Diverse le variabili possibili per la composizione della compagine municipale dopo il 14 aprile prossimo
Le sedie attorno al tavolo del Municipio di Mendrisio sono sempre sette, ma le ambizioni il 14 aprile saranno ben di più. Un classico. Ma a questa tornata elettorale in Città c’è decisamente qualcosa di diverso. Mai come questa volta a tenere banco sono più le incertezze che le certezze. Tante le incognite disseminate sul cammino che porta alle urne, svariate le variabili possibili nella combinazione della compagine che governerà il Comune il prossimo quadriennio. Non è affatto scontato, infatti, che a occupare lo scranno si ritroveranno ancora 3 rappresentanti del Plr, 2 del Centro (e Verdi liberali), 1 dell’AlternativA e 1 dell’area di destra (ma poi quale lato dell’area?). E per fare delle previsioni, ora come ora, servirebbero doti da profeta.
Le carte in tavola potrebbero cambiare, letteralmente. E se è un dato di fatto che nel rinnovo dei poteri comunali a fare la differenza possono essere più i candidati che i partiti, è altresì vero che quello che attende le forze politiche è un duplice test. Non saranno, in effetti, solo chiamate a confermare le posizioni, ma altresì a misurare la loro capacità nel conquistare gli elettori. E questo sfidando la disaffezione della cittadinanza – nel 2021 la partecipazione si era assestata sul 63,27%, in calo rispetto al 2016 di quasi 2 punti (era al 65,19%) – e al contempo l’avanzata del ‘partito’ delle schede senza intestazione, passato dal 16% del 2016 al 19% del 2021. Tanto da attestarsi come la terza forza, dietro Plr e l’allora Ppd. Non si può trascurare, poi, che quella che Mendrisio si sta per lasciare alle spalle è una legislatura corta e non solo cruciale – per le finanze, la pianificazione, le strategie –, ma anche ricca di colpi di scena.
A memoria, mai nella storia comunale recente si era prima sospeso poi esautorato un municipale. Una decisione, quella presa, che non solo ha gettato un’ombra sull’ex capodicastero Aim (Massimo Cerutti), a detta soprattutto del partito che oggi lo candida, l’Udc, ma ha segnato pure la campagna elettorale, mettendo una seria ipoteca sulla collegialità futura. L’istanza depositata dai democentristi per ‘desecretare’ il dossier sulla gestione delle Aziende non ha certo aiutato a distendere gli animi, alimentando le preoccupazioni di una parte della politica. C’è chi si domanda, infatti, come sarà possibile far sopravvivere l’equilibrio raggiunto, tutto sommato, negli ultimi tre anni. Tutto dipenderà dalle persone che verranno elette, ha fatto capire su queste colonne il sindaco Samuele Cavadini. Qui sta il punto: alla fine sarà l’elettorato a scegliere e saranno i numeri a decidere.
Ciò che è certo è che per centrare i tre seggi (sindacato incluso) il Plr dovrà bissare i suoi oltre 30mila voti di lista (con quasi il 36%) del 2021 e Centro e Verdi liberali dovranno sfiorare i 22mila consensi (poco meno del 26%) per assicurarsi, di nuovo, due posti, a fare da traino per entrambi i gruppi i municipali uscenti. Anche l’AlternativA, alla ricerca di un o una erede dell’uscente Françoise Gehring, dovrà tenersi stretto il responso di tre anni or sono (il 17% con oltre 14mila voti). La strada si fa più tortuosa a destra dopo la rottura dell’alleanza storica tra Lega e Udc. Insieme nel 2021 avevano raggiunto il 18%, separati resta tutto da vedere. Sullo sfondo ci sono le tendenze di Cantonali e Federali, che hanno visto la Lega in calo – e oggi costretta a ritrovare la base che l’ha portata in Municipio – e l’Udc in crescita ma alla prova della politica della quotidianità, lontana dagli slogan facili, chiamata a capire se una base ce l’ha.
Chi resterà senza… sedia?