Si passa da 15 a 12 deputati. Tonfo della Lega, che perde un seggio, come Ps e Verdi (dimezzati). Tengono i posti in parlamento Plr e Centro
Il Mendrisiotto si è svegliato scoprendosi un po’ più a destra. Questa volta, però, non per aver ceduto alle lusinghe della Lega dei ticinesi, bensì a quelle dell'Udc. ‘Quantité négligeable‘ (per non dire inesistente) sino a qualche manciata di anni fa, l'Unione democratica di centro ha capito di avere un elettorato in crescita, anche nel profondo sud del cantone. Oggi l'Udc è, di fatto, l'unica forza politica a essere avanzata in tutti e dodici i Comuni del Distretto, quanto a percentuali di lista nell'elezione del Gran Consiglio. E ciò chiama a una profonda riflessione tutti gli altri partiti, a cominciare dal suo alleato nella corsa al governo, la Lega dei ticinesi. Speculare, nei numeri, all'Udc, la Lega ha infatti segnato un calo, anche consistente a tratti, nell'intero Mendrisiotto. Alla conta dei voti il movimento-partito fondato da Giuliano Bignasca dove ha perso meno, ha lasciato nell'urna quasi tre punti (come a Novazzano); dove ha perso di più ha visto mancare circa nove punti percentuali (è il caso di Stabio). Significativi pure i tonfi registrati nei due centri polo della regione: a Chiasso la retrocessione è stata dell'8,04%, a Mendrisio del 5,6. Tant’è che tra i banchi del parlamento a rappresentare il Distretto ci sarà un deputato in meno: riconfermati Daniele Caverzasio e Stefano Tonini, a restare fuori da Palazzo delle Orsoline è Massimiliano Robbiani, primo subentrante della lista. I due (ri)eletti al loro fianco, in quota Udc, troveranno Pierluigi Pasi (che succede a Edo Pellegrini, che non si è ripresentato). Da segnalare poi la presenza di un esponente di HelvEthica Ticino, Roberto Ostinelli.
A pagare pegno a questa tornata elettorale delle Cantonali 2023 sono pure socialisti e verdi: entrambi i gruppi, in effetti, si ritrovano con un rappresentante in meno. Per il Ps è stato confermato Ivo Durisch (nessuno succede ad Anna Biscossa, non più candidata), per i Verdi del Ticino entra la giovane Nara Valsangiacomo (in precedenza a dare voce al partito c'erano Claudia Crivelli Barella e Andrea Stephani, non più in corsa). Difendono le posizioni, per contro, il Plr, che risulta essere il primo partito in otto Comuni (a cominciare da Chiasso e Mendrisio) e il Centro. Ambedue, pur compiendo dei passi indietro in diversi paesi, sono riusciti a tenersi stretti tre granconsiglieri ciascuno. I liberali radicali, che si rinnovano per i due terzi, rieleggono Matteo Quadranti e vedono l'ingresso di Andrea Rigamonti e Gabriele Ponti; il Centro riconferma Giorgio Fonio e Maurizio Agustoni e registra l'arrivo di Gianluca Padlina.
Una nota a margine (ma non troppo): si restringe la rappresentanza femminile.
A questo giro elettorale Giorgio Fonio (Centro) rischia di avere le vertigini. Determinato a riprendersi il suo seggio in Gran Consiglio, secondo dietro il consigliere di Stato (rieletto) Raffaele De Rosa nella cinquina in corsa per il governo, Fonio è stato plebiscitato con 38'679 voti personali. Gli elettori lo hanno issato sul podio dei più votati del cantone. Per i preferenziali Fonio, un momò, è il più votato in assoluto. Un risultato brillante per un politico molto legato al territorio, consigliere comunale a Chiasso e sindacalista Ocst (è segretario regionale nel Mendrisiotto). Che effetto fa l'altitudine?, gli chiediamo a botta calda. «È una grande emozione – ci risponde sull'onda dell'entusiasmo –, anche per la fiducia che le persone hanno riposto in me. Quindi è anche una responsabilità. Significa che è stato riconosciuto un modo di fare e di lavorare. Non posso che essere riconoscente e grato verso chi mi ha sostenuto». Questa rielezione la motiva, quindi, ancora di più a perorare le cause del Mendrisiotto? «Continuerò a occuparmi delle tematiche regionali e di quelle sociali che mi stanno a cuore e coinvolgono pure il nostro Distretto. Tematiche che sin qui ho sempre difeso con forza. Diciamo che il riscontro ottenuto mi dà un pieno di energia in più».
