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Riforma giustizia, le proposte della Commissione: una per una

Dopo aver lavorato tutta l'estate, ecco la bozza di risoluzione: dalla nomina dei magistrati al Ministero pubblico, le richieste a parlamento e governo

Con il sì del Gran Consiglio, toccherà al Consiglio di Stato procedere coi messaggi
(Ti-Press)
28 agosto 2024
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Sette pagine fitte. Sette pagine piene di raccomandazioni e proposte concrete che la sottocommissione ‘Giustizia’ della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ ha elaborato in varie riunioni tenutesi quest’estate e che ieri sono state inoltrate ai membri commissionali e ai gruppi parlamentari, con l’obiettivo che vengano approvate dal Gran Consiglio nella sessione che si inaugurerà il 16 settembre. Sette pagine che affrontano tutti i dossier aperti e che offrono diverse soluzioni in merito al Codice etico, all’autonomia finanziaria, gestionale e amministrativa della giustizia, il Ministero pubblico, la Pretura penale, le Preture di valle, le Giudicature di pace, il Servizio ricorsi del Consiglio di Stato, il Consiglio della magistratura, gli onorari dei magistrati.

Il lavoro della sottocommissione è certosino e chiede, previa ovviamente approvazione da parte del Gran Consiglio, che il Consiglio di Stato si esprima su quanto proposto “entro e non oltre il 31 dicembre 2024” e che “in caso affermativo”, le tempistiche per l’emanazione del relativo messaggio all’attenzione del parlamento non superino “la fine del mese di giugno 2025”. In ogni caso, “la commissione si riserva di presentare un’iniziativa parlamentare” sui vari temi.

‘Ci si doti di un Codice etico’

A partire dalla stretta attualità: “Alla luce delle recenti spiacevoli vicende che hanno visto coinvolti alcuni giudici del Tribunale penale cantonale, appare urgente che la magistratura ticinese si doti di un codice etico, così come proposto con l’iniziativa parlamentare del deputato Matteo Quadranti”. In attesa della relativa base legale, “la Commissione giustizia e diritti chiede pertanto al Consiglio della magistratura di allestire con urgenza una proposta di codice etico che possa rispondere alle necessità della magistratura ticinese”.

Il bisogno dell’autonomia

Per quanto concerne l’autonomia finanziaria, gestionale e amministrativa della giustizia il discorso è chiaro: “Per la giustizia è necessario disporre di un proprio budget (che andrà preventivamente approvato dal parlamento), con la possibilità di gestire in modo autonomo i crediti concessi; disporre di una propria Direzione, che si occupi di gestire l’organizzazione interna; disporre di un proprio regolamento interno; poter assumere e licenziare il personale amministrativo; poter acquistare libri, materiale di cancelleria e informatico, ecc.”. La commissione ritiene che il tema “debba essere affrontato subito, anche perché, per raggiungere l’obiettivo dell’autonomia finanziaria, gestionale e amministrativa della giustizia, occorrerà inserire un’adeguata base legale nella Costituzione cantonale, modificare e/o allestire leggi e regolamenti e creare una Direzione, interna alla magistratura, dotata delle competenze necessarie a gestire l’organizzazione della giustizia”.

‘Reintrodurre i sostituti procuratori pubblici’

Ciò detto, si arriva a uno dei capitoli più succosi e pressanti. Quello che riguarda il Ministero pubblico, che “da più anni lamenta il crescente sovraccarico di lavoro, dovuto, in particolare, alle sempre più numerose competenze che gli sono state assegnate e alla carenza di personale giuridico/amministrativo”. Affinché il Ministero pubblico sia messo nelle condizioni migliori per poter svolgere i propri compiti, viene ritenuto fondamentale e quindi viene proposto che “il numero dei procuratori pubblici non sia, almeno per il momento, aumentato; che la figura del segretario giudiziario sia mantenuta; che venga reintrodotta la figura del Sostituto procuratore pubblico; che venga creata una Direzione interna, dotata dei poteri e delle competenze amministrative e finanziarie necessarie per poter gestire al meglio l’organizzazione del Ministero pubblico e, in particolare, intervenire, qualora necessario, nei confronti dei singoli procuratori pubblici, senza tuttavia sostituirsi al Consiglio della magistratura; che la Magistratura dei minorenni venga inserita all’interno della struttura organizzativa del Ministero pubblico, al fine di risolvere anche la questione dei ‘picchetti penali’”.

