Commento

Una deturpazione da combattere

Passerella sul lago Maggiore? In nome di un turismo di massa dall'impatto pericoloso, si aggirano le norme giuridiche cantonali e si svende la nostra identità

11 dicembre 2018
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Come se non ci fossero sufficienti problemi da affrontare e risolvere per la salvaguardia del nostro territorio, e di quella sua componente essenziale che è il paesaggio, sorgono a volte iniziative estemporanee che la mettono in pericolo. Tra queste è certo da annoverare l’idea che vorrebbe collegare la sponda del Verbano ad Ascona con le isole di Brissago mediante un manufatto denominato ‘passerella’, in plastica riciclata, lungo 3,2 km, con annesse infrastrutture, per un investimento di circa 20 milioni. Fortunatamente, contro questa idea a dir poco stravagante, sono sorte voci autorevoli, a difesa dell’integrità del lago, tenendo in considerazione che, oltre alla deturpazione lacustre, ci sarebbe pure un notevole impatto negativo sulla regione circostante: già secondo i promotori, il traffico automobilistico aumenterebbe di molto, provocando la necessità di nuovi parcheggi (a carico dell’ente pubblico), per non tacere dell’inevitabile maggior inquinamento, con conseguenze facilmente immaginabili.

Opposizioni da più fronti

La prima delle opposizioni animate da ammirevole impegno civico è stata quella dell’architetto Cristiana Storelli, particolarmente qualificata in quanto esperta consulente in materia di politica urbana e paesaggio del Consiglio d’Europa, la quale ha giustamente sottolineato, tra l’altro, l’assurdità di un manufatto che ‘taglia il lago per un lungo tratto a metà’. Vi è poi stata la fondamentale presa di posizione della Schweizer Heimatschutz, della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio e della Società ticinese per l’arte e la natura (Stan), il cui vicepresidente, architetto Benedetto Antonini, in un intervento sulla Regione del 12 ottobre, ha evidenziato che «con un simile progetto si deturperebbe uno dei più attraenti siti panoramici del Ticino»; un progetto «plateale goffo e invasivo» tale da «mercificare il paesaggio, ovvero il golfo di Ascona e le Isole di Brissago contro tutti i valori morali di questo cantone».

Significativa è pure l’opinione dei signori Paolo Buletti, Marzio Broggi e Guido Maspoli (Regione del 3 ottobre) che hanno evidenziato l’incongruenza della prevista passerella, poiché «un’isola è, per definizione, attorniata dall’acqua e simpaticamente irraggiungibile, l’isola è mistero, avventura, selvatichezza». E non, ovviamente, oggetto di una operazione tipicamente speculativa, visto che l’accesso alla passerella sarebbe forzatamente a pagamento. Un’opposizione molto opportuna è pure venuta dal mondo della politica, da parte della sezione di Locarno del Partito socialista la quale, in modo ben documentato, ha dimostrato come questa tipica espressione del turismo di massa sarebbe inconciliabile con la «cultura del turismo rispettoso della natura e del paesaggio».

Chiamatelo “sentiero” di plastica sul lago

Una smentita clamorosa di queste tesi protezionistiche è invece opera di chi è istituzionalmente deputato a difendere quei valori collettivi che meritano di essere salvaguardati da iniziative che ne pregiudicano la loro essenza, e cioè l’autorità cantonale. Infatti il Consiglio di Stato non ha trovato di meglio che avallare la prevista infrastruttura, con una interpretazione quantomeno discutibile delle norme giuridiche che regolano la presenza e l’uso dei sentieri turistici. Il governo cantonale, per poter dare il via libera alla passerella, ha modificato il Piano cantonale dei sentieri, assimilando questo manufatto artificiale e artificioso a un sentiero, per poterlo inserire nel complesso delle possibilità escursionistiche.

I commenti, a questo proposito, potrebbero sprecarsi: ci limitiamo ad affermare che l’inserimento di una costruzione di plastica galleggiante sul lago è un’operazione che appare assai sorprendente, per non dire che rasenta l’arbitrio: infatti non si può paragonarla a un sentiero, senza violarne la sua nozione stessa, che si rifà alla natura e a un suo funzionale inserimento. Il che non ha nulla a che vedere con un manufatto che oltretutto sfida le forze della natura, in particolare le correnti lacustri e i venti tipici del Verbano.

Il presidente del governo, per giustificare la decisione, ha invocato il fatto che la passerella è prevista per la durata di 5 anni, quindi ‘provvisoria’. Ora, a parte che nel nostro cantone, come in molte altre contrade – ‘il n’y a que le provisoire qui dure’ – la difesa del nostro territorio non può avvenire a fasi alterne, dimenticandola per un certo periodo, e consentendo violazioni a tempo determinato: si tratta di un valore che va sempre, in ogni tempo, con pertinacia e intransigenza, salvaguardato.

Una questione di “identità”

In conclusione, è auspicabile che accanto al lavoro professionale e giuridico che vorranno svolgere le associazioni ambientaliste, in difesa del lago e del nostro paesaggio si verifichi una convinta adesione della società civile, un’espressione della cittadinanza che dimostri il suo attaccamento al nostro territorio. È molto in voga, in questi anni, il concetto di identità, spesso usato in modo puramente strumentale, e per di più per sostenere opinioni che confinano con l’intolleranza e che esprimono volontà di isolamento. In contrasto con questa mentalità, è invece opportuno rifarsi a una vera e autentica identità, che non tolleri la presenza di elementi estranei in quelle che sono le nostre fondamentali caratteristiche: dando con ciò a questa nozione il suo giusto significato.