Guardiamo ora più da vicino i dati del suo partito. In ottica locale, i numeri nell'elezione del Consiglio di Stato hanno premiato il Centro, mentre le percentuali per il Gran consiglio, un po‘ meno favorevoli, gli hanno comunque permesso di tenere (conservando i tre seggi momò), avanzando a Chiasso ma perdendo posizioni a Mendrisio, dove ha già ceduto il sindacato al Plr. «Nella sua globalità – commenta il deputato – il risultato ci sta comunque ripagando e confermando un lavoro di più anni in cui si è speso tutto il partito. L'esserci avvicinati a temi che hanno coinvolto la popolazione, con iniziative e proposte, sembra aver raccolto il consenso. Ma uno degli elementi centrali credo sia essere riusciti a parlare al cuore dei cittadini, e non in politichese ma con un linguaggio più diretto, che è stato apprezzato. Di fatto, siamo riusciti a invertire una tendenza».
Non era una sfida facile quella che attendeva il Distretto Plr del Mendrisiotto. Senza Sebastiano Gaffuri (che non ha sollecitato un nuovo mandato) e Natalia Ferrara (trasferitasi a Lugano), il solo Matteo Quadranti ha fatto da trascinatore alla lista. L'obiettivo è stato centrato: ad accompagnare Quadranti a Bellinzona (30'566 voti personali) ci saranno infatti Gabriele Ponti (28'069) e Andrea Rigamonti (30'890). «Sono particolarmente soddisfatto del risultato ottenuto nel mio Distretto, l'unico dove faccio politica da 10 anni – commenta Rigamonti –. Un risultato sintomo dell'apprezzamento per il mio impegno come vicesindaco di Vacallo e presidente della Commissione regionale dei trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio».
Quella appena terminata, per Rigamonti è stata la prima campagna elettorale a livello cantonale (che lo ha visto impegnato anche per il Consiglio di Stato). Una campagna svolta senza social network. «Dovevo evidentemente farmi conoscere e ho cercato di mantenere una certa coerenza – ammette –. I social possono essere molto importati, ma ho preferito essere coerente e andare avanti per la mia strada».
Alla fine il Ps ha contenuto le perdite, lasciando sul terreno elettorale un solo seggio in Gran Consiglio. Il punto è che quell'unico posto in meno è momò. Ivo Durisch (25'121), riconfermato appieno, non avrà più infatti un compagno di banco, dopo l'uscita dalla scena politica cantonale di Anna Biscossa. Sin d'ora, però, confida nel sostegno di Nara Valsangiacomo (12'542), neoeletta nei Verdi, già alleata (fuori dal Palazzo) di tante battaglie ambientali. Pure la giovane deputata, del resto, è rimasta da sola a dare voce al suo gruppo (gli uscenti del Mendrisiotto, Claudia Crivelli Barella e Andrea Stephani, che non si sono ripresentati, erano due). E pure in questo caso a pagare pegno alla posizione persa dai Verdi è la regione più a sud, dove le urgenze tematiche non mancano di certo.
Il primo commento di Durisch vale un auspicio: «Spero – ci dice –, che con la compagine attuale si possa lavorare bene sulle problematiche del Mendrisiotto e a vantaggio della regione». Quali sono i problemi? È presto detto. «Innanzitutto, il territorio – ricorda Durisch –, ma anche il salario minimo, che va alzato rispetto a quello odierno. D'altro canto, garantendo posti di lavoro adeguati nel Distretto, si avrà anche meno traffico, dunque meno trasferimenti verso il Luganese».
L'indebolimento dell'area rosso verde, proprio qui nel Mendrisiotto, avrà un effetto sui nodi politici locali? «Spiace ritrovarci con due gran consiglieri in meno, ma non credo che questa situazione inciderà sui dossier regionali – annota Durisch –. Nel passato recente le battaglie importanti hanno visto mobilitarsi tutta la deputazione momò. E mi riferisco, ad esempio, ai letti a minor intensità a favore dell’ospedale regionale della Beata Vergine di Mendrisio o al comparto di Valera. Una intesa che non si è trovata sul progetto PoLuMe – il potenziamento dell'autostrada tra Lugano e Mendrisio, ndr –: peccato. Vedremo come andrà su altri temi, come la mobilità aziendale: da ripensare».