Procedura di nomina, sì agli assessment

Ed è un attimo passare a un grande, annoso tema collegato: la procedura di nomina dei magistrati. Che “ancora recentemente ha mostrato i suoi limiti”. Le proposte commissionali all’indirizzo del Gran Consiglio prima, e al Consiglio di Stato poi, sono secche. Innanzitutto “la composizione della Commissione d’esperti indipendenti deve essere rivista. Al suo interno dovrà infatti esserci almeno una persona specializzata nella valutazione dei candidati (esperto in gestione delle risorse umane), il procuratore generale, il presidente del Tribunale d’appello, e altri magistrati. La nomina degli esperti indipendenti dovrà rimanere di competenza del Gran Consiglio”. Ma è solo l’inizio, perché viene anche scritto che “la valutazione dei candidati da parte della Commissione d’esperti indipendenti non dovrà più essere esclusivamente incentrata sulle sole competenze giuridiche, bensì dovrà estendersi anche all’aspetto della personalità e alle altre competenze richieste per un adeguato svolgimento della funzione; dopo una prima scrematura dei candidati da parte della Commissione d’esperti indipendenti, la Commissione giustizia e diritti valuterà se e quali candidati sottoporre a un assessment il cui esito, per quanto concerne l’aspetto dell’idoneità, è vincolante per la stessa Commissione giustizia e diritti; il regolamento della Commissione d’esperti indipendenti deve essere completato mediante, tra le altre cose, la previsione di sostituti, nel caso in cui uno dei membri sia impossibilitato, per una qualsiasi ragione, a partecipare ai lavori commissionali”. Come non bastasse, “occorre introdurre un periodo di prova per i magistrati e semplificare la procedura di destituzione”.

Le competenze del Cdm

Il capitolo inerente il Consiglio della magistratura è altrettanto succoso. Nel senso che la Commissione ritene che “l’attuale composizione del Cdm, che vede magistrati affiancati da membri laici, debba essere mantenuta”. Ma che “la carica del presidente del Cdm debba essere professionalizzata. L’incarico non potrà essere ricoperto da un magistrato ancora in carica e la percentuale di impiego dovrà essere, di principio, del 100%. Anche la segretaria/il segretario del Cdm dovrà svolgere la propria funzione al 100%”. Occorre, poi, “chiarire i compiti del Cdm, modificando la formulazione dell’articolo 80 capoverso 1 della Legge sull’organizzazione giudiziaria, in modo da precisare che il Consiglio ha la facoltà e il dovere di intervenire in modo autonomo per verificare e garantire, tra le altre cose, l’efficienza e l’efficacia dei magistrati in carica. Anche l’articolo 79 della Log dovrà essere modificato, in modo da permettere al Cdm di raccogliere, in modo autonomo, tutti i dati e le informazioni presso le diverse Autorità”. Il Cdm, altra proposta commissionale, “non dovrà più essere Autorità di ricorso per le questioni legate ai dipendenti pubblici attivi negli uffici giudiziari. Tale competenza dovrà essere attribuita al Tribunale amministrativo cantonale”.

Sulla Pretura penale, l’invito al governo è di “procedere con le assunzioni di un nuovo giudice, un nuovo vicecancelliere e di un funzionario amministrativo e l’emanazione del relativo messaggio entro e non oltre la fine di novembre del corrente anno”, mentre per le Preture di valle la commissione “intende effettuare approfondimenti e organizzare audizioni per valutare in un secondo momento se siano necessarie in tale ambito delle riforme”.

Le Giudicature di pace, invece, “necessitano di importanti riforme sia a breve, sia a lungo termine”. Nel breve termine, le proposte della commissione sono “la professionalizzazione dei Giudici di pace, che dovranno avere una formazione giuridica universitaria; la riduzione del numero dei circoli, mantenendone però la presenza nelle zone periferiche del cantone; la modifica del sistema di remunerazione, in particolare abolendo la possibilità per i Giudici di pace di incassare le spese e le tasse di giustizia; valutare la parificazione dei Giudici di pace agli altri magistrati, eliminando quindi la relativa elezione popolare e introducendo invece la competenza di nomina del Gran Consiglio”. Nel lungo termine, invece, “la Commissione ritiene che occorra valutare se il mantenimento delle Giudicature di pace sia ancora sensato oppure se invece queste debbano essere integrate in altre Autorità giudiziarie, ad esempio nelle Preture. In alternativa, un’altra soluzione potrebbe essere quella di mantenerle unicamente come Autorità di conciliazione, lasciando la trattazione del merito alle Preture”.

Se per il Servizio ricorsi del Consiglio di Stato la richiesta è di comunicare “entro e non oltre il 31 dicembre 2024” le tempistiche di emanazione del relativo messaggio, per gli onorari dei magistrati “un aspetto urgente da sistemare è la mancanza di un piano di carriere con i rispettivi salari dei magistrati, nonché disparità di trattamento che vanno eliminate”.