laR+ IL COMMENTO

Seminatori di dubbi all’assalto della legge sul clima

Un anonimo comitato fa il gioco sporco, l’Udc si smarca ma il suo messaggio ne esce rafforzato. In gioco vi sono ‘obiettivi’ più che misure concrete.

In sintesi:
  • gran parte delle misure volte a sviluppare la produzione di elettricità a partire da energie rinnovabili vanno cercate altrove
  • dagli oppositori non è pervenuta finora alcuna alternativa realistica su come coniugare a breve-corto termine sicurezza dell’approvvigionamento e protezione del clima
Le ‘rinnovabili’ sono destinate a rimpiazzare a termine le energie fossili
(Keystone)
3 giugno 2023
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Molti l’avranno trovato nella cassetta delle lettere, il delirante volantino dell’anonimo ‘Comitato Salviamo la Svizzera come lungo (sic) di lavoro’. Vi si citano, beninteso senza nominarli, “gli scienziati più accreditati”: a loro parere, il riscaldamento climatico “non rappresenta alcuna minaccia” e sarebbe dovuto ad “altri fattori, sui quali non abbiamo alcuna influenza”. E ancora: “(...) l’allarmismo va avanti da anni, soprattutto ad opera di miliardari americani che traggono enormi profitti dalla paura”. La legge sulla protezione del clima in votazione il 18 giugno? “Ci impoverisce”. E “in inverno congeleremo”.

La firma non è dell’Udc. Anche se l’azione è riconducibile a Kurt Zollinger, che dell’Udc è membro e ha presieduto la sezione di Stäfa. Zollinger dice che l’ha concertata col partito. Il consigliere nazionale Michael Graber, responsabile della campagna per il ‘no’, smentisce. E si distanzia «in tutta chiarezza» dal contenuto del volantino. “Contrariamente al comitato a me sconosciuto, non contestiamo che il cambiamento climatico è provocato dalle persone”, ha dichiarato alla ‘SonntagsZeitung’.

In effetti l’Udc non cade nella tentazione del negazionismo e del cospirazionismo. Alcune sue figure di primo piano (Christoph Blocher, Roger Köppel, Andreas Glarner) ci flirtano. Restano però voci isolate. Il che non significa trascurabili. Anzi: questi seminatori di dubbi, abili propagatori di fake-news, rafforzano il messaggio di un partito che si limita a sparare ad alzo zero – brandendo studi citati in maniera parziale e fuorviante – su una legge “divoratrice di elettricità”. Una legge che costerebbe fino a 6’600 franchi in più all’anno per persona, che metterebbe in pericolo la sicurezza dell’approvvigionamento energetico. E che attribuirebbe al Consiglio federale il potere di “esigere autonomamente misure estreme” (nientemeno che “il divieto di consumare carne”, tra l’altro...).

Crescita del fabbisogno di elettricità, sopportabilità della transizione climatica per i meno abbienti, diversificazione delle fonti energetiche, garanzia democratica delle decisioni che andranno prese se vorremo centrare l’obiettivo emissioni nette zero entro il 2050: sono tutte pertinenti le questioni che l’Udc, in malo modo, solleva. Come peraltro è legittimo chiedersi se sia giusto che miliardi di sovvenzioni pagati da tutti i contribuenti vadano a beneficio di un solo terzo della popolazione, i proprietari di case, per giunta tendenzialmente benestanti; oppure ancora se poche migliaia di franchi basteranno per convincere un cospicuo numero di proprietari immobiliari ad abbandonare le loro vecchie caldaie a nafta e a gas e passare a una (costosa) termopompa.

Bisogna però inquadrare in modo corretto questa legge, che ha un carattere più che altro declamatorio: enuncia “obiettivi” e “valori indicativi”, ambiziosi ma realistici (la transizione energetica è fattibile e senza esplosione dei costi, attestano due recenti studi dei Politecnici federali di Zurigo e Losanna). Non ha senso ingigantirne la portata, imputarle l’assenza (o l’insufficienza) di misure concrete. Queste vanno cercate altrove: in leggi apposite che il Parlamento ha già approvato, o si accinge ad adottare. Come il cosiddetto ‘atto mantello’. Ebbene, al Nazionale proprio l’Udc ha votato contro questa vasta riforma che getta le basi di un approvvigionamento elettrico sicuro a partire da fonti pulite. Il partito di Marco Chiesa si erge a paladino della natura e del paesaggio, e a parole sostiene le rinnovabili. Ma poi preferisce sbandierare pseudo-soluzioni (il nucleare), anziché contribuire responsabilmente a tracciare una via realistica suscettibile di coniugare, già a corto-medio termine, sicurezza dell’approvvigionamento e protezione del clima.