Bocce

'Ci si augura che a maggio si possa riprendere'

Il presidente dell'Fbt Pellandini parla dell'emergenza coronavirus, ma non solo. 'In Ticino si nota un miglioramento della presenza di forze giovanili'

22 marzo 2020
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Proprio una settimana fa, nell’assemblea ordinaria della Federazione ticinese, Romeo Pellandini avrebbe portato a termine il suo sesto mandato biennale quale presidente cantonale, pronto ad affrontare anche il settimo nel caso di una rielezione. Invece il coronavirus ci ha messo lo zampino e il tutto è stato forzatamente rimandato a data da stabilire.

Iniziamo allora questa chiacchierata con lui dalla stretta attualità. La situazione sanitaria venutasi a creare ha provocato un bel po' di problemi anche al movimento boccistico: come li state affrontando? «È evidente che questa situazione ha imposto al Comitato cantonale alcuni interventi in merito allo svolgimento delle numerose competizioni in programma. Di fatto l’attività è stata sospesa sino a fine aprile. Si pensa, e ci si augura, che nel corso del mese di maggio possa riprendere. La precauzione, così come indicata dalle autorità, in questo periodo è quindi d’obbligo».

Al di là delle situazione contingente, quale è lo stato di salute del boccismo ticinese? «Per fortuna lo stato di salute del nostro movimento è ben diverso da come si presenta attualmente dal profilo sanitario. Non si può nascondere qualche colpo di tosse negli scorsi anni vi è stato con la chiusura di alcune società e di qualche bocciodromo. Al momento si nota un certo assestamento e, fortunatamente, un miglioramento quanto attiene la presenza di nuove forze giovanili. Con l’avvento della federazione unica cantonale, sono venute a mancare le federazioni regionali presenti sul comprensorio cantonale. Sono poi sorti spontaneamente dei comitati in loro sostituzione».

Qual è il suo pensiero in merito? «Non posso nascondere che la decisione presa a suo tempo mi ha lasciato un certo rammarico, e già allora prevedevo che tale scelta (federazione unica) avrebbe comportato qualche problema. Di fatto con il sorgere di questi comitati spontanei è venuto a mancare un aspetto legale di coordinamento fra le varie regioni. Le denominazioni diverse l’una dall’altra sorte in questa occasione non hanno più dato l’idea che vi fosse una uniformità nei compiti abbastanza complessi presenti nell’attività cantonale. Da più parti, da un paio d’anni, sembra crescere la necessità di ritornare, con una dovuta semplificazione, alla riproposta di dare a questi movimenti uno statuto uniforme. In buona sostanza un riconoscimento, con chiara dicitura di federazione regionale nell’ambito dei regolamenti statutari federativi».

Detto degli aspetti organizzativi, come vede il movimento sotto l’aspetto tecnico sportivo? «Il Ticino si avvale dei migliori giocatori presenti in ambito nazionale. Numerosi infatti sono i risultati di valore conquistati dai nostri esponenti. Sia per quanto attiene ai titoli nazionali ottenuti dai singoli giocatori, come pure per quelli a squadre la nostra, federazione primeggia in ogni specialità, in ordine di età e di genere. Metterei poi in evidenza le quattro vittorie conseguite consecutivamente dalla formazione ticinese in Coppa Svizzera, notoriamente disputata fra le 15 federazioni cantonali».

E a livello internazionale? «Il nostro apporto a livello nazionale e internazionale è particolarmente importante. Siamo rappresentati infatti da tre Ct nazionali (uomini, donne e giovani), inoltre numerosi nostri giocatori e giocatrici vestono abitualmente le maglie delle selezioni nazionali. Ciò ci ha permesso di conseguire risultati di rilevo anche in ambito internazionale. E questo per noi è motivo di particolare orgoglio».

Non resta che augurarsi che quest'emergenza si concluda il prima possibile, così da poter tornare al più presto anche giocare a bocce. Come amano dire i napoletani, “Adda passà 'a nuttata”.