ATLETICA

Le sfide della Ftal, 50 anni a passo di corsa

Il presidente Francesco Quattrini: 'Le società restano la base del movimento cantonale'

10 marzo 2020
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Cinquant’anni valgon bene una festa. Anzi due. Un evento ufficiale, che sarebbe stato l’occasione per la Federazione ticinese di atletica leggera (Ftal) di spegnere le simboliche candeline. Sarebbe, al condizionale, perché l’appuntamento in programma il 25 marzo a Lugano, è uno dei numerosissimi eventi annullati a causa del coronavirus. Si spera di recuperare la festa nella seconda metà dell’anno; prima, si gusterà la ciliegina (di lusso) sull’altrettanto simbolica torta: i Campionati svizzeri assoluti, che il Ticino ospiterà e organizzerà il 26 e 27 giugno a Bellinzona, vent’anni dopo la prima volta e dieci dopo la seconda. E cinquant’anni valgon bene anche un bilancio. Lo abbiamo stilato con il presidente della Ftal Francesco Quattrini.

Com’è cambiata l’atletica cantonale dal 1970? «In Ticino esistono oltre trenta società, anche perché il territorio è geograficamente diversificato. Un tempo, queste erano le sole responsabili della preparazione degli atleti, mentre oggi vi è una maggiore implicazione della Federazione, in particolare tramite il Centro Atletica Ticino (Cat). In questo ambito la Ftal negli anni si è impegnata a creare un valore aggiunto a quello che è l’operato fondamentale portato avanti dalle società. Esse costituiscono tuttora lo zoccolo duro, alla base del movimento atletico cantonale: a evolvere, è stata l’implicazione della Ftal nello stabilire accordi con la Federazione nazionale e con altre a livello regionale per promuovere, oltre allo sport di base, l’atletica di punta».

Quali realizzazioni concrete sono state possibili grazie all’azione della Ftal? «Ad esempio la creazione, assieme a Swiss Athletic, del Centro Atletica Ticino inaugurato nel 2016 al Centro sportivo di Tenero. Diretto da Francesco Bernasconi, tra i pochi allenatori a disporre delle elevate qualifiche richieste da Swiss Olympic, è uno dei sei centri regionali a livello nazionale. Lo scopo del Cat, che ha un ruolo complementare a quello delle società, è permettere agli atleti di punta del movimento cantonale di allenarsi nelle migliori condizioni. Vale a dire con i coach più qualificati e approfittando delle migliori infrastrutture. Attraverso il Cat, la Federazione dà inoltre la possibilità agli atleti di conciliare pratica sportiva e studi. Proprio a Tenero, infatti, ha sede la Scuola Professionale per Sportivi d’élite, frequentata da nove giovani che praticano atletica ad alto livello e che possono così allenarsi e al contempo seguire una formazione, programmando le loro carriere sul lungo termine. Un motivo di vanto per l’atletica leggera cantonale è avere vari esponenti che emergono sia dal punto di vista sportivo, con risultati di eccellenza a livello internazionale, che nel proprio sviluppo accademico e professionale. Penso ad Ajla Del Ponte, fiore all’occhiello del movimento ticinese e che segue con successo gli studi universitari; o a Daniele Angelella, il quale è riuscito a portare avanti la carriera di atleta, terminando gli studi in medicina. Un esempio virtuoso è anche la più giovane Emma Piffaretti: tra i maggiori talenti ticinesi, accanto allo sport segue con successo il liceo ed eccelle anche come musicista, essendo un’arpista di notevole livello».

Abbiamo accennato alle strutture: com’è messo il Ticino? «Mi sento di poter dire bene, anche se in alcuni ambiti si potrebbe fare di più. Abbiamo diversi stadi con piste che si prestano per l’atletica leggera: Bellinzona, rinnovata di recente; e Locarno, rifatta due anni or sono. Vi sono poi in cantiere l’importante progetto del polo sportivo della città di Lugano, e alcune iniziative che mirano al rinnovo della pista di Chiasso. Se tutto andrà in porto, avremo diverse piste su cui organizzare meeting a livello svizzero e addirittura internazionale».

Il meeting di maggior richiamo è il Galà dei Castelli di Bellinzona. Un evento del genere, può dare spinta a un movimento? «Il Galà dei Castelli è senza dubbio un’importante vetrina per tutta l’atletica cantonale. Tra gli oltre cinquemila spettatori che vi assistono, ci sono tantissimi bambini e ragazzi. Vedere grandi atleti dal vivo, è un formidabile spot per questo sport e di sicuro crea entusiasmo e spirito di emulazione».

Gli impianti da soli, però, non bastano. «No. Oltre a infrastrutture all’altezza per avere successo nello sport, ancor più nell’atletica leggera, bisogna avere anzitutto ottimi allenatori e un sistema organizzato, poiché le discipline sono molteplici ed esigenti. In quest’ottica ritengo che la situazione in Ticino sia buona, ma non dobbiamo adagiarci sugli allori».

