Come previsto, via libera unanime alle proposte di risoluzione, a più margine per il Consiglio della magistratura e alla rotazione delle cariche
È fatta. Dopo le firme messe nero su bianco nella riunione di oggi, la risoluzione della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ con le sue proposte di riforma per il potere giudiziario sarà all'attenzione del Gran Consiglio nella sessione che si inaugurerà lunedì 14 ottobre. Le firme, come annunciato lunedì scorso, sono arrivate all'unanimità. Via libera, quindi, alle varie richieste formulate prima al parlamento e poi, con tempi stringenti per una risposta, al Consiglio di Stato. Tra queste, in primis, l'istituzione di un Codice etico di cui sarà incaricato il Consiglio della magistratura. Ma troverà spazio e sostegno anche la proposta di conferire alla giustizia autonomia finanziaria, gestionale e amministrativa. Per la commissione, per la giustizia ticinese è necessario “disporre di un proprio budget (che andrà preventivamente approvato dal parlamento), con la possibilità di gestire in modo autonomo i crediti concessi; disporre di una propria direzione, che si occupi di gestire l'organizzazione interna; disporre di un proprio regolamento interno; poter assumere e licenziare il personale amministrativo; poter acquistare libri, materiale di cancelleria e informatico”.
Un grande capitolo che verrà affrontato e, si spera, risolto è quello di un Ministero pubblico che “da anni lamenta il crescente sovraccarico di lavoro, dovuto, in particolare, alle sempre più numerose competenze che gli sono state assegnate e alla carenza di personale giuridico/amministrativo”. Nonostante questo, la ‘Giustizia e diritti’ non chiede un aumento del numero dei procuratori pubblici, “almeno per il momento”. Ma chiede, questo sì, che “la figura del segretario giudiziario sia mantenuta e che venga reintrodotta la figura del sostituto procuratore pubblico”. Ma, soprattutto, la commissione formula la proposta di “creare una Direzione interna dotata dei poteri e delle competenze amministrative e finanziarie necessarie per poter gestire al meglio l'organizzazione del Ministero pubblico e, in particolare, intervenire, qualora necessario, nei confronti dei singoli procuratori pubblici senza tuttavia sostituirsi al Consiglio della magistratura”. Infine, in questo corposo capitolo, figura anche l'inserimento della Magistratura dei minorenni all'interno della struttura organizzativa del Ministero pubblico”.
Un terzo ambito fondamentale riguarda la procedura di nomina dei magistrati che tanta polemica solleva da qualche anno a questa parte. Pertanto, la commissione chiede che “la composizione della Commissione d'esperti indipendenti debba essere rivista”. Al suo interno, infatti, “dovrà esserci almeno una persona specializzata nella valutazione dei candidati (esperto in gestione delle risorse umane), il procuratore generale, il presidente del Tribunale d'appello, e altri magistrati. La nomina degli esperti dovrà rimanere di competenza del Gran Consiglio”. La valutazione dei candidati da parte di questa Commissione di esperti dovrà essere incentrata sulle competenze giuridiche, ma non in maniera esclusiva. Nel senso che “dovrà estendersi anche all'aspetto della personalità e alle altre competenze richieste per un adeguato svolgimento della funzione”. E poi, finalmente, gli assessment. Perché “dopo una prima scrematura dei candidati da parte della Commissione di esperti indipendenti, la ‘Giustizia e diritti’ valuterà se e quali candidati sottoporre a un assessment il cui esito, per quanto concerne l'aspetto dell'idoneità, è vincolante”.
Queste proposte e tutte quelle relative a Pretura penale, Preture di valle, Giudicature di pace, Servizio ricorsi del Consiglio di Stato, Consiglio della magistratura e onorari dei magistrati non arriveranno da sole sui banchi del Gran Consiglio. Lo faranno assieme all'iniziativa elaborata dalla commissione ‘Giustizia e diritti’ per modificare i vuoti legislativi elencati dal Consiglio della magistratura stesso e colmarli per dare all'organo di vigilanza la possibilità di prendere misure cautelative in un procedimento penale o giudiziario a carico di un magistrato. In breve: sospenderlo.
Un sì e le relative firme sono arrivati anche per il rapporto della democentrista Roberta Soldati che accoglie parzialmente l'iniziativa parlamentare del Movimento per il socialismo che chiede la rotazione delle cariche. È un sì parziale, perché condividendo il principio della rotazione, la commissione aggiunge che deve essere limitato alle presidenze delle Sezioni del Tribunale d'appello.
Alla fine della riunione odierna, il presidente della ‘Giustizia e diritti’ Fiorenzo Dadò si dice «particolarmente soddisfatto», perché per quanto concerne la risoluzione con le proposte di riforma della giustizia «a inizio estate ci eravamo dati come tempistica di andare in aula entro l'autunno, e lo faremo alla metà di ottobre con un rapporto ben fatto e firmato all'unanimità dopo il lavoro di un gruppo di commissari che è durato tutta l'estate». La soddisfazione di Dadò si estende all'iniziativa per dare più margine al Consiglio della magistratura di cui sopra attraverso una modifica della Legge sull'organizzazione giudiziaria: «L'esigenza di questa iniziativa si deve a due fattori – specifica il presidente della ‘Giustizia e diritti’ –. Il primo è quello della contingenza (vedi caos nel Tribunale penale cantonale, ndr) che evidentemente ha fatto emergere lacune e limiti d'azione dell'organo di vigilanza della magistratura. Il secondo fattore è che sono frutto di un dialogo costante con tutti gli ambiti della giustizia, in primis con il Consiglio della magistratura. E quanto deciso gli permetterà di operare meglio».
Insomma, «abbiamo fatto la nostra parte» rivendica Dadò. Asserendo come «la commissione abbia dimostrato serietà e un senso delle istituzioni molto forte. Si è dibattuto, ci si è confrontati, ognuno ha contribuito con il suo apporto, e il frutto sono questi tre atti molto importanti che auspichiamo il Gran Consiglio approvi in ottobre».