Educazione

Il benessere dei giovani è il benessere di tutti

Cosa può fare la scuola con l’educazione positiva e cosa dovremmo fare tutti per favorirla. Una responsabilità condivisa tra tutti gli attori in gioco

L’educazione positiva ci fa sentire eroi della nostra vita, fin dalla più tenera età
(depositphotos.com)

Lo psicologo ed educatore Martin Seligman ha descritto cinque aspetti fondamentali per il benessere psicologico: le emozioni positive provate quotidianamente, il coinvolgimento nelle attività che si svolgono e nei propri contesti di vita, le relazioni positive con gli altri, il sentire che la propria vita ha significato e valore e la realizzazione personale, cioè il fatto di essere impegnati nel perseguire obiettivi personali e/o professionali che riteniamo importanti. Possiamo quindi riflettere su quanto la società odierna favorisca il benessere dei giovani basandoci su ciascuno di questi aspetti.

Innanzitutto, ci chiediamo se i giovani hanno ancora la possibilità di provare emozioni positive come la gioia, la tranquillità, la meraviglia e l’interesse, a scapito di quelle negative come la tristezza, la rabbia o la paura. Negli ultimi anni non si è sentito parlare che di pandemia, guerre, disastri naturali e povertà. Certo tristezza, rabbia e paura diminuiscono in un quotidiano in cui il giovane può vivere esperienze scolastiche e professionali positive, possono invece avere il sopravvento in chi queste esperienze, un po’ perché mancante di risorse, un po’ perché non favorito dal contesto, se le vede negate giorno dopo giorno, tentativo dopo tentativo. Alcuni si attaccano quindi al cellulare, ai videogiochi o cadono in comportamenti a rischio in cerca di emozioni “positive”, almeno nel corto termine.


depositphotos.com
In tutti gli ambiti della nostra vita abbiamo bisogno degli strumenti per raggiungere obiettivi gratificanti

Attività che favoriscono coinvolgimento e relazioni positive

Le ore passate in queste attività non favoriscono il coinvolgimento in quelle veramente utili per sé stessi – quelle scolastiche, sportive o artistiche – o per gli altri – come le attività di volontariato “istituzionalizzate” o quelle che si fanno in famiglia o nel proprio quartiere. Non essere coinvolti in almeno una di queste è un’occasione persa per sentirsi capaci, parte di un gruppo sociale e utili.

Inoltre, è anche in queste attività che si possono sviluppare relazioni positive con persone all’infuori dalla cerchia più ristretta. Per quanto non essenziali per chi già trova in famiglia e/o a scuola l’affetto che ognuno di noi necessita per sentirsi meritevole di amore e di stima e quindi stare bene, queste sarebbero necessarie per chi invece non gode di relazioni positive in questi ambiti.

Dare significato alla propria vita e sentirsi realizzati

Alcune persone danno alla propria vita significato e valore attraverso la spiritualità, altre lo trovano in ciò che fanno per gli altri. In una società che si è allontanata dalla dimensione spirituale, il senso della propria esistenza viene ricercato perlopiù nel senso di utilità personale. Ma come spingere quei giovani che ormai passano il tempo libero guardando un cellulare o giocando ai videogiochi o in attività a rischio a cambiare abitudini?

Porsi, perseguire, eventualmente rivalutare o modificare e infine raggiungere obiettivi che riteniamo importanti ci fa sentire realizzati e di avere controllo su ciò che ci accade. È un gioco di equilibrio che regge solo quando percepiamo di raggiungere più obiettivi importanti rispetto a quelli in cui falliamo. Un giovane che fatica a scuola e in seguito ad accedere a un percorso professionale, poiché mancante delle risorse necessarie per inserirsi in un mondo del lavoro sempre più competitivo, non avrà certo il sentimento di avere controllo sulla propria esistenza.

Cosa può quindi fare la scuola per favorire il benessere dei giovani?

La scuola e l’educazione positiva

Prima di tutto, la scuola deve permettere anche a chi ha meno risorse di fare esperienze positive, di successo, e favorire le buone relazioni tra allievi e con i docenti. Poi, potrebbe adottare i principi dell’educazione positiva per integrare allo sviluppo delle competenze disciplinari tradizionali lo sviluppo delle competenze che sottendono alla felicità e al benessere. Ad esempio, è possibile integrare nel programma scolastico delle attività volte a lavorare sui punti di forza del carattere definiti da Peterson e Seligman, cioè curiosità, creatività, capacità di giudizio, amore per il sapere, saggezza, coraggio, perseveranza, onestà, entusiasmo, amore, gentilezza, intelligenza sociale, spirito di squadra, equità, leadership, perdono, umiltà, prudenza, autoregolazione, senso estetico, gratitudine, speranza, umorismo e spiritualità. Conoscere quali ci definiscono ci permette di sfruttarli al meglio poiché il loro utilizzo ci viene facile, ci fa stare bene e ci dà quindi l’energia necessaria per raggiungere i nostri obiettivi e affrontare le sfide quotidiane. Ricerche nazionali e internazionali hanno mostrato che ciascun punto di forza del carattere è collegato ad almeno uno dei cinque aspetti descritti da Seligman. Favorirne il riconoscimento e l’utilizzo favorisce quindi anche il benessere, e questo già nei bambini, come lo provano anche alcune esperienze svolte nella scuola dell’Infanzia ed Elementare in Ticino in cui si sono osservati effetti positivi sull’autostima e le relazioni in classe.


Ti-press
Il ruolo della scuola è fondamentale

Una responsabilità condivisa

La scuola può quindi facilitare il benessere dei giovani creando le condizioni per farli sentire bene nel presente e sviluppare quelle competenze che favoriranno il loro sentirsi bene anche in futuro. La responsabilità del benessere dei giovani non può tuttavia essere soltanto della scuola. Questa è condivisa tra chi ha il potere di favorire, o meno, il benessere non solo dei giovani, ma anche degli adulti, che sono i genitori, i parenti, i vicini di casa, gli insegnanti, i formatori, e i capi azienda dei giovani di oggi. E il benessere degli adulti si costruisce in parte attraverso l’accesso a lavori dignitosi che permettono di soddisfare almeno alcune delle dimensioni del benessere già citate. È abbastanza scontato: se sto bene faccio anche del bene. E gli adulti che stanno bene, favoriscono il benessere degli adulti e dei giovani con i quali si relazionano. Secondo dati recenti, in Svizzera la povertà è in aumento e una parte preoccupante di lavoratori è stressata al punto da voler cambiare lavoro e troppo esausta per occuparsi dei propri affari personali o famigliari nel tempo libero. Senza un’inversione di tendenza su questi aspetti non ci si potrà certo aspettare, in futuro, un miglioramento del benessere della popolazione. Favorire emozioni e relazioni positive, il coinvolgimento in attività utili, permettere alle persone di sentire che la propria vita ha significato e valore e un certo grado di realizzazione personale, non sono aspetti da lasciare al caso, dovremmo bensì occuparcene tutti, attraverso i ruoli che ciascuno di noi gioca nel proprio contesto di vita. E più potere si ha e più responsabilità bisognerebbe sentire.

In collaborazione con il Dipartimento formazione e apprendimento/Alta Scuola Pedagogica