laR+ IL COMMENTO

Dal Consiglio di Stato un silenzio assordante

Sembra di assistere a un gioco di compensazione, in cui ogni ministro attende che certe vicende non edificanti vengano archiviate sotto il tappeto

In sintesi:
  • Per l’opinione pubblica è ‘la solita storia’
  • Si ripropone l’annosa questione della 'collaborazione di governo'
Zitto e nuota
(Ti-Press)
20 agosto 2024
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In quest’estate di allarmi canicolari, dal punto di vista della vita politica non sono mancati momenti “caldi” altrettanto allarmanti che hanno portato alla ribalta vicende legate a consiglieri di Stato e Dipartimenti, finite perlopiù, in un modo o nell’altro, al vaglio della magistratura. “Casi” diversi fra loro, certamente, ma tutti di richiamo mediatico indiscutibile, oltre che legittimo. Pensiamo al trattamento dei documenti “secretati” relativi all’abbattimento dell’ex Macello a Lugano, con l’intervento recente del redivivo comandante Cocchi a esigere che secretati, quei documenti, lo rimangano; riandiamo al “caso etilometro” che ha riguardato il consigliere di Stato Norman Gobbi e che ha, per ora, provocato il passaggio delle responsabilità sulla polizia al collega Zali; pensiamo allo stesso Zali che, finito in tribunale come parte lesa in una vertenza che lo vede opposto a una donna, si avventura nell’intimare il silenzio stampa, ma non a tutta la stampa, soltanto a questo giornale, reo di essersi troppo occupato, in precedenza, delle sue vicissitudini private. Naturalmente Zali sorvola sul fatto che nel nostro Stato democratico la stampa ha ancora dei diritti e dei doveri che, come ha opportunamente rilevato Roberto Porta su queste colonne, non dipendono da chi sta seduto in governo, ma da una Costituzione che garantisce la libertà di stampa e di informazione. E come dimenticare il recentissimo e attualissimo “caso Eolo Alberti” che vede come protagonista un altro influente politico leghista, accusato di malversazioni e truffe in un malsano coinvolgimento dentro l’istituzione pubblica dell’Ente Ospedaliero Cantonale.

Ora, viene da chiedersi: qual è la posizione presa su questi casi dal Consiglio di Stato? Silenzio. “Le inchieste sono in corso”, “lasciamo fare alla giustizia poi diremo” e via con il rosario delle frasi di circostanza per non prendere posizione, per lasciar passare il tempo, per sperare che tutto venga dimenticato o sepolto (o annerito nei verbali). Per l’opinione pubblica è “la solita storia” (quella che allontana poi dalla politica e fa crescere l’astensionismo); per una parte “sensibile” dell’elettorato un triste spettacolo consumato nei no comment, nel silenzio anche di chi, dalla sinistra “rossoverde” è stato eletto dentro il consesso di quel governo, e che con esso tace, sistematicamente, in nome della concordanza. Non ci fosse l’Mps (con i suoi due interpellanti seriali sempre a porre questioni), dove sarebbe quella sinistra eletta anche per contrapporsi a decisioni governative sempre più volte a destra? Così, ecco riproporsi, con tutte le sue contraddizioni, l’annosa questione della presenza e “collaborazione di governo” per un Ps che di fronte a tutte queste vicende non spende (per collegialità, s’intende) una sola parola di riprovazione. Forse accadrà alla ripresa dei lavori parlamentari, e forse si produrrà così, ulteriormente, una spaccatura fra la “sinistra di governo” e quella che su quanto ci somministrano certi ministri avrebbe anche voglia (e diritto) di esprimere dissenso.

A meno che, a essere un po’ maliziosi, con i silenzi si giochi di compensazione e così anche vicende non proprio edificanti dentro il Decs (vedi, per esempio, il recentissimo caso del docente Spai reintegrato dal Tram contro il preavviso del Dipartimento) possono essere bellamente eluse, in attesa di essere archiviate al loro posto: ovvero sotto il tappeto. Ma questi silenzi, per chi ancora vorrebbe ascoltare e capire, sono davvero assordanti.

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