Nara Valsangiacomo, da parte sua, ha sentito un grande sostegno nella regione. E questo è un buon viatico. «La svolta verde – sottolinea – è avvenuta soprattutto qui, dove si avvertono i problemi e dove si è visto dove orientarsi. Inoltre, il nostro gruppo ha registrato un esito positivo in particolare per le donne e i giovani». Un dato di fatto che la neo deputa legge come una voglia di rinnovamento. Certo, riconosce, andranno fatte delle riflessioni sull'andamento di queste elezioni che, in ogni caso, tiene a ribadire, non hanno penalizzato sollo l'area rosso verde.
I risultati parlano chiaro. Nel Mendrisiotto la Lega dei ticinesi ha perso sia in punti percentuali che in candidati. Saranno solo due – Daniele Caverzasio di Mendrisio (27'355 voti personali, il secondo più votato della lista) e Stefano Tonini di Chiasso (21'439) – a rappresentare il Mendrisiotto in parlamento. «Di fronte a una debacle del genere, occorre raccogliere i cocci, capire da che parte è arrivato il pugno e capire come rialzarci in piedi – è il commento a caldo di Daniele Caverzasio –. Una riflessione andrà fatta: fare opposizione forse rende di più, ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo due Consiglieri di Stato». Quali errori sono stati commessi in questa tornata elettorale? «È difficile da capire visto che hanno perso tutti quanti e il frazionamento è stato più marcato – continua –. L'Udc fa più opposizione rispetto a noi, ma non ha un rappresentante in Consiglio di Stato e questo è il limite della lista unica».
A Mendrisio la Lega ha avuto un calo di 5 punti percentuali, mentre l'Udc ha quasi raddoppiato i suoi voti di lista. Come se lo spiega? «In CdS siamo risultati essere il primo partito, mentre oggi siamo usciti così... In un'elezione del legislativo le dinamiche sono diverse e questo trend è stato registrato da nord a sud. Andranno fatte delle riflessioni – conclude Caverzasio –. Dovremo parlarci per capire come dovremo muoverci da Lugano e come posizionarci».
Passando a Chiasso, il morale di Stefano Tonini è diviso a metà. Da una parte «il sospiro di sollievo per il risultato personale per cui non posso che ringraziare per il sostegno e la fiducia che mi è stata dimostrata per il lavoro di questi quattro anni». Dall'altra Tonini si definisce «molto deluso per il risultato globale della Lega. Dobbiamo assolutamente capire cosa abbiamo sbagliato e come risollevarci».
L'Udc ha segnato un balzo avanti sia a Chiasso che a Mendrisio. Per il Distretto il volto nuovo di questa elezione è quello dell'ex procuratore pubblico Pierluigi Pasi (13'480 voti personali). Il vice presidente cantonale dell'Udc, nonché presidente della sezione di Mendrisio, si dice «molto soddisfatto per il risultato complessivo. Siamo stati fino all'ultimo col fiato sospeso per un terzo seggio in più, quello che sarebbe stata la ciliegina sulla torta». Non mi resta che «ringraziare l'elettorato per la mia elezione: sono contento, ma lo sono ancora di più per il risultato che ha fatto il Distretto e soprattutto per la città di Mendrisio dove abbiamo praticamente raddoppiato». Un risultato «molto importante – sottolinea Pasi – non solo dovuto a chi parla, ma è un lavoro che è iniziato già con le ultime Federali e che ha dato i suoi frutti».
Restando a Mendrisio, come leggere il tonfo della Lega e il raddoppio dell'Udc? «Ognuno fa i conti in casa propria. Già ieri, in occasione dei risultati per il Consiglio di Stato, ho avuto modo di dire che la vera lettura l'avremmo avuta leggendo i risultati del parlamento. Se la sua domanda si riferisce alla lista congiunta, non abbiamo nulla da recriminare: abbiamo preso un impegno e l'abbiamo portato a termine fino in fondo con molta serietà e in quel senso l'accordo è senz'altro stato foriero di risultato nella misura in cui il risultato di area è stato mantenuto».
Pensando alle Comunali del prossimo anno si aprono nuovi scenari? «Come in passato, a livello cantonale ogni sezione avrà la libertà di decidere o meno l'unione della lista con altri partiti. Per la Città di Mendrisio faremo le nostre valutazioni – conclude Pasi –. Guardiamo con molta preoccupazione quanto accadendo, con una compagine municipale che non ci sembra rispondere alle necessità della Città e che fa una politica che noi abbiamo anche contestato apertamente. Per l'aumento del moltiplicatore riteniamo che il Municipio non abbia fatto l'esercizio che tutti i contribuenti si attendevano, ossia quello di cercare di contenere l'aumento delle spese».