Lo skipper ginevrino impegnato in una lotta contro il tempo in vista dell'ottava Vendée Globe. 'Distanze sociali e regole di igiene rallentano il cantiere'
È anche più estenuante del solito l'attesa per Alan Roura, il ventisettenne navigatore ginevrino che, secondo classificato nell'ultima edizione, quattro anni fa, ha più domande che risposte pensando al mese di novembre. Quando, pandemia permettendo, dovrebbe prendere il via l'ottava Vendée Globe, massacrante regata in solitaria intorno al mondo senza scalo né assistenza la cui partenza avviene come tradizione vuole nel porto francese di Les Sables-d'Olonne. «A dire il vero non penso ancora all'8 novembre: ora come ora la mia unica speranza è poter navigare come si deve prima della partenza della regata» spiega lo skipper svizzero che ha il mare nel sangue sin da piccolo, avendo trascorso tutta la sua adolescenza tra Oceano e Pacifico al seguito della famiglia. «Siamo confrontati con una corsa contro il tempo, perché le regole d'igiene e distanziamento sociale ritardano i lavori in cantiere per la preparazione della barca. E una volta finiti i lavori dovremo ottenere le autorizzazioni necessarie per testare l'imbarcazione in acqua».
Almeno Roura avrà il vantaggio di solcare gli oceani su una barca che già conosce. «Lo scafo di cui dispongo non è il più veloce della flotta, ma so tuttavia di poter contare su di un'imbarcazione affidabile che mi permette di spingere al limite» aggiunge il navigatore romando. Il quale, nonostante in mare all'isolamento ci abbia fatto il callo, ammette di soffrire le misure di confinamento decise dalle autorità per contrastare il Covid-19. «Faccio più fatico a sopportare questo tipo di distacco: quando sei a terra, infatti, ti rendi conto di tutte le cose a cui devi rinunciare a causa del confinamento. In mezzo al mare, invece, la situazione è ben più evidente».