Il bernese si gode il giorno di riposo e guarda al resto del Tour. 'Qualcosa mi manca ancora: ma se per alcune cose serve talento, sulle altre si può lavorare'
Un successo in solitaria alla dodicesima tappa del Tour, e Marc Hirschi si ritrova proiettato tra le stelle del firmamento. È lo stesso ventiduenne ad averlo capito, dopo il trionfo di Sarran, giovedì scorso. Lui che adesso s'appresta a portare i galloni di capitano alla gara in linea a un Mondiale che avrebbe dovuto svolgersi a Aigle, nel canton Vaud, e invece si terrà in Emilia Romagna. Anche se, per l'innegabile effetto del Covid, l'edizione di Imola avrà comunque una portata minore. «Qualcosa è effettivamente cambiato - racconta il ventiduenne bernese che corre per la Sunweb -, nel senso che adesso ho piena fiducia in me stesso, e so di poter lanciarmi da solo per sferrare il primo attacco in un finale di tappa. Non ho più bisogno di guardare agli altri, come ad esempio a Julian Alaphilippe, per poi cercare semplicemente di seguirli. Ora so di essere pienamente cosciente che, se sono in forma, posso andare fino in fondo».
In passato i giovani professionisti dovevano lavorare duramente per arrivare a guadagnarsi un giorno il rispetto dei loro colleghi più vecchi. È ancora così oggi? «Si, è ancora così. Dopo queste due prime settimane del Tour, dopo la mia fuga in solitaria e il mio successo di tappa sento di godere di maggior rispetto da parte degli altri. Sento che c'è più spazio per me in seno al plotone. Forse, però, ciò ha anche a vedere con il fatto di poter correre per una squadra davvero molto forte».
Qual è il segreto del successo del Team Sunweb a questo Tour? «È legato all'ottimo spirito di squadra. Durante questi ultimi tre mesi abbiamo passato molto tempo assieme, anche grazie ai campi d'allenamento in altitudine. E devo dire che tutti stanno pedalando molto bene. Ciò che è necessario, perché le cose non sono sicuramente così semplici come potrebbero apparire in televisione».
Cosa ti manca ancora per permetterti di tenere testa ai migliori anche nelle lunghe salite, o per puntare a un successo finale in una corsa come il Tour? «In verità, nelle tappe in cui mi sono trovato in testa a lungo, c'erano pure delle lunghe ascese. Direi che in una giornata di buona forma penso di poter rivaleggiare con i migliori. Invece non ho ancora il livello necessario per poterci riuscire sull'arco di più giornate. Diciamo che mi manca ancora qualcosa nel "motore". E se su alcune cose si può lavorare, altre dipendono invece dal talento. Diciamo che devo ancora pazientare un po', prima di sapere».
Dopo la Grande Boucle sarà la volta dei Mondiali: sarai al via, il 27 settembre a Imola? «Sì. E da leader, anche. Infatti ritengo che il percorso dei Mondiali di quest'anno mi sia particolarmente congeniale».
Però bisognerà riuscire a recuperare in tempo le energie. «Sinceramente non so come sarà. Dopo tutto, questa è la prima volta che partecipo a una corsa di tre settimane. Quindi sì, ci sono parecchi punti interrogativi. Spero tuttavia di avere sufficientemente tempo per riuscirci tra un appuntamento e l'altro. E spero pure di uscire dal Tour tutto sommato in buona forma. In tal caso, quello del Mondiale potrebbe essere una buona occasione per me».