfortunato testimone poi anche Filippo Colombo, appiedato da una foratura quando sembrava pronto per piazzare l'exploit lungo i sentieri di casa. Schurter ha preceduto il francese Titouan Carod, superato proprio nell'ultima discesa tecnica, con un attacco che ha dato la cifra della sua superiorità tecnica. «Ho provato in più di un'occasione ad andarmene, ma Titouan non si è mai staccato da ruota. Nel corso dell'ultimo giro sono stato io a dover chiudere il buco e a quel punto ho pensato che la gara fosse persa. Sono rientrato e ho approfittato per affondare il colpo nell'ultima difficoltà a disposizione prima dell'eventuale sprint».

Alla vigilia, il grigionese aveva lascito intendere che le condizioni di forma stavano tornando a essere quelle dei bei giorni e che la vittoria era una possibilità da mettere in conto... «È vero, stavo bene, ma gli ultimi risultati non proprio incoraggianti mi avevano fatto un po' dubitare. Anche per questo motivo sono davvero contento di aver conquistato il mio primo titolo europeo. Vincere in Svizzera, con il pubblico che ti acclama, dà sempre i brividi».

Battuto, ma non abbattuto

Brividi che ha provato anche Filippo Colombo: positivi per l'accoglienza del pubblico, negativi per l'inconveniente che lo ha tolto di mezzo all'inizio del quarto dei sette giri in programma. Una foratura malandrina quando il ticinese stava agevolmente tenendo il passo di Schurter, Carod e Flückiger (alla fine bronzo)... «Si è trattato di un mio errore, non c'è altro da aggiungere – ha affermato con molta sincerità al termine di una prova chiusa al 27º posto a 5'12" da Schurter –. In un tratto di percorso nel quale non c'era alcun pericolo, sono andato a prendere di striscio l'unico sasso presente, schivato all'ultimo momento dal corridore che mi precedeva. Forse ho calato per un attimo la concentrazione e l'ho pagata. Poi, prima di poter raggiungere la zona tecnica ho dovuto compiere oltre mezzo giro con la ruota a terra, ciò che ha ovviamente compromesso la mia prestazione».

Filippo Colombo non può certo nascondere la delusione... «Ovvio, sono deluso, ma vincerò la prossima volta. Ero partito benissimo, mi sentivo davvero a mio agio, rimanevo davanti con i primi senza alcun problema. Ad ogni modo, posso ritenere positiva questa giornata. Non tanto per me, ma per la grandiosità dell'evento che gli organizzatori hanno messo in piedi, per l'emozione che ho provato al via. È vero, ero molto più emozionato rispetto ai Mondiali, perché percepivo la vicinanza di tutte le persone che tifavano per me. Avrei voluto regalare spettacolo, ho provato a farlo e per circa metà gara penso di esserci riuscito».

Nonostante l delusione, Colombo ha portato a termine la prova... «È stato frustrante, è vero. Ma sentivo di dover onorare l'evento, il pubblico, l'impegno profuso dal Velo Club Monte-Tamaro per l'organizzazione. Per questo ho dato il 100% fino alla fine».

Il nuovo che avanza

A dimostrazione di quanto prolifica sia la scuola elvetica, la Svizzera ha lasciato il Ticino anche con la doppietta negli U23, grazie a Joël Roth e Vital Albin. I due hanno subito rotto gli indugi, andando a formare un terzetto con l'italiano Juri Zanotti, ex Vc Monte-Tamaro. Nell'ultima parte di gara, Zanotti ha fatto l'elastico con la coppia elvetica, ma l'attacco di Roth all'inizio dell'ultimo giro ha fatto da differenza. Da segnalare anche il buon quarto posto di Fabio Püntener. C'è carne al fuoco anche tra gli juniores, dove la Svizzera ha ottenuto l'argento con Janis Baumann (Vc Monte-Tamaro) e il bronzo di Luke Wiedmann (e il quarto posto di Dario Lillo) in una gara vita dal danese Oliver Sölvhöj.

Linda e Giulia da incorniciare

Erano entrambe al loro primo appuntamento con la Nazionale di mountain bike, ma Linda Zanetti e Giulia Alberti non hanno tradito le attese. Hanno chiuso rispettivamente al nono e al diciasettesimo posto di una prova dominata dalla campionessa del mondo austriaca Mona Mitterwallner. Per entrambe, alla fine, tanta soddisfazione. Per Zanetti perché ha chiuso tra le prime dieci con una prestazione regolare e per una manciata di secondi non è risultata essere la migliore elvetica (preceduta da Nicole Göldi)... «è stata una corsa molto faticosa, ma sono felicissima. In cuor mio sognavo un piazzamento nelle top 10 e alal fine ci sono riuscita. È un risultato che mi dà molto morale in vista della mia prima stagione tra le U23». Giulia Alberti, dopo essere rimasta intruppata nella caduta di un'ucraina subito alla partenza ed essersi così ritrovata al 42º rango, ha saputo recuperare posizioni su posizioni, mostrando grande tenacia... «Sono molto felice, anche perché questa è un vero tracciato da mountain bike, ti dà davvero tante soddisfazioni. Non è stato facile ritrovarmi subito nelle retrovie, anche perché all'inizio le possibilità di superare non erano molte e ho dovuto darci dentro per riuscire a recuperare le posizioni perse. Il mio obiettivo era un top 15 e credo che senza l'inghippo in partenza l'avrei centrato. Spero di poter partecipare a una manifestazione così importante anche il prossimo anno, è stata un'esperienza indimenticabile. Farò di tutto per riviverla».

Niente medaglie in campo femminile

La prova delle donne non ha regalato soddisfazioni, al di là del quinto posto di Sina Frei, in una gara dominata dalla campionessa del mondo, la francese Pauline Ferrand-Prevot, partita subito all'attacco e fermatasi soltanto dopo aver tagliato il traguardo. Niente da fare per Jolanda Neff, costretta a ritirarsi nel finale dopo essere rimasta fortemente attardata. I postumi della caduta di inizio anno negli States (rottura della milza e perforazione di un polmone) si fanno ancora sentire... «Oggi proprio non avevo le gambe per reggere una prova dura come questa», ha commentato la sangallese.