Pronte le proposte da sottoporre al Gran Consiglio. Su laRegione oggi anche la lotta al coleottero giapponese, il fotovoltaico e un radar amico ‘triste’
Codice etico, autonomia finanziaria, gestionale e amministrativa, reintroduzione dei sostituti procuratori pubblici, modifiche alle procedure di nomina e alle competenze del Consiglio della magistratura. Queste alcune delle proposte di riforma della giustizia che la sottocommissione ‘Giustizia’ della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ ha inoltrato ai membri commissionali e ai gruppi parlamentari, con l'obiettivo che vengano approvate dal Gran Consiglio nella sessione che si inaugurerà il 16 settembre.
Rimanendo in tema giustizia, nel suo commento Jacopo Scarinci afferma che “la decisione del Consiglio della magistratura di non procedere alla sospensione di alcun giudice del Tribunale penale cantonale, soprattutto il suo presidente Mauro Ermani, lascia perplessi soprattutto alla luce di un comunicato stampa del suo plenum che nelle intenzioni avrebbe dovuto fare chiarezza, nella pratica invece fa acqua da più parti”.
La remunerazione che l’Azienda elettrica ticinese (Aet) versa ai proprietari di impianti fotovoltaici, dopo il record positivo di due anni fa, è al minimo storico dell’ultimo decennio: solo 3,2 centesimi al chilowattora. Un calo che rischia di far passare il messaggio, sbagliato, che non vale più la pena di dotare le proprie abitazioni di pannelli fotovoltaici, con importanti ripercussioni sui posti di lavoro. E si attende che la Confederazione fissi un tetto minimo oltre il quale le aziende elettriche non possono scendere.
Il vorace coleottero giapponese, in gergo scientifico Popillia japonica Newman, dopo aver invaso il Mendrisiotto ed essersi diffuso nel Sottoceneri ha raggiunto il Piano di Magadino. ‘Pj’ si nutre di oltre 400 specie diverse di piante utili e ornamentali e sconfiggerlo sta diventato un’operazione immane.
Tantissime faccine tristi, pochi sorrisi per il radar amico posizionato negli scorsi mesi a Cadenazzo in alcune zone. C’è persino chi è sfrecciato a 143 chilometri orari dove vige il limite di 50, ma non è l’unico caso (sebbene sia assolutamente il più grave) di conducente col piede pesante sull’acceleratore. Numerosi eccessi accertati dai rilevatori di velocità che non vengono però utilizzati dalla polizia per infliggere multe. A breve, i radar posizionati potrebbero essere però molto meno amichevoli.