‘Per progredire, è importante il confronto con l’élite nazionale’

Ajla Del Ponte e Ricky Petrucciani, per fare due nomi, si allenano fuori cantone. Gli atleti di punta che lasciano il Ticino, lo fanno per scelte personali o di studio, o il cantone non può garantire allenamenti adeguati alle élite? «In Ticino ci sono coach di qualità e buone infrastrutture. È  però innegabile che, per progredire, è importante il confronto con l’élite nazionale, anche a livello di preparazione. Trovo quindi normale, in particolare per coloro che studiano o lavorano in Svizzera interna, che si allenino nei centri regionali d’Oltralpe o con i quadri della nazionale. Non è però una regola. Prenda Irene Pusterla: come Del Ponte e Petrucciani ha vinto di recente l’ennesimo titolo svizzero indoor. Irene, oltre a essere un ‘prodotto nostrano’, poiché è stata storicamente allenata in Ticino da Andrea Salvadè, è un ottimo esempio di tenacia: con una carriera eccezionale alle spalle e un record nazionale di salto in lungo ancora suo, malgrado diversi infortuni a 31 anni continua ad allenarsi e mietere successi».

Lei è sempre stato legato al mondo dell’atletica leggera? «L’ho praticata fino alla categoria U20 a livello nazionale. Seguendo gli obiettivi dell’atletica cantonale, da giovane mi sono dedicato a varie discipline, ma la mia preferita erano gli 800m: una sintesi tra velocità, resistenza e sagacia tattica. Per motivi professionali mi sono poi trasferito Oltralpe e all’estero. Tornato in Ticino nel 2014, sono stato contattato dalla Ftal e mi è parso logico impegnarmi a favore dei giovani e del movimento atletico cantonale, ritenuto anche quanto l’atletica sia stata importante per la mia formazione personale e quanto da essa abbia tratto».

Cosa può dare l’atletica leggera a un giovane? «A me ha insegnato disciplina, impegno, organizzazione e perseveranza nel raggiungimento degli obiettivi; qualità che poi ho ampiamente utilizzato tanto nella vita professionale che privata. L’atletica leggera è uno sport individuale e al contempo di squadra, in cui il gruppo è fondamentale. Alla fine, però, ci si confronta con sé stessi e si è responsabili dei propri successi o insuccessi».

Il movimento ticinese

‘Spirito di gruppo e obiettivi comuni’

Come valuta il movimento dell’atletica ticinese oggi? «Eccellente per risultati e buono per numero di atleti. La collaborazione tra società e Ftal negli ultimi anni ha compiuto significativi passi avanti e oggi si lavora con ottimo spirito di gruppo, strategie e obiettivi volti allo sviluppo del movimento cantonale. Vedo però delle criticità, su cui stiamo lavorando per capire come risolverle in prospettiva futura. Il problema maggiore è l’avvicendamento degli allenatori. Abbiamo coach di qualità, il cui valore è riconosciuto in tutta la Svizzera, ma si fatica a trovare i ricambi».

Come se lo spiega? «È principalmente una questione di tempo a disposizione dei singoli, da dedicare alle attività associative. Nella nostra società il lavoro ‘pretende’ molto in termini di tempo; nella vita di coppia e nella gestione dei figli, lo noto pure io padre di tre bambini, si fatica dunque a conciliare attività professionale e volontariato. La carenza di nuove leve riguarda pure i dirigenti. La grande maggioranza delle persone che partecipa alla vita societaria o federativa, lo fa benevolmente. L’impegno, oltre che dalla passione, dipende perciò parecchio dalla disponibilità di tempo da dedicare».

Non è pensabile professionalizzare questi ruoli chiave? «Tra i nostri obiettivi c’è sì tendere a una maggiore professionalizzazione; in particolare laddove sono richieste competenze precise. Ma il sistema non si può stravolgere: è impensabile ambire al professionismo come nel calcio o nell’hockey. Il volontariato, che comunque è garanzia di passione, rimarrà la base dell’atletica».

Cosa si può fare per garantire il ricambio di coach e dirigenti? «Attraverso il Cat, ci siamo posti come obiettivo di creare programmi “coach to coach” in ogni settore (lanci, sprint, salti). Lo scopo è stimolare giovani, allenatori o atleti con il potenziale di diventare buoni preparatori, ad accompagnare i coach senior che seguono gli atleti d’élite ticinesi; così da permettere la trasmissione delle competenze».

‘Aiutare i giovani nell’organizzazione della carriera’

L’atletica ticinese, ci diceva, è praticata da un buon numero di persone. È così in tutte le fasce d’età? «Il movimento è molto dinamico a livello giovanile, anche grazie a iniziative come la Ubs Kids Cup. Inoltre, per avvicinare il maggior numero di ragazzi all’atletica in Ticino, nel 2019 abbiamo reintrodotto quelle che erano le Mediadi con i BancaStato Athletic Games. Diverso è il discorso per gli adulti. Tra le categorie U20 e U23 si constata un ‘drop out’. Cioè: quando per questioni professionali o formative un atleta deve compiere una scelta, succede ancora spesso che metta in secondo piano lo sport o lo lasci cadere; anche se nelle categorie giovanili ha ottenuto buoni risultati».

Conciliare agonismo e studi o lavoro, è possibile nell’atletica? «È uno dei principali obiettivi del Cat. Si cerca di accompagnare i giovani a organizzare le carriere; sempre che abbiano gli stimoli. In Ticino scarseggiano però le gare rivolte agli adulti. Il problema è generalizzato, ma qui è acuito dalla lontananza geografica dal resto della Svizzera. Per concludere, non posso che auspicare che gli imminenti Giochi Olimpici di Tokyo si possano svolgere senza imprevisti. Sarebbe bellissimo se, ancora una volta, l’atletica ticinese fosse presente con suoi atleti alla principale manifestazione sportiva al mondo».