Lombardi: 'Partiamo dal principio che i club ticinesi non possono più giocare'. Campana (Fc Lugano): 'Venerdì sarà così per tutta la Svizzera'
Né partite - ma i campionati già erano fermi da tempo, in attesa di una presa di posizione delle rispettive Leghe, federazioni o associazioni che siano - né allenamenti. Ed è questa la clamorosa novità sancita dallo stato di necessità decretato dal Consiglio di Stato che mette il lucchetto allo sport a tutti i livelli, quello professionistico compreso. Niente allenamenti, ovvero uno scenario inedito che comporta la cessazione - se temporanea o definitiva lo sapremo presto - dell'attività anche di Ambrì Piotta, Hockey e Football Club Lugano.
«Non posso dire che siamo stati colti completamente di sorpresa. Ci aspettavamo però annunci relativi alla chiusura di scuole e frontiere. Tanto che ci siamo già organizzati con il telelavoro, esonerando già la parte italiana dello staff. Ci aspettavamo un provvedimento di questo genere e su questa linea, ma solo venerdì. Ovviamente il fatto che accada in Ticino con due giorni d'anticipo, e solo per il Ticino, ha lasciato tutti noi un po' di stucco. Abbiamo la sensazione che si sia voluto anticipare di due giorni - applicandola al Ticino - la decisione che il Consiglio Federale prenderà venerdì».
La decisione toglie all'Fc Lugano la possibilità anche di allenarsi. «Ho più volte lodato il modo in cui sono state date le informazioni e organizzate le conferenze stampa in questi giorni convulsi, ma su questo argomento è stata fatta un po' di confusione: il provvedimento vale anche per gli allenamenti, e anche per le squadre professionistiche».
Soluzioni alternative? Ha un senso pensare a spostarsi per proseguire l'attività fuori Cantone? «No. Da tre o quattro giorni sono molto drastico, nei ragionamenti. Ritengo che il campionato svizzero debba anticipare la pausa estiva, proseguire e chiudere questa stagione alla ripresa della prossima, che sarà poi portata a termine senza la tradizionale sosta invernale. Dando per scontato che l'Uefa sposterà l'Europeo, opzione che ritengo praticamente certa».
Domani la dirigenza si riunirà per discutere il da farsi. Venerdì è in programma l'incontro con la squadra.
«Senz'altro è stato un fulmine a ciel sereno. Anzi, mica tanto sereno...», dice il Ceo del Lugano Marco Werder. «Ma in tutta questa storia - spiega - siamo partiti dicendo che avremmo avuto piena fiducia nell'autorità sanitaria, nel nostro Governo e nelle indicazioni che ci avrebbero dato. E oggi, in quella conferenza stampa ci hanno sostanzialmente detto che non abbiamo più accesso alla nostra casa e non possiamo più svolgere la nostra attività. Se l'hanno fatto, avranno senz'altro un buon motivo, siccome il quadro è cambiato».
In attesa che, venerdì, si consumi una nuova assemblea straordinaria dei club di Lega nazionale, dopo che il Consiglio federale avrà informato la popolazione su eventuali nuove misure, domani è stata pianificata una conferenza telefonica tra tutte le società di A e B. «Come ci muoveremo? C'è poco da muoversi... Nel momento in cui ci venisse posta la domanda 'ma tu, Hc Lugano, vuoi andare avanti a giocare?', noi dovremo rispondere che non abbiamo più una casa in cui continuare a farlo. Né per allenarsi. Infatti il decreto del Cantone è molto chiaro, e dice che è vietata l'attività ed è chiusa l'infrastruttura. Quindi non vedo molte alternative».
A meno di migrare altrove... «Ma non credo che sarebbe una cosa sensata... Se il Consiglio di Stato dà un segnale tanto forte nei confronti di un aspetto che riguarda la salute pubblica, bisogna attenervisi e rispettare la situazione, contribuendo semmai a portare avanti il messaggio».
In ogni caso questa decisione sembra far calare il sipario. «Perlomeno sulla nostra realtà, sì - conclude -. Se c'è scritto nero su bianco 'chiuso', per me è chiuso...».
L’Ambrì Piotta, invece, è raggiunto dalla notizia mentre è in viaggio nella Svizzera occidentale per un'amichevole con il Losanna. 'Io però l'ho saputo direttamente dalla televisione, anche perché qui a Berna, dove mi trovo, non avevo altre possibilità - racconta il presidente biancoblù Filippo Lombardi -. All'inizio, a dire il vero, sembrava esserci uno spiraglio per eventuali richieste di deroghe da parte della Lega, ma poi, dopo qualche verifica, abbiamo capito che così non sarà: la risoluzione governativa è tassativa, e senza possibilità di deroghe. In tutta franchezza non mi aspettavo una simile decisione, ma è vero che negli ultimi due giorni l’accelerazione del numero di contagi in Ticino è stata tale che era inevitabile che venissero prese decisioni più incisive. Pure chi inizialmente guardava con scetticismo le prime misure, alla luce dei fatti, ha dovuto ricredersi: molte delle misure che il Ticino ha preso per primo, suscitando magari anche qualche reazione, sono state via via adottare pure da altri Cantoni, e pure dalla Confederazione. Ora come ora non so se il regime di stato di crisi adottato dal Cantone venga esteso a tutta la Svizzera, ma è possibile che da qui a venerdì qualche altro Cantone decida di farlo per il territorio che gli compete”.
E adesso? «Non ci sono molti margini d'azione o di interpretazione: dobbiamo partire dal principio che i club ticinesi non possono più giocare». Sul fatto che questa decisione metta il punto finale al campionato di National (e ovviamente pure Swiss) League, il presidente biancoblù prende tempo: «Logicamente l’ipotesi di mettere qui il punto finale alla stagione è quella più verosimile. Tuttavia, ora come ora la decisione concerne solo il Ticino, e l’ultima parola spetterà all’assemblea straordinaria dei club di venerdì, dopo che il Consiglio federale si sarà pronunciato sul divieto alle manifestazioni con più di mille persone, passando anche per quella telefonica indetta già per domani. E ognuno dovrà adeguarsi a quanto verrà deciso in quell’ambito. Per il momento abbiamo una risoluzione governativa, con disposizioni molto precise, ma concernono solo il Ticino. Entreranno in vigore a mezzanotte: la squadra stasera è impegnata in un’amichevole fuori cantone, ma una volta rientrata in Ticino dovrà sottostare a quanto statuito dal Consiglio di Stato. Domani i giocatori avrebbero comunque avuto libero. Adesso non ci resta che attendere le risoluzioni dell’assemblea di Ittigen. A quel punto sapremo cosa fare». Anche se, par di capire, di margine di manovra ce n’è ben poco.
Avete preso in considerazione l’eventualità di giocare su un’altra pista? «È innegabile che da un lato sia una notizia choc - commenta dal canto suo il direttore generale biancoblù Nicola Mona -. Ma d’altro canto, anche guardando a quanto fatto dalle rispettive autorità di altri Paesi, sono sono persuaso che non ci fossero molte alternative: è la naturale evoluzione in funzione dell’aumento del numero di casi di infezioni. Ritengo che questa scelta sia commisurata alla crescita del numero di casi di persone toccate dal coronavirus». Con il solo Ticino (momentaneamente) off limits per le attività sportive, qualora i delegati decidessero comunque di portare a termine la stagione, in un modo o nell’altro, la soluzione potrebbe essere quella, comunque molto improbabile, di optare per fare capo a una pista fuori cantone… «È vero, si potrebbe tentare questa via allo stato attuale delle cose, ma in tutta franchezza penso che la risposta penso che conoscano tutti...».