laR+ IL COMMENTO

Comunali 2024, diffidare dalle transizioni

La legislatura breve, sin qui agitata a Mendrisio, potrebbe aprire a nuove geografie nella compagine municipale

In sintesi:
  • Perché dopo le Cantonali, le forze politiche attendono il test bis delle Federali
  • Perché ci sono alleanze sotto esame (come a Destra) e nomi forti da trovare
  • Perché l'ex muncipale Plr Massimo Cerutti potrebbe candidarsi sotto un'altra bandiera
La macchina pre elettorale si è messa in moto
(Ti-Press)
19 maggio 2023
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Sarà una legislatura breve, si diceva al suo esordio, nell’aprile del 2021. In fondo, tre anni passano presto, ci si convinceva. Come dire: che può mai succedere, anche a Mendrisio? In realtà negli ultimi due anni e spiccioli, la politica cittadina è stata più tempestosa del previsto (tra previsioni di conti in rosso, aumento del moltiplicatore e ‘affaire’ Aim); come mai prima. Altro che triennio di transizione. E queste annate agitate peseranno nell’economia dei partiti, così come potrebbero influire sulla geografia della compagine municipale. L’impressione generale, al di là delle etichette, è che gli scenari del 14 aprile del 2024 siano quanto mai aperti. Come se non bastasse, poi, a mettere sul confronto politico un altro po’ di pepe ci hanno pensato i recenti risultati delle Elezioni cantonali. Si sa, il test delle Comunali mette altri fattori in campo, legati al territorio e alle personalità in lizza.

Per i gruppi dell’arco consiliare mendrisiense, però, sarà difficile fare finta di nulla davanti all’altalena delle percentuali restituite dalle urne l’aprile scorso. Con Plr e Centro chiamati a fare i conti con un segno meno, pur riuscendo a difendere le posizioni a livello distrettuale. Con un’area progressista (Sinistra e Verdi) che risente del contraccolpo ricevuto sul piano cantonale (con la nascita di Avanti con Ticino&Lavoro, che potrebbe pure fare la sua comparsa a Mendrisio), anche se, va detto, in Città il Ps ha tenuto e a flettere sono stati solo i Verdi. E con una Destra che vedrà mettere alla prova l’alleanza tra la Lega e l’Udc: la prima in drastico calo, la seconda in ascesa (tanto da quasi raddoppiare la sua percentuale). Insomma, le variabili non mancano e potrebbero pure riservare delle sorprese.

Ecco perché da più parti adesso si attende di avere la prova del nove delle Elezioni federali, in ottobre. Se le tendenze si confermeranno, taluni gruppi – come l’Udc, per fare una sigla – avranno tutte le giustificazioni per alzare la posta, una volta seduti al tavolo delle trattative con le formazioni che oggi, almeno sulla carta, dichiarano una intesa. Tant’è che in casa Lega il pensiero di andare da soli ha già sfiorato il movimento-partito (come ammesso da un esponente di lunga data come Massimiliano Robbiani), pur consapevoli che il rischio sarebbe alto a fronte dell’obiettivo di confermare il seggio in Municipio. Del resto, ci vuole coraggio a ricominciare da capo; soprattutto se tocca ripartire dalle rovine della sconfitta.

Altri, invece, sono i pensieri che frullano in testa al Centro come a Sinistra e Verdi, che dovranno darsi da fare per presentare una lista forte e cattura voti. A maggior ragione nell’area progressista-ambientalista se la municipale attuale, Françoise Gehring, dovesse decidere di non più rilanciare. Ma i veri grattacapi potrebbe ritrovarsi ad averli il Plr, ovvero il partito che regge il sindacato. E non solo perché deve trovare un terzo nome forte da affiancare ai due municipali uscenti, dopo la frattura che si è consumata con Massimo Cerutti.

Proprio il ‘caso’ del rinvio di un anno del trapasso delle reti Ail, la sfiducia espressa al capodicastero (lo stesso Cerutti) e la sua successiva sospensione temporanea dall’incarico potrebbero avere un peso. Molto dipenderà dalle risultanze del rapporto del Gruppo di lavoro e dall’epilogo della vicenda.

Salvo poi ritrovarsi il municipale dissidente in corsa sotto un’altra bandiera. Quale potrebbe essere è ancora un’incognita.